L’uomo sta scrivendo l’ennesima relazione di lavoro al computer. Isolato nel suo mondo.
“Papà, arrivi?” esclama il bimbo impaziente.
“Un attimo e sono da te”
“È la quinta volta che mi rispondi così. Vieni o no a giocare in cameretta?!”
L’uomo ignora la richiesta e continua a digitare sulla tastiera a ritmo indiavolato.
“Papà…” la voce del bimbo si fa più flebile, impalpabile e lontana.
“Ci sono, sto arrivando. Ancora qualche attimo e…”
“Un attimo è passato e non torna più” esclama la voce di un ragazzo.
“Chi ha parlato?” chiede l’uomo, contraendo il respiro e sobbalzando sulla sedia.
Silenzio. Chiama il bimbo per nome. Tre volte. Nessuna risposta.
Si alza, si guarda intorno e nota che la casa non sembra più essere la stessa.
Fuori dal suo studio scorge un lungo corridoio, buio e freddo. Resta impietrito.
Lo specchio a lato della scrivania riflette il suo volto invecchiato, rugoso e segnato dagli anni. Deglutisce. Lo stomaco gli si stringe e un nodo gli attanaglia la gola. Gli occhi si gonfiano. Li chiude. La sua coscienza gli dice che il tempo non ci può restituire ciò che è perduto. Mentre si pente di non aver sempre ascoltato e accolto le richieste di suo figlio, sente una manina calda stringere la sua. Si lascia guidare. Riapre gli occhi e si ritrova con il suo bimbo nella cameretta riordinata e con un puzzle sparpagliato sul tappeto, ancora da comporre. Sospira. Lo abbraccia forte, prima di sdraiarsi a giocare con lui.
Squilla il telefono. Silenzio. Si guardano negli occhi. “Papà non rispondi?”
Lascialo suonare. Sono qui con te e per te. Noi due. Insieme. Ed è la cosa più importante.
Un racconto che fa riflettere sui rapporti umani. Quello che abbiamo perso strada facendo sarà ben difficile ritrovarlo. Possiamo però imparare a mettere al primo posto i rapporti umani con le persone a noi care e anche se il lavoro è l’elemento principale che dà ad ognuno di noi la dignità per vivere la vita, ricordiamoci che i sentimenti sono sempre primi.
Un saluto.
Sandra