Ascolto ancora l’eco delle mie parole che parlano a me stesso,

come dentro una piccola matriosca,

dove un mondo esiste dentro un altro, simili.

E quanti ne devo ancora scoprire,

prima di riuscire a trovare quello che non ha aperture, segni di congiunzione,

quello dove un altro non uomo diverso riesca a nascondersi dentro?

Quanto piccolo è l’uomo che si commisera,

che sputa sulla sua vita e ne recrimina gli eventi?

Con un pugno distruggo lo specchio, non scompaio, mi moltiplico,

decine, centinaia di occhi invece di un paio,

come le piccole bambole di legno senza sorriso,

interrogano con il loro materno mistero,

con un segreto dentro tanto semplice da non essere comprensibile.

Le cose importanti sono forse quelle che lasciano domande, non risposte.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *