Ho legato la serenità
ai piedi di un tavolo da pranzo
ed invitandola ad attendere
io nel mentre divoravo a sazietà
le crude pieghe riscaldate
di una vita avviluppata
al moto ondivago di giornate afose.
Le ha asciugate il vento della frenesia
le parole che erano da dire,
e son contento che sia giunto finalmente lo scirocco:
ammazza le frasi ed annega le liti.
Rimane il silenzio,
non v’è tempo di discutere ora che si vede un temporale.
C’è da passare il mare, farsi sottili,
chiudere nelle stive le lagnanze.
Dalla cruna dell’ago passerà solo
un umile devoto silenzio,
che prega e combatte,
tramuta l’anima in nuvole di cielo
e catalizza i rumori in sospiri.
C’è da passare il mare,
se si è mozzi o meno.
E se non parlo di paura,
che non passi per arrogante coraggioso.
Solo non v’è tempo.
Tuona già.