Come punta di spillo
trafigge
Non s’ode
lamento, nè grida
Tutt’intorno
rimane perfetto
Nessun eco
rimbomba nell’aria
Solo il cor
dello strazio
è presente
e grondante
di lacrime amare
S’accarezza ferite
remote
che riaffiorano
uguali e diverse
E le rughe del viso
al confronto
sono soffi di vento
leggero
Perchè i segni
che il dolor lascia
dentro,
come oceani di acque
profonde
Alla luce del sol
son nascosti
ma nel petto
li senti bruciare.
le ferite del cuore non si vedono e sanguinano solo per noi…
Straziante e bella.
Ciao. Sandra
Molto bella e profonda.
Tilly
Bellissima, è vero le ferite che non si vedono fanno piu’ male, e a volte sono incurabili.
Grazia
Ma nel petto li senti bruciare
e sono un tormento che non puoi gridare
perchè non c’è cura che possa lenire
ferite lontane che non posson guarire.
Bravissima Elisa hai descritto ciò che in tanti proviamo nella vita, in maniera decisa ma in punta di………….. penna.
Complimenti.
Ciao. QS-TANZ.
alla luce del sole non le puoi vedere ne’ le puoi sentire, le ferite più profonde sono quelle che non hanno voce, quelle che nel silenzio dell’anima ti straziano, quelle che nella solitudine ti tolgono il respiro e la lucidità. ciao
Acuta eco, acuta poesia che lascia i segni di un lacerante passaggio, è pieno, è irto di aghi, come attesta la scelta stessa delle parole.