(Dai Racconti di Sandra e Michele)
Margherita è una bella bambina di otto anni. Non è molto alta, ha i capelli chiari, lunghi fin sotto il collo, praticamente una cascata di riccioli ed un bel sorriso. E’ figlia unica, come tanti suoi compagni di scuola, ma non sente la mancanza di niente e nessuno. Ha tanti amici, oltre ai compagni di scuola, ed i genitori che l’adorano. Purtroppo, una telefonata in pieno giugno, comunica la morte della nonna paterna. E’, questa, una grave perdita per tutti, ancora di più perché è stata una morte improvvisa, che ha avvolto tutti in un infinito dolore. La cara signora Nora è morta dolcemente nel sonno, lasciando nonno Antimo da solo. Almeno nel mondo occidentale, non esiste una cultura di “confidenza” con la morte, ci coglie sempre impreparati, sia alla perdita che al dolore. Nonno Antimo, uomo ancora attivo, persona positiva e solare, aveva espresso il desiderio di avere per il periodo estivo, ugualmente, la piccola Margherita, nella cittadina marina, dove i nonni abitavano. Avrebbe pensato, lui stesso, al fabbisogno della bambina ed a cucinare per lei. Nessuno dei due, si era sentito di dare una risposta negativa, tanto meno Margherita, che lo adorava e si divertiva tanto con lui e con le sue storie.
Margherita, arrivò al paesino un sabato a fine mattina, quasi per l’ora di pranzo e già, il profumo del ragù era diffuso in tutto l’appartamento. Antimo amava cucinare è la sua deliziosa cucina era sicuramente il modo migliore per accogliere la sua nipotina.
I genitori della bambina, trovarono nonno Antimo un po’ giù di morale ed anche provato fisicamente. Il dolore e la solitudine hanno il potere di sconvolgere l’animo e il corpo di una persona. Pranzarono tutti assieme e poi, sistemati nei cassetti gli indumenti di Margherita, salutarono promettendosi telefonate quasi giornaliere.
Margherita, adorava stare l’estate col nonno, insieme si raccontavano tante cose e facevano anche belle passeggiate; lui, l’accompagnava sempre in spiaggia e le dava sempre la mano per entrare in acqua.
Antimo, aveva promesso a se stesso, che anche questa estate, le cose non sarebbero state diverse. Per i ricordi e le tristezze, avrebbe avuto tutto l’inverno.
Il nonno aveva parlato spesso alla bambina di uomini straordinari chiamati saggi. Margherita ne era rimasta affascinata, ed erano quelle le domande più affascinanti che lei rivolgeva al nonno. Margherita: -Nonno, ma in fondo i saggi che persone sono, chi sono, e come si riconoscono?-
Nonno: -Vedi Margherita, il saggio non ha un’età ben precisa, può essere maschio o femmina, molto probabilmente si riconosce parlandoci.-
Margherita: -Ecco, nonno, ma come si diventa dei saggi?-
Spesso bisogna aver camminato a lungo per strade difficoltose, in salita, ciottolose, forse in questo lungo tragitto nessuno ha offerto un bicchiere d’acqua o qualsiasi tipo di aiuto, nonostante questo, il cammino è continuato, e non c’è stato solo spirito di sopportazione, ma molto di più; è stato individuato il lato positivo nella difficoltà, nella sofferenza, la serenità di essere di aiuto ad altri che non hanno avuto la capacità di saper vedere quello che il buio della notte poteva nascondere, a chi non ha la forza, la voglia, la fede, di combattere e vorrebbe un risultato positivo a porre fine a tutte le sue pene. Forse passando da questa strada si acquista un bagaglio che non è una valigia, ma uno zaino portato sulle spalle con serenità e gioia, proprio perché può trasmettere ad altri ciò che ha acquisito attraverso la propria sofferenza.
Margherita: -nonno, ma allora per essere dei saggi, bisogna soffrire molto, è una specie di prova che dobbiamo fare, e solo se va a buon fine, uno si può definire saggio.
Nonno: -No, Margherita, non hai capito, o non mi sono spiegato. Non viene presentato un compito, la cui soluzione è unica. Ognuno vive le sue pene, ognuno, anche l’essere più felice, ha prima o poi i suoi problemi, è da come li elabora, da come ne viene fuori, da che cosa ha imparato, dall’arricchimento del suo animo, da che cosa ha da dare, da come si pone verso gli altri, che si può definire saggio. Sono le sue esperienze che invece di inaridirlo o incattivirlo, lo rendono utile agli altri, nelle sue parole, nel suo modo di fare, di agire, di trasmettere.-
Margherita: -Tu, nonno sei un saggio?-
Nonno: -Tu Margherita che cosa ne pensi?-
Margherita: -Penso che qualche ciottolo nella vita tu l’abbia calpestato, in ultimo anche la morte improvvisa della nonna, ma anche ai miei genitori sei sempre stato vicino, soprattutto dalla mia nascita, ed anche a me sei stato sempre vicino, mi hai insegnato tante cose, non ti ho mai visto in difficoltà, neanche quando ho conosciuto nuove amiche e volevano che andassi in bicicletta con loro, penso che tu sia un saggio, perché hai insegnato ai miei genitori a non porre continuamente limiti nei miei confronti, penso che tu sia molto grande, perché quando i miei genitori erano nella disperazione, tu sei riuscito a calmarli, e non solo, ho visto con i tuoi occhi i colori del mare, il cielo grigio quando piove e ci sono i tuoni, mi hai insegnato a muovermi nel buio, e sei stato il primo, con la tua forte mano,con cui sono entrata nell’acqua, l’ho sentita alle caviglie, e attraverso te principalmente ho respirato la vita senza sentirmi malata, o diversa. E so anche il motivo. Anche tu, nel periodo della guerra ti sei mosso nel buio per lunghi mesi.-
Nonno: -Tu sei saggia Margherita, perché hai saputo fare della tua condizione, una serena battaglia, è sempre stato un crescendo di successi, senza mai lamentarti, tu stai percorrendo quella strada ciottolosa regalando gioia e aiuto a chi ti è vicino.-
Quanti ciottoli bisogna calpestare per diventare grandi, per crescere, per maturare…!
La vita è come una grande iniziazione alla vita stessa.
Comprendere ciò e condividere questa idea fa diventare saggi.
Ciao.
anna
La vita per me è una continua ricerca di senso… ma guai se lo trovassi… sarebbe finita!!!
Piuttosto la mia abizione più GRANDE è quella di diventare un SAGGIO proprio come il nonno della storia… un vero EROE dei nostri tempi!!
michele8