Diletta spegne la luce e come ogni sera affonda la testa nel cuscino, annullandosi piacevolmente all’abbraccio confortevole delle morbide lenzuola.

Il sonno non si fa attendere e subito nella sua mente prende forma un’immagine sorprendente.

Due occhi azzurri, profondi come il mare, che affondano la propria intensità nella sua anima, procurandogli un brivido. Due guance paffutelle e lentigginose, tirate da una smorfia indispettita, con i pugni sui fianchi e il piedino che batteva nervosamente.

“Allora Diletta mi vuoi sentire per favore?”

Imbarazzata e incredula, Diletta emise un timido: “Si dimmi chi sei?”

“Sapevo che avresti fatto questa domanda! Ma come? Io sono te, sono la bambina che nascondi dentro te stessa, sono stufa, non mi ascolti mai, continui a schiacciarmi con i tuoi problemi, i tuoi impegni, le tue responsabilità. Non mi dai modo di liberarti con la mia innocenza dalla tua vita ricca di rinunce, obblighi morali e sociali.”

Diletta si morde il labbro inferiore, si raggomitola su se stessa stringendo le braccia intorno alle ginocchia e per la prima volta sente su di sé il peso della verità.

Da quanto tempo non usciva per un cinema, per una pizza e da quanto tempo si sentiva troppo adulta? Forse da quando la vita gli aveva imposto di lavorare per sopravvivere, oppure da quando l’amore l’aveva tradita o da quando la compagnia di qualcuno a lei caro era solo un ricordo sbiadito.

Mentre si stava sforzando a ricomporre il puzzle della sua vita, viene richiamata al presente da quella bambina capricciosa che ora si agita indispettita.

“Mi stai a sentire? Io sono viva dentro di te, cerco la libertà attraverso la ribellione, voglio giocare e non prendermi responsabilità. Cercami sono nascosta nel tuo volto di donna e mi ostino a non crescere attraverso il tempo che passa.”

Quel trillo fastidioso impedisce a Diletta di continuare il suo sogno, si gira, spegne la sveglia e saltando giù dal letto fila dritta in bagno per guardarsi allo specchio.

“Che strano.” Pensa Diletta. “Ci sono rughe che neanche conosco e questi fili bianchi ai lati della tempia? Eh già, presa dalla vita frenetica mi sono dimenticata di me stessa.”

Diletta pensa alla sua bambina e per un attimo sembra riconscerla nei propri occhi, sorride a se stessa e facendo l’occhiolino alla sua immagine riflessa nello specchio dice:

“Ti chiamerò Fiducia, sei nata da un sogno ma vivrai con me nella realtà, perché ho capito che essere fiduciosi significa accettare le rughe del tempo senza perdere la gioia della vita guardando il futuro con tanti desideri da soddisfare.”

Diletta si pettina con cura, si veste in modo semplice ed esce di casa per andare a lavorare ma questa volta nel suo volto c’è una nuova luce che risplende di bellezza e curiosità.

 

5 commenti su “Io… La mia bambina”
  1. la bambina interiore..non dimentichiamoci mai di lei, perchè è la nostra grande forza. Grazie Pabela per avercelo ricordato.

  2. Vi ringrazio profondamente ligeja,Sandra e Mary…
    In effetti l’idea è stata dettata dalla mia bambina interiore e mi sono chiesta “chissà quante bambine nascoste saranno felici di essere prese di nuovo in considerazione”… O per lo meno meditarci su… Ciaoo grazie Pabela

  3. da non credere, mi sono riconosciuto in alcuni passaggi molto importanti, la mia giovinezza vissuta con rinunce, affetto, e una famiglia sempre presente. grazie mille sinceramente

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