Mi sono svegliata con i tuoi baci umidi sulle piante dei piedi.
Non mi muovo, faccio finta di dormire, anche questa volta.
Affondo il viso nel cuscino per non venir tradita dal respiro che accelera veloce.
Ti si inginocchiato ai piedi del letto appoggiando la testa sul mio cuscino.
Mi sfiori con la punta delle dita i capelli.
“Svegliati” sussurri “Svegliati”.
Attraverso le fessure delle ciglia vedo il viso in faccia al mio e un fascio di luce che serpeggia nella parete opposta.
Il resto della stanza è immerso nell’oscurità profonda come la voce che penetra in me e tenta di forzare l’ultima porta.
Non svegliarsi, stringere i denti.
Abbandonarsi al silenzio delle tue mani di nuovo su di me.
Ancora in ginocchio hai fatto scivolare il dito sotto l’elastico degli slip tra la pelle della coscia e il tessuto in morbido cotone.
Giocherelli con il bordo come se volessi verificarne la solidità.
D’un tratto ho paura, con uno scatto mi sono raggomitolata sull’altro bordo del letto, contro il muro.
Tu ritiri bruscamente la mano.
Per un po’ resti immobile, in attesa, poi ti corichi al mio fianco e mi respiri dietro, tranquillo, come se dormissi.
Hai piegato le gambe contro le mie.
Sui polpacci sento i peli caldi che mi solleticano piacevolmente.
Faccio di nuovo finta di agitarmi nel sonno e tu mi stringi contro, sicuro che mi sveglierò.
Io non voglio svegliarmi.
Mi accarezzi teneramente il ventre, piano, quasi temendo che un gesto avventato spezzi l’armonia dell’istante.
Mi giri sulla schiena e mi posi la mano sul seno.
Non la fai scivolare sotto la camicia da notte, la posi semplicemente sopra, in modo delicato, come volessi sentire il battito del mio cuore.
Così fai ed io rimango immobile perché la tua vicinanza mi sta dissolvendo; è una massa informe, un vuoto in ebollizione acquattato sul mio essere, in attesa di te.
Mi sento mancare, mi sento avvolgere in una nebbiolina gasata ai limiti dello svenimento.
Mi tradisce il sudore che imperla il mio labbro e tu noti la mia arrendevolezza e ti prepara all’attacco.
Respiro profondamente per ritrovare l’equilibrio, vedo la tua camicia sbottonata, le tue mani sono un fremito e stringono la mia come si fa con una bambina cieca. Vuoi insegnarmi cos’e’ un corpo, scivolando insieme lungo le linee dei contorni, lungo quella carne conosciuta ma estranea nel contempo.
“Svegliati” sussurri.
Io non obbedisco a quegli ordini sussurrati ed oso oppormi al piacere che mi aspetta.
Il corpo reagisce all’attesa delle sue carezze che sono la guida continua alla mia corporalità.
La nostra distanza si attaglia sempre di più e non lascia spazio alle parole.
Tuttavia continuo ad aspettarti ad occhi chiusi, soffocando tutti i sensi eccetto la pelle, non voglio che tu scopra tutto e devo riposare, anche se è difficile.
“Svegliati”.
Quando le tue labbra toccano le mie, grido, mi dibatto e tu capisci, appoggi nuovamente le labbra sulla mia bocca ed io comprendo che è finita, che mi mangerai davvero e domani mi sveglierò senza più corpo, ma di solo spirito.
Succede quando mi tocchi, i nostri corpi sono animali sconosciuti e sonnolenti che si risvegliano in modi diversi.
Allora penso piano, non voglio parlare.
“Svegliati”.
No Amore.
Sono troppo brevi gli Incanti, da svegli.
RG
bello davvero… piacevole da come è raccontato nel momento in cui si legge si rivive lo stesso brivido… i miei complimenti sono rari ma qst mi ha colpito veramente…