Febbraio, corto e maledetto, chi l’ha detto, probabilmente, pensava ad una strizzata di freddo. A me é simpatico Febbraio, lo vedo allegro e ridanciano e poi c’é il carnevale con le strisce, i coriandoli e le maschere.
Ricordo un lontano Febbraio sui Lungarni della mia Firenze, col sole tenue e tanti bambini mascherati, per lo più camuffati dai personaggi televisivi del momento, ma ricordo anche serate di carnevale al chiuso nei locali da ballo, dopo-cena, con i vestiti anziché delle maschere, alla moda dell’epoca; una serata fuori casa, tutta musica e ballo, con il permesso di un’ora più tardi, il giorno seguente, rispetto all’orario scolastico. Ripenso a tutti i miei abbigliamenti di quei carnevali, compresa la stanchezza e gli sbadigli abilmente nascosti il giorno dopo sui banchi di scuola.
Rammento una giacca rossa con i bottoni dorati, tipicamente primaverile, che in febbraio, nelle giornate di sole, anche se fredde e ventose, faceva sempre l’uscita con me, ed aveva un’importanza veramente minima se non era all’altezza della situazione e riparava a malapena, era un piccolo addio all’inverno e un incoraggiamento alla primavera. I ragazzi si sa, sono sempre gli stessi, non li ferma nessuno.
Osservo il mio acero giapponese che troneggia strimizzito davanti al cancello di casa, sembra morto, ma sotto il debole e freddo sole di febbraio sembra sussusarmi:
-“Abbi pazienza, aspettami, tra poco i miei rami si riempiranno di foglie rosso rubino, come piace tanto a te, la primavera esploderà, gli alberi, riprenderanno a vestirsi e i fiori riempiranno i campi.” –
Certo che ho pazienza, vale la pena di colmare l’occhio di questa bellezza che si rinnova ogni anno, fa parte di quelle magie, che danno energia alla vita e rallegrano l’anima, e tu febbraio, ci prepari a questa attesa; per me sei breve e mai maledetto, nemmeno col gran freddo, e neppure se oggi, alla nascita del giorno, hai dipinto un cielo di piombo, bagnando Firenze e tutt’intorno.
Del carnevale mi son rimaste frappe e castagnole e ricordi giovanili lontani…. anche io ho un acero giapponese nel mio giardino al lago e lo adoro….sei bravissima Sandra.
Elisa
Molto carina la tua storia. Ora Febbraio ha il suo perché!
Poesia ricavata da forti sensazoni vitali, Sandra sei vera! Il tuo apprezzare la vita è un insegnamento per noi altri. Kisssal…
Com’è fresco e genuino questo pezzo! un bel modo di ricordare la propria crescita attraverso feste, vestiti e abitudini. Tra l’altro, non sapevo fosso fiorentina anche tu!
…anch’io avevo una giacca con i bottoni dorati.
era blu, per la stagione intermedia, che una volta c’era.
e ricordo i miei vestiti di carnevale, che indossavo e mi facevano sentire proprio il personaggio che impersonavo in quel momento…
Grazie a tutti per esservi soffermati su febbraio.
Si, sono fiorentina e innamoratissima della mia città e di Dante.
Ciao. sandra
Adorabile Sandra, leggerti è sempre una gioia, un ristoro per la mente, infonde gioia e lascia tanta serenità. La tua prosa è fresca, ariosa, solare, avvincente, ricca di garbato humor. E poi il grande tuo trasparente amore per la natura, questo simpatico colloquio col tuo acero… E’ davvero superbo ed avvincente il modo di scrivere che ti ritrovi. Complimenti. Ciao.
Ignazio.
Veramente molto bello!
Grazia