L’assassino ci ha fermati a pochi isolati dall’albergo, mentre ancora facevamo la passeggiata del dopo cena. Ci ha detto che uno di noi due era un “death man walking”. Io non capivo bene e me lo sono fatto ripetere. Sembrava un brutto film di killer che avevo visto coi sottotitoli per esercitarmi con la lingua. Pensai che forse l’assassino aveva visto lo stesso film, ma che almeno lui non aveva bisogno dei sottotitoli. Poi nel buio è apparso il riverbero metallico della pistola, allora ho sentito, in fondo all’intestino, che era tutto vero.
Il mio collega si è subito messo a piagnucolare di non ucciderlo, che lui quella sera neanche voleva uscire, che aveva un figlio che lo aspettava in Italia. Nonostante la paura quello stronzo aveva tirato fuori un ottimo inglese. L’assassino deve avergli creduto, lo ha tranquillizzato e poi ha puntato la pistola sotto il mio mento.
La canna della pistola appoggiata sulla mia pelle, era inaspettatamente tiepida: si era scaldata rimanendo nella tasca dell’assassino, vicino al suo corpo. Questo pensiero mi ha tranquillizzato dandomi un senso di rassicurante intimità. Deliravo. Aspettavo come narcotizzato.
Ho sentito bene lui che ha sussurrato “Bye Bye” e nel bagliore che ne è seguito, ho visto gli occhi del mio collega colmi di stupore per il colpo che proprio all’ultimo è stato rivolto verso di lui.
Sì, l’assassino aveva visto lo stesso filmaccio che avevo visto io.
dead man or death man?
comunque mai frequentare luoghi sconosciuti più o meno soli, di sera col buio, con pseudoamici che sanno l’inglese meglio di noi: non si sa mai cosa può succedere…
anna
Simpatico…, buono.
Ciao.
Sandra
interessante questo breve racconto, piaciuto molto.