E’ mattina presto.
Mi sveglio tra lenzuola pulite e calde protetta da un piumone morbido. Intorno la stanza d’albergo accogliente e dalla finestra la neve.
Una settimana di vacanza tra le Alpi, vette imponenti coperte di bianco.
Ogni giorno una favola.
Esco e l’aria gelata mi avvolge insieme all’azzurro del cielo, sci da fondo ai piedi, bastoncini tra le mani ed inizia il percorso proprio da lì, dalla porta d’ingresso del luogo che mi ripara dal freddo della notte.
Mi immergo lungo un viottolo soffice tracciato da binari, solcati nei precedenti giorni da giovani e vecchi sciatori.
Intorno il silenzio, intorno file disordinate di abeti giocosi addobbati d’inverno.
Tutto è candido, pulito ed io proseguo lentamente, un viaggio nella neve padrona del paesaggio, invadente, che scendendo leggera per tutta la notte dal cielo carico, ha ricoperto di purezza la terra. Il silenzio ed il freddo mi fanno compagnia ed ora sono tutt’uno con loro, il corpo mio non ha più peso, mi sento leggera, spinta involontariamente da folate di vento che lasciano un eco lontano di suoni. E’ il bosco che parla, i suoi abitanti, le foglie, i piccoli rami, qualche animaletto solitario e nascosto che non conosce letargo, sporadici cinquettii e di nuovo il suono del vento che culla le cime degli alberi più alti.
Continuo il cammino lungo la strada, sempre bianca ed ammantata e pur nella continuità del colore così diversa e stupefacente.
Solo alberi, solo terra, solo neve, ma ad ogni passo emozioni diverse mi invadono, piccoli particolari e sfumature colgo, come dono prezioso della infinita bontà che la natura mi regala.
Sento rumoreggiare, sembra la voce dell’acqua ed ecco dietro la curva che appare un piccolo e solitario ruscello di montagna protetto da staccionate di antica legna.
Giocano tra i sassi affioranti, rami spezzati, si rincorrono tra le acque che limpide rispecchiano tutto il contorno.
Di rado, intravedo da lontano macchie colorate, che come meteore, si avvicinano per poi sparire dietro di me.
Altri sciatori solitari e silenziosi, dividono in questa meravigliosa giornata emozioni comuni e si cibano di ossigeno e di pace. Nei loro occhi che incrocio per un attimo e per un cenno di saluto, leggo sorrisi e serenità.
E mi ritrovo sola a continuare, a respirare quest’aria.
E’ pieno inverno, il termometro segna diversi gradi sotto zero, ma qui sono ad un passo dal cielo e dal sole che continua a bruciare e che, in questo tratto di percorso libero dagli alberi, irradia il calore dei suoi raggi, fino a scaldare la terra nascosta sotto la neve.
Lo sento bruciare sulla pelle del viso, tolgo il cappello e riscaldo i miei capelli che al suo tocco prendono sfumature ramate e lucenti.
E nell’immensità del bianco, si innalzano giganti vette rocciose, chiazzate quà e là di panna montata, accarezzate da nuvole leggere e mordibe come ovatta. Troneggiano il mondo e parlano con il cielo. Ora, sembrano guardarmi severe, ricordare la mia vulnerabilità, il tempo breve che mi riserva la vita, il rispetto che gli devo. Sono lì da tempo remoto e lì resteranno maestose regine, giuste governanti di questa terra.

 

2 pensiero su “San Candido”
  1. Brava, ci hai portate tutte a sciare. Personalmente era molto che non andavo, ho respirato anche la candida neve e tutto il bianco paesaggio.
    Ciao. sandra

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