Anche qui calano le ombre. Mi leggo le ore,
in qualche modo sull’orologio sempre sbagliato
dell’antica Torre; lo so che si fa tardi.
Vivo la notte male, ma riesco lo stesso a sognare.
E parlo nel sonno…
Mi chiamo Como, e mi trovo sulla Via delle Genti
queste mie mura han poca memoria, ma sanno
in un rettangolo di Roma Antica
rinchiusi i segreti e la fatica dei secoli andati.
Queste mie mura hanno assaporato il pane fresco
e la miseria, l’amicizia e le risa di allegria,
le guerre e la speranza,
la pigrizia e la voglia di fare,
i politici inconcludenti e un nascere di nuovi potenti.
Hanno visto i Goti e le monete nascoste,
teste sotto le picche, la pancia piena
delle famiglie ricche.
Queste mie mura litigano con la memoria, ma
hanno visto camminare i secoli e la storia
han visto i Natta e gli Odescalchi;
i Rusconi, i Vitani, i Terragni tenevan le fila.
E come dimenticare il Grande Genio della Pila?
Per lui, strane carrozze verdi
come discoli bimbetti a scorrazzare
in un Grande Cuore di lavoro e di rumore
e calpestio di zoccoli equini su binari di pietra,
urla e preghiere, e genti, genti di ogni età,
di ogni epoca, di ogni nazione e di ogni colore.
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Vi rivedo oggi, o Genti del mondo! Sereni e laboriosi,
tra orologi da niente, polli fritti e blue jeans regalati,
smaniosi di conquista, tutt’ora conquistati. Guardate!
Non vi siete accorti? Tra le scarpe e gli occhiali,
quella lunga parete, grigia di anni, verde di edera,
rossa di grida e di vostri affanni, vi osserva,
vi sorride, vi ascolta.
Queste mie mura ti hanno visto, scolaro, e camminavi
monello sbarazzino sopra la mia spina dorsale,
lo sguardo ammirato e ancora tutto da esplorare
ti hanno visto, entrare nei Bar del centro in compagnia
cioccolata, un’ora di cazzate e poi subito via.
Ogni tanto, vedi, anch’io butto lo sguardo
oltre quella Piazza, e pretendo un’elemosina di blu
di quel Lago che tutto il mondo brama, non solo tu
e così perdo tempo, mi attardo, non voglio pensare
come anziana signora che distratti han dimenticato
di pettinare. Son distratta io, dicono!
Da un po’ perdo sempre tutti i treni…
Manca forse la gente che davvero mi vuol bene?
Oh, ma una come me non crede nella sciatteria.
Mi terrò stretto il fascino, e quella bellezza
tutta mia. Se la vita ti concederà tempo di tornare
io da qui non mi muovo, ti aspetto, attento ad attraversare
ancora entrerai nella mia Storia di mura antiche,
ancora t’incanterai fantasticando sopra quelle Terme Romane
tutt’ora ben protette e inviolate
da sei piani di auto nuove sempre bene impilate.
E, ora che con altri occhi mi vedi,
tu, che hai camminato il mio Grande Cuore…
Riuscirò ora Io, a entrare nel tuo?
Riuscirò a ritrovare lo stesso calore?