E ancora oggi mi sveglio madida di sudore a causa di quell’incubo che non riesco a dimenticare. Che non potrò mai cancellare. Che, dopo sette anni, ancora mi perseguita. Era una giornata di dicembre, come questa. Le feste di Natale si avvicinavano e gli studenti occupavano le scuole per strappare ai professori qualche giorno di vacanza in più. Ed era bello andare a scuola anche solo per fare quattro chiacchiere con gli amici, giocare a carte o fumarsi una sigaretta in aula. Così si andava concludendo anche quella mattinata. Dopo la consueta partita a briscola ci si stava annoiando. Si voleva fare qualcosa di più, mentre io volevo solo andare a casa. Aspettarono che mi caricassi sulle spalle la mia cartella nera e viola dell’invicta per trascinarmi nel peggiore degli incubi. In due mi bloccarono e mi presero per le braccia. Inizialmente mi misi a ridere, però stringevano e mi facevano male. Poi arrivò lui e capì che non si trattava di uno scherzo. Urlando, mi buttai a terra per sfuggire al loro gioco. A nulla servì la mia resistenza. Fui trascinata per i polsi lungo tutto il corridoio. Scalciavo e gridavo sperando di arrestare la loro avanzata. Inutilmente. Mi portarono in un bagno di servizio, di quelli lontani dalle classi e che non usa mai nessuno. Se chiudo gli occhi, posso ancora sentire il tanfo di fogna mischiato a quello della candeggina. Mi spinsero dentro, caddi sul pavimento giallognolo. Lui era lì. Mi stava aspettando. La sua schiena era piegata, le mani si allungavano verso di me. Mi rialzai e andai verso la porta. Cercai più volte di aprirla, ma l’avevano chiusa a chiave. Tremante, la presi a pugni. La mia voce si affievoliva sempre di più, come la speranza che qualcuno mi aiutasse. Piansi. Avevo così paura… Poi il buio mi avvolse. Nella mia testa rimbombavano solo le risate dei ragazzi che stavano bloccando la porta e il pianto di una ragazza che cercava di liberarmi. Nei miei occhi erano impressi solo i suoi, così belli e cattivi, e il suo ghigno malizioso. Avevo solo sedici anni…

 

8 commenti su “Avevo solo sedici anni…”
  1. Ciao, non si capisce bene. Il già breve racconto è anche incompiuto e lascia il lettore indeciso se pensare ad uno scherzo o ad un abuso o chissà altro. Comunque sia, manca il nocciolo della storia. Saluti…

  2. Ma che degne persone! e quanta bella forza! Spero per te, che tu possa dimenticare col tempo e comprendere e perdonare le miserie umane, auspico a loro incubi notturni e scheletri negli armadi sempre pronti a far loro compagnia, e che la vergogna per un atto così perfido sia loro vicina fino alla fine della partita.
    Un abbraccio. sandra

  3. Sei andata su un terreno minato, non é facile descrivere un abuso, vissuto o non. Chi vive un´esperienza del genere non riesce a raccontarla con luciditá, tende ad omettere particolari dolorosi a discapito del racconto; chi non lo ha provato sulla pelle difficilmente riesce a calarsi in un dolore come quello, bisognerebbe avere una testimonianza diretta, e credetemi, anche in questo caso ci vuole una forza di stomaco non indifferente. Io conservo in un cassetto la storia di una mia amica, ed é talmente cruda che ogni volta che la rileggo mi viene da vomitare. Scusami per lo sfogo, ma credo come Laerte che manchi il nocciolo. Ciao. Tilly

  4. Come le Urla di un Angelo le sue si dispersero in quella stanza…. che divenne la prigione della sua innocenza…. vittime…. peccatori…. spettetori, siamo solo un protagonisti di eventi.
    Complimenti….

  5. Mi spiace dei commenti che hai ricevuto, mi spiace che nessuno abbia capito che non è necessario raccontare il particolare per sfiorare la tua anima ferita, mi spiace che si vada sempre alla ricerca del “sensazionale”, della notizia ancora più forte, mi spiace che solo il silenzio rispettoso di un dolore e della tua interiorità non ti abbia avvolto in un tenero abbraccio in cui, anche solo per un momento, tu ti possa sentire finalmente protetta e al sicuro da chi ti ha rubato te stessa.
    Non conta molto ma io ho fatto mia la tua storia, quei puntini li potrei riempire ma non cambierebbe molto perché ciò che resta è il sentire in sé vibrare l’esistenza di una persona che la vita ha messo a dura prova ma che vivrà in ogni gesto che farà per se stessa, per la sua vita, per la sua rinascita e in ogni gesto che incontrerà mani che l’accolgono e cuori che ameranno anche i suoi momenti bui in cui i ricordi domineranno ma che il riscatto di una vita intera renderà solo una parentesi nella bellezza del tuo essere.
    Grazie della tua storia, del tuo coraggio, della tua trasparenza…non mollare mai ora tu hai una sensibilità, una profondità tale che nessuna ricchezza al mondo potrà comprare. Ce la farai, ne sono sicura e in quel giorno saremo in due a gioire.

    Ale

  6. Mi rivedo nelle tue parole…
    anche se breve come racconto…
    le semplici parole, mi hanno portata ad una chiara immagine…
    come rivivere, anche se non mio, l’accaduto come un ricordo.

    Ho già letto qualcosa di tuo… e devo dire che sai attirare ben la mia attenzione sulle tue parole…
    hai mai scritto un libro?

  7. Ti ringrazio!!! >.< Che imbarazzo…

    Al momento sono impegnata in due romanzi: uno fantasy e uno d’amore… Una volta conclusi, mi piacerebbe sottoporli ad una casa editrice ma, essendo un’autodidatta, non ho molta fiducia in me… Come mai questa domanda?

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