Gli altri si stavano tutti, o quasi tutti, svegliando.
C’era chi doveva andare a lavoro e chi si accingeva a preparare i bimbi per portarli a scuola, chi avrebbe preso l’aereo e chi avrebbe passato tutta la giornata dentro, alle prese con le faccende di casa. Qualcun altro, infine, non si sarebbe alzato affatto.
Giò era a letto.
Il viaggio in autobus era durato tutta la notte, da Crotone a Roma. Per sette ore era rimasto seduto e appollaiato vicino a uno sconosciuto e il pullman, che era vecchio, aveva scaricato puzza di gasolio bruciato nell’abitacolo, tanto che il Nostro aveva avuto i conati di vomito. Almeno per tre volte. Maledetta Nafta!
Erano le 6 del mattino ed egli era stravaccato a pancia in giù, con una guancia spiaccicata sul materasso e la testa sotto il cuscino. Era la sua posizione preferita perché gli permetteva di fare pressione sul pene. Si sarebbe eccitato e avrebbe sognato di scopare. Con polluzione finale.
Alle 7 in punto ebbe un sussulto, si destò dal dormiveglia: si sentì tremare tutto quanto e gli sembrò che il letto si stesse muovendo. Erano i sintomi di una cervicale incipiente?
Non ci pensò più di tanto e cercò di addormentarsi.
Dormì fino a mezzogiorno, poi si alzò e preparò da mangiare. Pasta con tonno.
Dopo pranzo andò in bagno, si sciacquò il viso e andò a studiare in biblioteca, nel Dipartimento di Storia della Facoltà di Lettere.
Stava leggendo il capitolo sulla Guerra dei Trent’Anni e avvertì il petto battere forte e veloce contro il banco. Ecco, se lo aspettava, la tachicardia. La brutta bestia era tornata dopo tanto tempo!
Si mise più dritto e fece cinque/sei respiri profondi col diaframma per domare le palpitazioni.
Subito dopo si alzò, andò in bagno e buttò nel cestino il pacco di Marlboro. L’ennesima promessa di non fumare più. Per la salute del suo cuore.
Tornò in sala lettura e riprese a studiare. Per poco, perché uscì dalla facoltà prima del solito per andare dal medico curante a farsi l’impegnativa per una visita dal cardiologo.
Sulla via del ritorno si fermò a mangiare per cena una pizza al taglio e rincasò. Un saluto furtivo ai compagni di appartamento e andò in bagno, lavò i denti e si rifugiò in camera. Spense la luce, accese la radio, regolò il volume e si mise a letto. Ascoltava la musica pianissimo, si stava addormentando.
Un altro capogiro lo riscosse.
Di nuovo!
Eccheccazzo!
Doveva farsi vistare dal cardiologo, poi un altro specialista -un ortopedico- avrebbe dovuto vederlo, l’esame di Storia Moderna era ormai imminente, e poi bisognava rimettersi a studiare per l’esame di Filosofia Teoretica, e ancora dopo questo secondo esame avrebbe desiderato avere già bello e pronto un rapporto stabile con una ragazza e aveva bisogno di andare dal dentista per la pulitura dei denti, sabato poi avrebbe dovuto fare le pulizie dell’appartamento perché toccava a lui e inoltre era necessario che si addormentasse subito perché l’indomani si sarebbe dovuto svegliare presto per studiare.
Il fiume delle sue preoccupazioni venne interrotto dall’irrompere dei coinquilini nella stanza. Ridevano e lo guardavano incuriositi. C’era stata la terza scossa di terremoto in 12 ore e lui era rimasto refrattario a ogni segnale che provenisse dall’esterno. Un rincoglionito.