La noia è uno zoom impietoso sull’epidermide del foglio.
Ad ogni istante si dilata e cresce come i pori della carta pergamenata del mio diario.
Da quelli neri in alto dove si erge la linea occulta della Luna a quelli rossi e spessi in basso, che smistano l’inchiostro mestruo ed ibrido del mio precetto.
Lo spazio centrale è lasciato alla Passione del tempo.
Viverlo e scriverci ogni volta è una ricompensa assoluta.

Tutto è sottomesso allo svolgimento che illumina la pagina con Luce estrema infrasensibile e rende visibile il rilievo singolare di un ambiente, un volto e una storia.

L’evoluzione erotica del corpo femminile sulla scena pubblica non coincide mai con la trama avvincente di un vecchio gioco che ci ha sedotto da bambini…

…“Sarai una ragazza bellissima” la coccolava Aldo, il miglior amico di suo padre.
Elena sapeva d’essere carina; la bambina più bella in un collegio vuoto di giocattoli.
Di Lui l’aveva colpita lo sfolgorio dei denti e la fossetta disegnata tra le guance, quando compariva a passo accelerato in fondo al corridoio con un nuovo balocco in regalo.

“Ma devi smetterla di comportarti come un maschiaccio” ripeteva ad ogni visita domenicale” che donna diventerai con queste sbucciature alle ginocchia e la stanzetta piena di matite, pastelli e cerbottane?”.
Lui l’aveva seguita sin dalla prima infanzia, quando si era ammalata ed aveva perso l’affetto della madre.
Era ovunque presente tanto da sostituire la figura del padre sempre in viaggio per lavoro.

“Le bambole non le voglio, dai, facciamo il nostro gioco!”.
Lei era innamorata solo di quello.

“Dire Fare Baciare Lettera Testamento”.

Aveva lingua, modi e moti per stravincere immancabilmente.
Per Testamento lo faceva girare sulla schiena e domandava: “Quanti ne vuoi di questi?”
“Tre” rispondeva Lui.
“Come penitenza tornerai da me le prossime tre domeniche”.

Passarono settimane, mesi, anni ed Elena rimaneva ad aspettarlo per stracciarlo d’ogni astuzia ed inventiva.
Ma le crisi d’affezione divennero sempre più frequenti e qualche volta dovevano rinunciare al divertimento.
Lei rimaneva paralizzata dal male.
Quando l’assalivano le crisi urlava: “Basta! Non voglio più andare avanti così!”.
Lui era sempre accanto: “No! Tu puoi farcela!”.

Aldo si mostrava tenero, sbarazzino; serenamente appagato per ogni destino.

Al compimento della maggiore età le aveva trovato un monolocale nel Centro e un piccolo impiego da svolgere a domicilio, per favorire una minima distrazione.

Non la lasciava mai sola; negli spostamenti, nelle degenze, nelle brevi e sofferte passeggiate.
Era diventato come la sua seconda pelle.
L’accompagnava ovunque sapendo di aver diritto a rari e brevi abbracci quando perdeva; felice di pagare pegno.
Non aveva nemmeno mai osato baciarla sul serio, perché lo faceva Lei, continuando a stravincere il loro gioco.

Oramai Elena è divenuta una donna, una di quelle femmine affascinanti che attraggono irresistibilmente tutti gli uomini.
Si muove con occhi verdissimi e grandi, d’intensa espressione.
Ha sempre un sorriso in bocca per ogni persona che la sfiora di passaggio o all’infinito.

Chiunque fatalmente si avvicina, sogna di crogiolarsi tra i suoi seni diritti e delicati.
Il successo dell’attrazione sensuale viene dalla translucidità del suo culo perfetto e dalla perfezione idolatrata dello sguardo fiero e combattivo.
Come una maiko giapponese, aspetta ancora il soave trionfo che dovrà venire.
Attende d’esser crocifissa nel suo personale Testamento di fuoco.

La sua casa è molto piccola e modesta, ma ben curata.
Il reparto notte ha un letto matrimoniale con coperta in piuma d’oca ungherese e la vista sui Giardini.
Lì sta per compiersi il suo Viaggio.

Il letto da cui si alza ogni mattino non è mai disfatto.
Nel materasso enorme dorme sul bordo estremo ed il peso lieve non lascia traccia.
La testa è così leggera da non lasciare impronta sul guanciale.
Le lenzuola al mattino rimangono appena spiegate; hanno appena sposato la sua forma.

Lei è così discreta, esile come un filo di seta francese e non si lascia spezzare.
Il suo corpo manifesta soltanto qualche spasmo prima di partire.
Il preludio del piacere di un nuovo giorno.

In un’oasi circondata di liquido pianto, di sentieri letargici di sensibilità sommerse; nel rischioso dettaglio dell’ovale mesto oggi appare inquieta ed afflitta.
La sua espressione è così triste da esser ovunque rispecchiata e prostrata come apatica e docile ancella vestita di tormenti.
L’umidità fresca ed odorosa della Luce, l’intensità ultravioletta e persistente sotto gli occhi infrarossi dell’arcano dolore.

Con Aldo non ha mai avuto paura; Lui ha passato tutto il tempo ad avvolgerla, raccoglierla e proteggerla.
Ma il male non è retrattile e la sfida di ogni perversa provocazione.

Non vuole essere minata e stavolta il suo volto rimane girato, sul cuscino.
L’aspettativa del disfacimento.

Sa che le resta questa stanza da vivere, come un luogo ristretto dove passano progetti eterocliti e ricreazioni costanti.
Tutti Sentimenti senza futuro, perché il domani le rimane incerto.

“Che guerriera sarai se ti arrendi?” sta gridando Aldo battendo i pugni sulla finestra “Alzati ed aprimi la porta!”.

La loro filastrocca da bambini.
Una lotta solidale e scabrosa con i sensi che finiscono per rispondersi.
In una stanza immersa di sonno un chiavistello aperto comporta il cambiamento; come nella visione di un duello all’ombra, quando i corpi si scrutano in uno spazio amorevole che nessuno osa svelare.
Le regole sono stravolte.

Una situazione originale; il più difficile sarà arrivare in fondo.
In un dibattito mistico attraverso le generazioni, la fisica, la medicina, la poetica.
“Elena resisti!”.

Aprirgli la porta, sciogliere i capelli, rimirarsi allo specchio.
I riti sconosciuti.

Lui è entrato di soppiatto ed ho scostato la coperta, mosso il lenzuolo.
Niente sangue sotto.
Con un gesto risoluto le toglie gli slip e la camicia.
Questa volta giocherà a modo suo.

Entra nel bagno e fa correre l’acqua nella vasca.
Lei si accomoda dentro.
Lui prende la doccia e dirige il getto verso il suo niveo ventre.
I vapori salgono e confondono gli occhi umidi di pianto.
Afferra il sapone rotondo e comincia ad insaponarle la schiena.
Scivola in ampiezza lungo le braccia, i fianchi, le cosce, nell’incavo delle ginocchia.
Le mani salgono e scendono dolcemente, parte per parte, per ancorarla stretta.

Lei comprende che stavolta dovrà smarrirsi.
Lo penetra negli occhi; le sue labbra superiori sono carnee e cosparse di rughe sottili.
Quelle che non hanno mai conosciuto il suo bacio.
Le articolazioni robuste, il collo poderoso.
Il modo in cui è inginocchiato e si rivolge a Lei con i globuli immersi dietro un sipario di ciglia mobili.
Uno sguardo che osserva, che tocca, lenisce i dolori di questa bimba diventata donna, di colpo.

Le massaggia i fianchi per salire sui seni appena abbozzati.
Sta entrando nella sua pelle, dentro di Lei per nasconderla da se stessa.
Adorarla.
Salvarla.

Le prende il viso tra le mani senza lasciare nessuna possibilità di decidere e le accarezza la nuca, aggrovigliando dolcemente alcune ciocche tra le mani.

Poi la solleva gocciolante dalla vasca per deporla sopra una tavolo.
Lui si lascia stringere, abbrancare con le unghie nella carne in una sfida impari senza nessun avversario.

Elena si aggrappa a lui, il bacino contro il suo sesso.
Lo fa incurvare su di se.
Pigiata sul groviglio del torace trova l’abbondanza di un membro desto che si spinge oltre i tramati boscosi a cercare una perla insolente.
Senza alcuna violenza.
La sente rantolare con spasimi flebili e discreti, scartati da un corpo piccolo e delicato.
Apre la bocca e fa scorrere la lingua in un regno d’ordine, di pulizia.
Odore di sesso pulito e di sicurezza.

Uno strano singulto nasce e poi muore.

Lei sa che l’Amore è nella testa; l’allunaggio al punto eccentrico di ogni emozione.
Vedere che Lui assorbe come abitante legittimo della Storia, in una situazione che ha dello stupro impossibile nella competizione amorosa.
Rinnovare nello spazio di una Notte i piccoli divertimenti, i conciliaboli segreti.

La vera gioia è per Lui sacrificare una partita intera per una sola volta; rinunciare a tutto per una creatura speciale.
Niente progetti, nulla è per sempre.

Il loro Bene, l’ultimo Bene, sono la ricerca di ciò che può essere trovato.
Solo l’Amore vale ogni sforzo.
Qualcosa per cui valga la pena di Morire e la gioia di Vivere.

La persona amata è quella il cui viso si avvicina all’infinito.
Palpabile nei tratti più distinti dove l’emozione sprofonda nella contemplazione dei segni puri.
Dire Fare Baciare

Difficile scrivere ora quello che si sente.
Potrà essere una risposta o un eco.
Non importa.

La Lettera è qui, in un mondo infettivo di troppi ritocchi.
Il loro gioco.
Produrre i grafici piu’ riusciti di una Passione.
La sola ed unica via d’uscita.

Non è più freddo e non c’è modo di avere paura.
Tutte le porte verso il mondo esterno si chiudono.
Questo è il Testamento.

Lei sa che non uscirà da lì,
se non con la sua seconda pelle…

Greta Rossogeranio

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