Non ho mai amato viaggiare in treno, forse perché nei vecchi film che guardava mia nonna le grandi separazioni avvenivano sempre in grigie stazioni senza tempo, dove il protagonista rincorreva il treno fumante senza aver potuto dire ciò che veramente aveva nel cuore; quella volta però chi partiva per un lungo viaggio ero io e alla stazione forse qualcuno aveva rincorso il treno ma non l’avevo visto.
Il finestrino bagnato da una fitta pioggia e la velocità, del treno distorcevano i contorni di quella sempre verde campagna inglese, così alberi e siepi prendevano forme semi umane, mani che chiedevano aiuto, ghigni crudeli, fantasmi intrappolati nella foresta.
Di fronte a me sedeva una signora di mezza età, forse un po’ troppo sfiorita, che mangiava un piccolo sandwich fatto con burro e alici e beveva da un thermos una tazza di tè caldo.
Ero presa dai miei pensieri e mi ero rannicchiata per cercare di dormire un po’ quando d’un tratto la signora burro e alici mi disse: “Ti va un po’ di tè caldo? E’ buono e soprattutto riscalderà i tuoi freddi pensieri….” – Semi stordita dal sonno improvvisamente spalancai gli occhi all’udire di quelle parole e stropicciandomeli le dissi: “Grazie molto volentieri”.
Il tè era bollente e profumatissimo da inebriarmi la testa fino a scaldare i miei pensieri, proprio come aveva detto la signora burro e alici e mi aveva tolto da quel torpore dovuto al rumore della locomotiva, così, smisi di guardare fuori dal finestrino e mi accorsi che il treno era semi vuoto con ancora i sedili in legno rivestiti di velluto di colore verde inglese ma, ciò che mi colpì di più era quel profondo infinito silenzio interrotto solo dallo sferruzzare veloce della signora, che aveva tirato fuori dalla sua borsa in stile Mary Poppins. Stava facendo una sciarpa color vermiglio era orribile ma, lei sembrava molto compiaciuta del suo operato. Improvvisamente mentre ancora assaporavo il mio tè la signora Burro e Alici mi disse: “Dove stai andando piccola?” – Il suo inglese da signora d’altri tempi era così piacevole da ascoltare che quasi mi vergognavo del mio accento misto americano così le risposi mestamente: “Ad Edimburgo a trovare degli amici” – non era da me essere così timida e forse lei l’aveva capito, continuando mi disse: “Edimburgo è molto bella ed affascinante penso proprio che sia il posto ideale per ritrovare se stessi, non trovi?” – e cercando conferma nel mio sguardo, mi sorrise. Riprese il discorso mentre la sciarpa si allungava e disse: ” Io mi fermo a Glasgow vado da mia figlia a trovare la mia nipotina, ti somiglia sai? Sono sicura che da grande diventerà bella come te – poi mi sorrise di nuovo e disse – posso chiamarti Lizzy? mia nipote si chiama Lizzy ed io non ricordo mai i nomi nuovi” – accennandole un sorriso, annuii con la testa. Era la classica eccentrica signora inglese ma, dal sorriso dolce e pacato mi piaceva guardarla lavorare a maglia mi ricordava quando ero bambina che rimanevo incantata per ore ad osservare mia nonna che faceva maglioni con quelle sue ruvide mani d’oro. La signora burro e alici ogni tanto si fermava a guardare il suo lavoro che cresceva mentre sorseggiava il suo tè profumato ma allo stesso tempo con i suoi occhietti cerulei mi guardava intensamente e mi sorrideva.
Improvvisamente smise di sferruzzare e mi disse: “Lizzy, tesoro perché sei così triste? Chi ti ha tolto la felicità dagli occhi?” – rimasi senza fiato per pochi secondi mentre lei aveva ricominciato a lavorare a maglia, dopo un paio di minuti di silenzio le risposi: “La vita” – alle mie parole replicò dicendo: ” Ahhh, Lizzy bambina mia, pensavo fosse stato un uomo allora posso stare tranquilla la vita è femmina allora è stata una lotta ad armi pari….” – A queste sue parole non potei resistere e scoppiai in una risata fragorosa, il suo sense of humor tipicamente inglese aveva rotto il mio ghiaccio e lei si sentì sempre più libera di parlare: “Lizzy hai perso una battaglia non la guerra non sei morta sul campo insieme ai tuoi soldati sei solo stata ferita sono sicura che guarirai in fretta…” – La signora burro e alici non sapeva nulla di chi fossi e quali fossero i miei problemi ma, le sue metafore un po’ vecchio stile avevano colpito nel segno. Guardai fuori dal finestrino e mi accorsi che aveva smesso di piovere: gli alberi e le siepi ero tornati ad avere le loro forme naturali ed io attendevo con impazienza che la signora ricominciasse a parlare, così, incuriosita le dissi: “Mi scusi signora se la vita è femmina la morte cos’è?” – “Mmm…Lizzy, lasciami pensare ma sì è facile… è ibrida ecco perché non piace a nessuno!!!” Le sue risposte così strane avevano un qualcosa di magico e di terribilmente ironico ed io mi sentivo bene e ridevo con la strana signora di cose senza senso ma, che avevano alleggerito la mia testa. Erano già passate alcune ore da quando avevamo lasciato Londra e ci stavamo avvicinando alla sua fermata, la signora burro e alici tra storie fatiscenti e uno sferruzzare qua e là aveva quasi finito la sciarpa color vermiglio ed io mi sentivo bene, mi alzai per andare in bagno ma, in quel mentre che mi ero allontanata arrivammo alla stazione di Glasgow corsi per il corridoio del treno per precipitarmi a salutare la signora ma, arrivata al mio posto Lei non c’era più, sul mio sedile aveva lasciato la sciarpa color vermiglio, un sandwich burro e alici e un piccolo biglietto in cui c’era scritto:” Cara Lizzy il sandwich è per il viaggio e la sciarpa per tenere caldo il tuo cuore….con amore nonna Margareth” – mentre il treno ripartiva guardavo la gente alla stazione e cercavo lei la signora burro e alici ma nulla…d’un tratto in lontananza vidi una bambina poteva avere dieci anni al massimo, che mi somigliava tanto e che abbracciava una signora, guardai meglio ed era lei, tirai giù il finestrino e le urlai a piena voce: “Nonna Margareth grazieeeeeeeeee!!!!!!!!” – Al mio grido lei si girò e mi salutò con la mano insieme alla piccola Lizzy. Ormai la stazione era lontana chiusi il finestrino, l’aria era frizzante ma, il sole ravvivava i colori della campagna, mi misi la sciarpa intorno al collo e iniziai a mangiare il mio sandwich burro e alici.
B.B. (Livia)
Bellissimo, complimenti!
Una scrittura molto lineare e come dire… essenziale, classica tutto sommato piacevole. Non sono convinto che sia possibile dividere tutto in maschile e femminile e quindi sono poco convinto anche sulla morte ibrida. La vedo più come “comune”.
Spero di leggerti ancora.
Bello, scritto con garbo, dolce ma mai sdolcinato. Brava. Davvero
Dolce. Bella l’idea della “signora burro e alici”.
Piacevole, scritto bene; tutti vorremmo incontrare un’anziana Signora che addolcisse i nostri pensieri e ci scaldasse con il té, fortuna per chi la incontra!
Sandra
Bella… peccato finisca, l’avrei letto per ore ed ore…
Vorrei ringraziarvi per i commenti se mai avrete modo di leggere queste mie righe.
Scrivere è un’esaltazione dell’animo, per molti una valvola di sfogo, un passatempo o semplicemente come accade a me un temporale estivo, che arriva inaspettato, vissuto intensamente e che alla fine in genere crea un meraviglioso arcobaleno che resterà nei miei ricordi per sempre.
Grazie di cuore per le vostre parole e se vorrete a breve trovere un mio nuovo racconto pubblicato!
B.B. Livia