Sentiva il profumo della primavera, degli alberi in fiore, dell’ebbrezza del vento, si riposava sotto l’ombra dei fiori e guardava l’immensità del cielo, solo, dal suo piccolo mondo. Un giorno tuttavia quella quiete trovò il suo punto d’arrivo quando saltellando da un posto all’altro come sempre, il grillo si sentì pieno, colmo di felicità, o meglio di appagatezza, una di quelle sensazioni che si provano poche volte nella vita, pensò allora che nessun altro poteva sentirsi bene quanto lui. Poco dopo però guardò in alto e vide due rondini proprio in quel cielo che tante volte aveva contemplato e fu colto improvvisamente da una profonda invidia. Anche loro stavano godendo dei tanti doni che gli aveva offerto la natura, anche loro osservavano quel cielo, anche loro erano avvolti da quel fresco e confortevole vento di primavera, ma differentemente da lui avevano qualcuno con cui condividere le proprie emozioni. Il grillo quindi si sentì solo per la prima volta in vita sua e decise allora che doveva avere anche lui qualcuno al suo fianco, così almeno sarebbe stato completo. Iniziò proprio da quel momento a vagare per il campo dove viveva per cercare quella famiglia che mai aveva avuto. Proprio così un giorno arrivò nel territorio delle formiche, erano centinaia, forse di più, ma tutte unite dallo stesso, faticoso, lavoro quotidiano. Affascinato il grillo si avvicinò e disse: “come mai lavorate così frettolosamente?” Allora si fermò una formica: “dobbiamo rifornirci per la guerra contro le api, ma le prenderemo alla sprovvista, così vedremo se riusciranno a prendere il nostro territorio!” Allora il grillo continuò sorpreso: “siete proprio sicure che sia così? Non si potrebbe risolvere la questione in un altro modo e vivere in pace?” La formica non capì ed ebbe un attimo d’esitazione, ma rispose: “Cosa ne puoi sapere te, grillo, non t’interessare di cose che non ti riguardano, riprendi il tuo cammino, vai via.” La formica indignata tornò al suo lavoro e il grillo non osò più aggiungere nulla al suo discorso, si sentì ancora più solo, ma capì che quello non poteva essere il suo posto e riprese il suo cammino. Giorno dopo giorno, solo, il grillo apprezzava sempre meno quella vita serena che tanto aveva amato, arrivò quindi dall’altra parte del campo alla ricerca di qualcun altro e così vide le api. Ancora una volta il grillo rimase affascinato, erano lì davanti ai suoi occhi a girare di fiore in fiore, egli non aveva mai visto un lavoro così bello, pensò allora che forse era quello, era con loro il suo posto, si avvicinò quindi sorridente quando un’ape parlò così all’altra: “hai sentito cos’ha detto l’Ape Regina? Prenderemo le mosche alla sprovvista, così vedremo se riusciranno a prendere il nostro territorio.” Allora il grillo si fermò sbalordito, ma non osò questa volta contestare il loro discorso, no, non era neanche quello il suo posto. Così il grillo girò loro le spalle e continuò a vagare per il triste cammino, ma speranzoso, si perché c’erano ancora le mosche. Camminò allora per giorni ed arrivò sorridente al Grande Albero, la maestosa e bellissima tana delle mosche, qui il grillo con sorpresa fu accolto calorosamente, fu condotto nella grande sala dei banchetti e servito con ogni vivanda, il piccolo insetto allora si sentì a casa. Tuttavia la sua prima impressione cambiò quando fu portato al Gran Concilio delle mosche e lì il presidente disse: “abbiamo saputo che hai viaggiato molto, caro grillo, vorremmo delle informazioni da te, avute queste ti accoglieremo come un fratello nelle nostre case. Sappiamo ormai da tempo che le formiche ci vogliono attaccare, ma noi abbiamo deciso che le attaccheremo per prime alla sprovvista, così vedremo se riusciranno a prendere il nostro territorio. Tu, caro grillo, hai qualche informazione da darci così da guadagnarti la nostra ospitalità e benevolenza?” Allora il grillo disse gentilmente: “veramente io sono sicuro che le formiche non vogliono prendere il vostro Grande Albero, anzi, hanno loro stesse paura di un attacco, ma non da voi, evitate una guerra.” A questo punto però il presidente iniziò a gridare: “tu grillo, sporca spia, delatore, sei venuto per conto delle formiche, vuoi trarci in inganno, ma sei stato scoperto, noi non abbasseremo la guardia a causa tua e delle tue stupide parole. Vattene ora, ma vedi di non avvicinarti al territorio delle formiche, non rovinerai il nostro attacco, altrimenti saranno guai grossi. Per te.” A questo punto il grillo fu cacciato e gli fu vietato per sempre di entrare nel territorio delle mosche e in quello delle “avversarie”. Ancora una volta quindi il nostro triste protagonista si trovò solo, ma questa volta decise di non fare altri tentativi, capì che non avrebbe avuto più senso cercare qualcuno con cui stare per condividere la sua esistenza, avrebbe trovato solamente altro odio nel suo cammino. Visse allora serenamente solo con se stesso. Col passare del tempo seppe che le formiche avevano attaccato le api, le api le mosche e le mosche le formiche; si erano autodistrutte. Quando tornò nel territorio delle formiche, ora che poteva, vide il formicaio colmo di cibo, ma privo di vita, ne rimaneva alla vista solo una piccola fossa nel terreno, anche i fiori non avevano più nessuno che li andasse a trovare e il Grande Albero era ormai desolato, unico simbolo rimasto di un grande passato. Allora il grillo pensò che era capitato proprio in un campo sbagliato, uno strano scherzo della natura lo aveva fatto nascere in un posto bellissimo, ma che non gli apparteneva, sarebbe stato certamente diverso in un altro campo, altrove non avrebbe trovato tanta ostilità. Continuò allora a vivere girando per quella vecchia, ma bellissima trincea, guardava i fiori, li annusava, si sedeva all’ombra dei grandi alberi e sorridendo si diceva che era stato l’unico abitante normale in quel territorio. Visse serenamente il resto della sua vita fino al momento della sua morte, allora si disse che non aveva capito molto dell’esistenza fino a quell’istante, aveva vissuto nascondendosi la verità. Pensò che quella sarebbe stata la sua storia anche se fosse capitato in un altro posto e in un altro tempo, non era lui quello “normale”, era stato destinato ad una vita solitaria sin dalla sua nascita, ma non ne fu contrariato. Si sentì felice lo stesso, così come lo era stato molto tempo prima, colmo di appagatezza, quella stessa gioia dalla quale era fuggito per una piccola invidia. Tuttavia ora non era più una cosa così importante. Fu allo stesso tempo gioioso e consapevole di essere solo per la prima volta in vita sua, sorrise ironicamente allora, proprio nel momento della sua morte.
Raccontino carino e degno di profonda riflessione anche per gli umani.
Brava.
Ciao.
sandra
come dire : meglio soli che male accompagnati.
scorrevole la lettura, singolare la morale.
anna
p.s.: attenta ai pronomi personali