Il suono della sveglia irruppe nel mattino con la precisione del quarzo.

Hector avrebbe preferito, dopo un buon caffè caldo, gustarsi la sua prima sigaretta comodamente a letto intanto che il cervello si fosse gradualmente ripreso dalle svariate scorribande notturne.

Essendo single, Hector faceva fronte al problema predisponendo sempre, di sera, una tazza colma di caffè sul tavolino vicino al letto, facendo così in modo di fumarsi la sigaretta di prima mattina appoggiandosi allo schienale e con solo le braccia fuori dalle coperte. Rinunciare ad un buon caffè caldo alle 07,30 del mattino, in cambio della sua irrinunciabile passione, gli sembrava un prezzo accettabile da pagare. Infatti alzarsi, preparare il caffè, ritornare a letto a gustarlo e poi fumare non avrebbe avuto senso, oltre che questo gli avrebbe fatto perdere tutta la magia della notte. Così, trovare del caffè seppur freddo di mattina e fumare con gusto era l’unica cosa da fare prima di trovare la forza di alzarsi e prepararsi un buon caldo caffè.

A volte gli capitava che di sera, attardandosi a leggere nel letto, ad ascoltare musica in cuffia o semplicemente in preda ad attacchi di insonnia, sbadatamente sorseggiasse e finisse tutta la tazzina di caffè che gli avrebbe dovuto bastare anche per il mattino seguente. Proprio quando i turbamenti del suo sensibile animo sembravano scemare, e tutti i sensi pronti a traghettarlo da Morfeo, lo turbava l’idea del mattino, della tazzina vuota. Come avrebbe potuto il mattino seguente, con la bocca secca e amara, gustarsi la sigaretta senza almeno un goccio di caffè per quanto freddo l’avrebbe trovato a portata di mano?

Hector spesso si ritrovava di fronte all’insostenibile questione: alzarsi in piena notte, andare in cucina, accendere la luce e rifornire di altro caffè la tazzina per il giorno seguente, avrebbe comportato farlo riprecipitare nell’insonnia proprio quando le palpebre gli sembravano stessero per cedere. A volte optava per l’egoismo della sera, addormentandosi con tutto il peso della colpevolezza di aver avidamente, con tratti cattivi del viso, leccato con la punta della lingua fino all’ultima goccia il caffè dalla tazzina. Altre volte spazientito, come un automa, con occhi chiusi ma tratti del volto benevoli e rilassati, tornava in cucina e riforniva la tazzina, anche se questo gli avrebbe costato sicuramente starsene tutta la notte rannicchiato nel letto con gli occhi spalancati.

 

3 pensiero su “Hector”
  1. Molto particolare, non è da tutti avere l’idea di sviluppare un tema così marginale fino a farlo diventare un breve racconto. La trovo un’ottima pensata perché queste piccole abitudini e i vizi ci dicono molto sui personaggi e ci fanno sentire simili a loro. Secondo me questo Hector potresti sfruttarlo benissimo anche in storie più articolate.
    Saluti.

  2. In commercio c´é una macchinetta del caffé elettrica, sarebbe perfetta per Hector. Oppure dovrebbe trovare una mogliettina come me che gli porti il caffé a letto… come non detto non funzionerebbe, non gli permetterebbe mai di fumare in camera!
    Tilly

  3. Ciao Claudia Leporatti era un pò che aspettavo un tuo commento, lo hai rilasciato su un miniracconto dove la maggior parte delle persone che lo legge dice: embè? Invece io, che sono un buon conoscitore dell’animo umano, ti dico che queste sono le cose che mandano in paranoia miioni di persone nel mondo quotidianamente. Non il caffè ovviamente, ma anche prendere l’ascensore, le scale mobili, dal dentista ecc. ecc. ecc. L’angoscia per le cose banali è la più profonda. Grazie del commento. A Tilly voglio dire che nonostante la distanza ho percepito una grandissima dolcezza da parte sua nei miei confronti che non posso far altro che ringraziare. Certo se una dolce mogliettina mi portasse il caffè a letto certamente non penserei di fumare… Cmq è tutto vero, lo facevo prima di sposarmi (il caffè, il tavolino e l’attardarmi a sorseggiare e fumare a letto e lo faccio ancora oggi dopo essere ritornato libero.) Un kisssal a tutti….

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