Com’è il risveglio, mio povero cuore?
Sotto questo sole scintillante e senza velo
che illumina impietoso tutte le superfici e gli angoli
senza ombre, senza l’alibi del buio
nel quale ti rifugi volentieri ultimamente…
Hai ascoltato le parole del cuore che credi gemello
che spontanee e senza rancore ancora ti suonano dentro,
rivelarti che davvero è gemello di un altro
Hai capito che non sono tue le impronte che affiancano i suoi passi
nè lo saranno mai
Hai capito?
Quanto ti ha allontanato infine
il suono crudo della verità, il tintinnio diverso
da quello che tu, chiuso nella tua stanza dorata,
continui a voler sentire anche quando tutto tace?
Più che la rabbia, il rimpianto, la disperazione
ha potuto la calma dolcezza di un momento di verità
Mio povero cuore, piccolo muscolo essenziale
caricato di angosce e pensieri
come se già non fosse abbastanza il fardello di dovermi tenere in vita
giorno dopo giorno
ma da sempre ogni cuore si tiene il destino
di essere a torto chiamato rifugio del nostro sentire…
A dura prova ti ho sottoposto, ma mai voluta
Anch’io mi ritrovo stupita
a fissare stamane l’azzurro cristallino del cielo,
nella testa parole, pacate parole
di un amore paterno, fraterno, filiale
che, pur grande, non è quello che ci aspettavamo, io e te:
io sono già figlia, sorella, madre
non è questo che chiedo, che chiedi
non questo hai creduto di avere, per un lungo momento
e forse nemmeno l’hai perso, forse non l’hai mai avuto.
C’è un solo posto per il passeggero
nel cuore che credevi gemello, e lo scopri occupato…
è occupato, accidenti, da tempo lo è
Era dietro che stavi seduto, mio stupido cuore
è dovuta arrivare la quiete dopo la tempesta
per fartene rendere conto….
Ed il posto che hai vuoto, che vuoto rimane,
quel posto ricolmo di cose da dare
così uniche sotto la polvere che pensavo di aver tolto
Si richiude pian piano sull’eco dei propri sospiri
Passeranno stagioni e stagioni,
le foglie secche dell’autunno lo copriranno
Poi verrà la neve
e forse, ibernato, dimenticherai che esista
Com’era prima dell’autunno, dell’inverno passato.
Perdonami, cuore.
Bella lettera-poesia, aiuta a capire i propri sentimenti, a prendere coscienza anche di realtà dure da accettare.
“Quanto ti ha allontanato infine
il suono crudo della verità, il tintinnio diverso
da quello che tu, chiuso nella tua stanza dorata,
continui a voler sentire anche quando tutto tace?”
Questo mi piace particolarmente, mi ci risento.
Il tuo modo di parlare al tuo cuore mi ha ricordato una poesia di Massimo Troisi.
Tilly
Accidenti, bello e senza speranza.
Un bacio!
E’ molto bella, ma, nessun cuore rimane in eterno solitario, semplicemente perché per vivere ha bisogno di amare, é solo questione di tempo, poi però, deve tornare a battere in armonia col sorriso della bocca, degli occhi e dell’anima, altrimenti muore.
Ciao.
sandra
Complimenti. è bellissima. Sono rimasta incantata. Mi ha veramente colpito il cuore. Sarà forse perche in qualche modo mi sono trovata. Certo non mi sarebbero venute tante parole nella mente, sarà per il mio orgoglio che molto spesso non ammette di soffrire.
Un bacio.