PRIMA DEL PARCO.
– Ciao, Nonnino…
– Buongiorno, pupetto.
– Voglio sapere una cosa.
– Sono tutto orecchie, Giogiò.
– Ieri con lo Zio Gigi-Tony parlavate…
– E allora? Dovevamo stare muti?
– Ma noooo! Volevo dire un’altra cosa….
– E che cosa volevi dire?
– Ho sentito tutto, Nonno. Stavate parlando della morte.
– Uhhhh, ma un bimbo di 5 anni non deve pensare a queste cose!
– Ma io non ho 5 anni! Sono più grande, ne ho 6! – E sei troppo piccolo lo stesso per questi discorsi. Va’ a cagare, e lasciami riposare.
– cosa hai detto, Nonno?
– dicevo, va’ a giocare.
– Sì, poi ci vado. Ma prima voglio sapere perché dobbiamo morire tutti.
– Eh, ma allora hai la testa dura?
– La morte è come dormire chiusi dentro 4 tavole, vero?
– Ma che dici!
– Così diceva lo zio Gigi-Tony ieri. L’ho sentito io. – Va bene, nipotino, te la sei cercata. Parliamone.
– Non è giusto morire, Nonnino! Uno nasce e poi muore, deve lasciare la vita e chiudersi al buio dentro una scatola di legno!
– Ma la morte pullula di vita, Ciccino.
– E che cosa vuol dire pullula?
– Significa che è piena di vita.
– Eh… ma scusa, nonno, la morte non è quando la vita finisce?
– Certo, è la fine di questa vita, ma è anche l’inizio di tante altre.
– Ah…! Ho capito, vuoi dire la vita dell’anima. Quella che ci ha promesso Gesù?
– Non esattamente, Pupetto di nonno. Dalla morte non rinasce una vita soltanto.
– Ah, si!??
– Sì. È proprio così. Perché non provi a fare un esperimento?
– E che cosa è un esperimento?
– È una specie di gioco.
– Che tipo di gioco devo fare?
– Adesso è primavera…
– Si, nonno, lo so, è primavera. E allora?
– …per cui ci sono tanti nidi di uccellini sugli alberi del parco davanti casa.
– E che c’entrano i nidi con la morte, Nonno?
– C’entrano, c’entrano. Tu non vai tutti i giorni a giocare al parco, vero?
– Sì sì.
– Allora la prossima volta guarda attentamente sotto gli alberi.
– Epperché devo guardare sotto i pini?
– Sicuramente troverai a terra qualche cardellino che è morto subito dopo essere nato.
– Poverino! E come cadono? Li spingono?
– Per un motivo o per un altro, c’è sempre un uccellino che cade dal nido e muore. Succede sempre così.
– Epperché l’uccellino deve sempre morire?
– Solo i più forti ce la fanno, Gioggio’.
-Epperché solamente i più forti ce la fanno? E quelli più deboli?
– Abbi pazienza. Poi, quando sarai più grande, te lo spiegheranno a scuola. Tu fai come ti ho detto
– E se lo trovo che ci faccio?
– Avvolgilo in un cartoncino e sotterralo, poi, dopo una settimana, tiralo di nuovo fuori.
DOPO IL PARCO
– Nonnino!
– Eeh…
– Poi l’ho trovato un cardellino morto. Lo ho seppellito e, dopo un po’ di giorni, oggi ho scavato e l’ho tirato fuori.
– Ah, sì? E che cosa hai scoperto?
– L’uccellino era cambiato, c’era tanta puzza e poi tanti vermi se lo stavano mangiando. Alcuni uscivano dal suo corpo e altri ci entravano con testa.
– Che tipo di vermi erano? Te lo ricordi, Gioggiò? – Erano rossi e sembravano fatti di anelli. Ma da dove sono venuti tutti quegli esserini?
– Essi provengono dal corpicino, sono nati tutti nel cadavere. Adesso capisci?
– Ah….
– Una vita è andata via, tante altre vite sono arrivate!
– Va bene. Ho capito, Nonno. Quindi la vita dell’uccellino….
– Sì. Esatto! Bravo! Si è trasformata in altri esseri viventi.
– E allora anche noi ci trasformeremo quando saremo morti?
– È proprio così, Tesoruccio.
– E i nostri ricordi? I nostri pensieri? Dove andranno?
– Si spegneranno. Per sempre. E non ci saranno più.
La vita nostra non finisce con la morte del corpo. Continua nella nostra anima.
Bel dialogo, molto molto carino!
@sfarfuglia: grazie!