C’era una volta, una coppia di vecchi coniugi, Amanda e Cesare, la cui unica grande passione alla loro veneranda età era il poker.
Ogni sabato sera, alla solita ora, preparavano accuratamente tappeto verde e mazzo di carte, qualche dolcetto e un rosolio ed eccitati come ad un primo appuntamento, aspettavano con ansia i loro più cari amici e complici di gioco.
All’arrivo di Luigi e Maria si intrattenevano in quattro convenevoli chiacchiere con la frenesia comune di cominciare “il rito” che era poi il vero motivo del loro ritrovarsi.
Ognuno sedeva al proprio posto pronto a sfidare, fortuna, capacità, bluff, con l’adrenalina a mille e la speranza di uscirne vittorioso.
Da un annetto era nata questa abitudine e rarissime erano state le occasioni perdute, dovute soprattutto agli acciacchi dell’età, perchè puoi scommettere che nessuno dei quattro protagonisti sarebbe mancato all’avvenimento, non fosse per cause esclusivamente di salute.
Due coppie amorevoli e delicate, mai un litigio, una alzata di voce, solo tenerezze, dolcezze e tanta comprensione. Ma il sabato quel tavolo da gioco, diventava campo di battaglia che quasi non avresti riconosciuto i vecchietti, bensì soldati con tanto di tuta mimetica e fucile.
Ultimamente, gli incontri tra Amanda, Cesare, Luigi e Maria, si erano fatti più nervosi ed agitati, a causa di qualcosa che si verificava ormai da diverso tempo e a cui i signori inizialmente non avevano dato peso.
Quel qualcosa consisteva in un fremito e vibrar di carte che secondo il caso o il momento poteva esser captato tra le dita di un qualsiasi dei quattro pokeristi.
Le prime volte la strana sensazione era stata provata da Maria, che nulla aveva detto, pensando invece e temendo di aver contratto qualche morbo. L’episodio si ripetè tra le dita di Cesare e Luigi e in seguito non risparmiò neanche Amanda.
Naturalmente fu un sollievo quando la cosa venne fuori, proprio per il fatto di poter escludere una comune malattia, ma una strana inquietudine e un sottile disagio fu il risultato della scoperta.
C’era da diventar matti, un po’ a causa dell’inevitabile mancanza di concentrazione da parte di tutti, un po’ per il terrore, si proprio terrore, di sentir di nuovo quella vibrazione e quindi, a questo punto, di pensare a qualche evento soprannaturale.
Sarebbe stato divertente per uno spettatore esterno partecipare, invisibile e silenzioso, ai sabati di gioco dei nostri quattro amici.
Sguardi, occhiatine, come se nella testa di ognuno di loro ci fosse l’idea di un diverso fantasma.
Cesare pensava ad un lontano commilitone a cui aveva fatto dispetti a non finire e che a causa di un incidente stradale aveva perso la vita già da qualche anno.
Maria a sua madre, Amanda ad una cuginetta morta di meningite alla tenera età di otto anni e Luigi al suo datore di lavoro, a cui aveva sottratto qualche banconota di troppo, nei momenti più difficili della sua vita.
Era diventato un manicomio e per tal motivo con dispiacere, delusione e a malincuore le due coppie decisero di farla finita con il gioco del poker, nella speranza di essere a loro volta lasciati in pace da eventuali scherzetti e fastidi.
Allontanata la loro passione per le carte, la coppia di amici si incontrava sporadicamente, d’inverno per una pizza, allo “Sfizio” giù in paese o nell'”Antica Pasticceria Stoccardi” per un tè e pasticcini e d’estate a mangiar coppette di gelato nel “Bar di Fernando” all’angolo della piazza.
Non sia mai in casa, le loro riunioni non sarebbero più avvenute tra le quattro mura domenstiche.
E tra una chiacchiera e l’altra, un aneddoto e una risatina, ritornavano di volta in volta a parlar di carte e di quella strana vibrazione, e a cercar un senso, una sorta di giustificazione all’accaduto. Non l’avrebbero mai trovata, neanche se avessero notato che tale vibrazione si verificava in condizioni particolari e solo in tali condizioni, ogni qual volta il Re di Cuori era vicino alla Regina di Fiori.
Non avrebbero mai scoperto l’enigma, perchè certo non avrebbero mai creduto che era il cuore impazzito d’amore del Re per la bella Regina di Fiori.
Eh cara Elisa, l’amore é sempre sulla tavola, per fortuna.
Deliziosa.
Sandra
Ma sei dolcissima! Ben scritta, giusta lunghezza, non mi hai annoiata nemmeno per un istante, che dirti? Brava
Tilly
Molto carina, l’amore è sempre presente, se non si vede….. si sente!
Grazia
un bel racconto , tenero e delicato, dedicato all’imprevedibilità della vita e alle sue sfumature sottili