La maratona.

Una metafora della vita. Raggiungere e superare lo striscione finale: tutto lì, ma ce ne vuole…

Non importa il piazzamento, conta solo arrivare. Tutti gli sforzi, sia pure sfibranti, non sono stati vani.

Il traguardo non è più una chimera, l’ultimo empito non è il più leggero ma neanche il più pesante: sì, perché è stato accompagnato dall’infinita letizia del varco, del superamento del limite, del passaggio di stato.

Cosa significa oggi correre? Coprire distanze oziose, in mezzo a una ressa anonima e amorfa?

No, vincere. Cosa? Non la gara, ma la ritrosia, l’indolenza, la banalità.

Saper rivitalizzare corpo e anima in uno.

Non sempre si raggiungono i propri obiettivi, il che ingenera frustrazione, avvilimento. Ma la corsa stimola quanto di positivo alberga in noi: ci dà forza, ottimismo, positività. Il resto fuori, svilito e disatteso.

Quel ragazzo era nato in campagna. Amava i prati, l’aria pura, l’ossigeno concentrato; persino gli insetti vaganti, quelle mosche instancabili, circuenti. Eppure tutto gli appariva fresco, luminoso. Le scarpe, nuove e sfavillanti, toccavano terra in un attimo per tornare su, rapide e fugaci. Le ginocchia puntavano in alto, sfidando impavide la forza di gravità.

Accanto a lui la sua guida. Più grande, poteva essere suo padre. Curvo su se stesso, divorava la strada e i pochi milligrammi ormai superstiti. Il sudore, copioso, ne attestava gli sforzi, ma non la stanchezza, quella mai.

Correre è autoalimentarsi, imparare a resistere, dotarsi di un’arma vincente.

Mentre avanziamo gli ostacoli scompaiono, passo dopo passo. Il corpo si abitua alla costanza, alla sostanza, a resistere allo sforzo.

Muoversi vuol dire affrontare i problemi, ora rallentando, ora accelerando, e comunque sempre in nome del dinamismo, di quell’indole incontrovertibile, che porta tanto, tanto lontano…

Procedevano, i due. Divoravano l’asfalto. Accarezzavano i fili d’erba, se il percorso si faceva verdeggiante. E intanto parlavano del più e del meno, con quel moto verbale che impone al fiato un percorso impegnativo ma integrativo, faticoso ma gioioso.

Quella mattina vollero scalare la collina. Parcheggiarono accanto a un fiumiciattolo, più verde che azzurro. Cominciarono a inerpicarsi, il traguardo non era lontano: una piccola piazza, ornata da una fontana zampillante. Intorno vestigia stupende, residui granitici di un tempo incantato.

Certo, il punto d’arrivo tarda ad arrivare… ma la gioia sta nel percorso, in quel probante intervallo. E i due procedevano affiancati, in quella perfetta armonia che non necessita di spieg-azione, solo delle ultime sei lettere di quella parola, anch’essa troppo lunga, una maratona di grafemi saltellanti. E intanto campeggiava lo stemma della loro armonia. Quante volte si rovina tutto per la mancanza di quel quid? E soprattutto, come si ottiene? Nulla è scontato: cosa armonizza il cuore, aprendo squarci d’intorno, svelando i misteri, offrendo risposte ai quesiti più arcani?

Cosa vuol dire vivere bene? Forse la parola-chiave è Armonia. Ma non preconcetta, bensì il frutto di un lungo percorso, in cui c’è anche Cad-mo, e il rischio di terram tangere, con problemi a rialzarsi.

Eppure gli ostacoli, in quel percorso affascinante, non si vedevano più: erano mere illusioni, intralci apparenti, incapaci di arginare un moto perpetuo.

La vita è progettare, meditare, saper valutare. La corsa è darsi da fare, mettere in atto quel che potrebbe restare in potenza.

E i due, solcando la fragile atmosfera, acquistavano forza e sintonia, in quel meccanismo virtuoso in cui l’autocoscienza si sposa con il desiderio inconfesso di varcare sempre nuovi orizzonti.

Fu così che decise di farlo. Il traguardo era stato superato, occorreva registrare il risultato.

Prese un quaderno, uno stilo e s’immerse nel vuoto.

La corsa non era più solo un esercizio pedestre, ma il volo della fantasia.

E rivolse la sua ispirazione a quel 7 aprile, ormai così vicino…

La maratona ospita migliaia di atleti, ognuno pervaso da una passione singola e singolare, ma tutti animati da un intento comune: il raggiungimento del traguardo, lontano ma vicino, circondato da un alone leggendario e nonostante ciò reale, concreto, assolutamente a portata di mano…

Anzi no, di piede!

2 commenti su “La maratona”
  1. Oggi posso rispondere anzi oggi posso capire e condividere pensieri ed emozioni.

    Grazie per quanto hai saputo con parole appropriate esprimere !

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