01/1/1900
Scrivo queste righe con la sola compagnia della debole luce di una candela, guardando la neve fuori dalla finestra che imbianca i tetti a punta delle piccole case di legno della cittadina di Shillival, nella contea di Stormwall. Non sono mai stato un sognatore e ben che meno un indagatore del mondo onirico, ma questa notte, forse la più significativa che io abbia mai vissuto, ha scelto di farmi dono di una visione o, come sarebbe più opportuno definirlo, un monito riguardante avvenimenti futuri. Nelle ultime settimane ho avvertito per le strade della città grande fervore per ciò che di lì a poco sarebbe accaduto, seppur io sia sempre stato restio, dopo la morte della mia amata Lisa, ad uscire di casa e a conversare con la gente. L’emozione per l’inizio del nuovo secolo era palpabile ma, tra le mille speranze, albergava nella gente il seme della diffidenza e dell’inquietudine, seppur il tutto non fosse esplicitamente palesato. Non so bene come definire lo strano e malsano livello di agitazione che andava fermentando a Shillival. Io stesso infatti, nonostante sia sempre stato un uomo razionale, mi trovavo ad essere suggestionato da simili assurdità, o almeno così le reputavo prima di quel sogno. Sopraggiunta la notte, la cittadina è caduta nel più totale silenzio ed io, dalla finestra della piccola mansarda in cui vivo, osservavo le luci delle abitazioni intorno a me spegnersi una dopo l’altra, facendo cadere la valle in cui esse si trovavano in una primordiale e fitta oscurità. Mi sono addormentato poco dopo, cadendo in un sonno profondo, che nulla aveva però a che fare con la stanchezza accumulata durante il giorno. Tengo tuttavia a precisare che ciò che sto per scrivere, per quanto assurdo possa sembrare, non è frutto di una mente disturbata, ma di un banale sogno e perciò deve essere semplicemente considerato come tale.
Mi trovavo alla deriva, fluttuando nel cosmo infinito, rischiarato dalla flebile e lontana luce di miliardi di stelle. Il terrore e la disperazione attanagliavano il mio cuore, non tanto per la surreale situazione in cui mi trovavo, ma per i terribili segreti che quell’immensità avrebbe potuto nascondere, celando a noi comuni uomini ciò che forse non saremo mai destinati a scoprire. Fu quando l’assurdità di ciò che stava accadendo raggiunse il suo apice che finalmente ebbi la rivelazione: una terribile ed immutabile visione di ciò che il mondo sarà. Ho visto la sofferenza di milioni di persone, di uomini mandati a morire per folli brame di conquista. Ho visto massacri perpetrati dalla sadica indole umana, la quale ahimè, non cambierà mai, benché meno con l’avvento del progresso. Ho assistito alla nascita del nuovo schiavismo e, dalle ceneri della realtà che ho lasciato poco prima del mio delirante viaggio onirico, ho visto ergersi una nuova e terribile società, fatta di apparenze e subdoli inganni. Ciò che ho visto è stata la lama del carnefice, tinta del sangue degli innocenti ed agitata dalla nostra assurda indifferenza. Correndo tra grandi zolle di terra smossa, trincee e filo spinato, ho visto uomini massacrarsi a vicenda, diventando sempre più simili a delle bestie. Un giovane soldato, intossicato dal gas, con metà busto infilato nel fango e la faccia ricoperta da schegge metalliche, implorava il mio aiuto gridando e piangendo. Delle grandi nuvole di fumo segnavano la scomparsa di due intere città e, poco lontano nel tempo, gli uomini iniziavano ad essere divisi, come animali, da alti muri e filo spinato.
Destatomi dal sogno, la mia prima preoccupazione è stata quella di scrivere queste righe, per testimoniare ciò che dagli altri verrebbe considerato un maniacale delirio. Nonostante ciò, non posso far altro che continuare a ripetere a me stesso, senza ottenere alcuna risposta: sarà realmente questo il nostro nuovo secolo? Ciò che turba ancor di più la mia psiche, è la consapevolezza che tutto ciò, come in un cosmico ed infinito ciclo, accadrà di nuovo anche in un prossimo e lontano futuro. La mia povera mente vacilla al solo pensiero di tutto ciò che potrebbe accadere. Nel frattempo, tra mille folli preoccupazioni, i raggi di un nuovo e tetro sole fanno forzatamente breccia tra le imposte della mia umile stanza, portando me stesso al limite della sanità mentale.