Indossò il suo vestito più bello.

Era fatto di gioia e di sole.

Corse per strada e sorrise.

Le ricordarono di quanto fosse felice.

Sovrastando un cielo indiscreto,

la notte la derubò di quelle vesti,

scoprendo all’improvviso un abito di pezza,

cucito con le lacrime di un nuovo dolore.

Pregò il buio per il suo silenzio,

si voltò un’ultima volta,

prima di chiudere gli occhi con forza

e desiderò solo che il suo pianto

non facesse rumore…

Un pensiero su “Pulcinella”
  1. Stupenda e triste.
    Ma, secondo me, il pianto, la voce, il cuore e la testa dovrebbero essere alleati per fare più rumore possibile, tanto da aprire le porte del castigo per poi chiuderle con tonfo netto e deciso.
    Sandra

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