Sono alla finestra, immobile. Schiacciato sul davanzale in posizione di tiro. Se pensano di fregarmi si sbagliano, di grosso.
– Centrale mi ricevete? Passo –
– … –
Niente. La radio proprio non va. Porc…
Devo stare calmo. Stare calmo e respirare. Ecco così, respirare profondamente. Così… Tranquillo.
Sono qui da cinque minuti e mi sembra un’eternità. Appena escono intimo l’alt.
Poi sparo alle gambe. Solo se non si fermano, certo.
Non posso fare diversamente: loro sono quattro e io da solo.
Sono entrato in polizia per combattere il crimine. Ma per mantenere l’ordine tocca fare anche cose spiacevoli. Cose che vanno fatte, se vuoi essere rispettato.
I delinquenti sono stronzi. Tu devi esserlo come e più di loro.
Non nego che sparare a questi fottuti bastardi mi procurerà anche un sottile piacere, ma sparo solo se sono costretto a farlo. Chiaro.
Se non rispetti le regole devi essere punito. La legge è legge. Non possiamo farla rispettare con le pacche sulle spalle. Bisogna essere dei duri. Diventare un po’ cattivi.
Ma cosa fanno!?
Ho l’occhio sinistro chiuso e il destro allineato. Sono tutt’uno con il mirino.
Oggi è la loro giornata sfortunata.
Ho una mira eccellente io. Sono il migliore del corso. Non posso sbagliare.
E’ anche merito delle giornate passate alla playstation. Sembra ieri e sembra passata una vita.
Mio padre che mi sgridava sempre. Quella volta che mi aveva picchiato con la cintura dei pantaloni…
Ma era più forte di me. Ero affascinato dai giochi dove potevo sparare, impugnare la pistola, il fucile, il mitra. Prendere la mira e sparare.
Fare fuori i cattivi: mostri, zombie, vampiri. Tutti. Li facevo fuori l’uno dopo l’altro.
Ero il migliore della mia classe, vincevo tutte le sfide. Cominciavo dopo pranzo, mi chiudevo in camera e smettevo che fuori era buio. Ma solo perché papà o mamma venivano a tirarmi per le orecchie.
E’ stata una cosa naturale sognare di diventare un poliziotto.
E ce l’ho fatta. Sono così orgoglioso della mia divisa, del mio distintivo, di questa splendida pistola.
La mia Beretta automatica. Metallo freddo e vivo, leggera e precisa. Un vero gioiello, con questa non posso sbagliare un colpo.
E’ la prima volta che miro a persone in carne e ossa. Ho sempre sparato contro un video o delle sagome. Ma c’è sempre una prima volta.
Oggi non ero al lavoro. Ma in fondo un poliziotto è sempre in servizio.
Ero entrato nel bar qui all’angolo. Ho sentito dei pezzi di conversazione, solo alcune parole. Una telefonata da un cellulare. Un tipo losco a fianco a me parlava di una rapina all’ufficio postale qui di fronte. Avevo sentito abbastanza da intuire tutto. E’ il mio lavoro, sono addestrato per questo. Sarebbero entrati in azione almeno in quattro. Sono andato all’auto, ho preso pistola e radio, mi sono seduto con un giornale sulla panchina dei giardinetti e ho provato a chiamare la centrale. Radio fuori uso! Non ho avuto il tempo di cercare un telefono che li ho visti. Due davanti, con un impermeabile beige lungo, ed altri due più indietro. Classici soprabiti larghi per nascondere meglio le armi.
Da come si sono mossi nervosamente e si sono guardati intorno ho capito immediatamente che erano loro.
Ma adesso cosa cazzo stanno facendo!? Perché non escono?!?
Ho bussato al citofono dello stabile di fronte, mi sono qualificato e sono entrato in un’abitazione al primo piano. Ed ora sono qui alla finestra. Pistola in pugno, braccia quasi tese, concentrato. Concentratissimo. Da questa posizione non mi possono fregare.
Eccoli!!!
Grido con tutto il fiato che ho in gola:
– Fermi tutti. Polizia. Mani in alto! –
Scappano!!!
Sparo. Due, tre, sei colpi.
Ogni sparo sento un tonfo fortissimo, un rumore secco, una martellata a cui non sono abituato.
Il botto di ogni colpo quasi mi spaventa. Le braccia mi tremano. Tremo tutto per la verità.
Vedo due di loro cadere in terra, poi anche il terzo, un altro scappa.
Non perdo un solo istante: salto dalla finestra per inseguirlo, sono solo tre metri…
“Mamma non me ne va più”
“voglio la coca cola”
“prima finite di mangiare tutto!”
“E zitti un attimo! … Fatemi sentire il telegiornale!”
“Tragico pomeriggio in un piccolo centro del comasco. Due anziani che avevano appena ritirato la pensione sono rimasti uccisi da colpi di arma da fuoco. Altre due persone ferite in modo grave. A sparare, dalla finestra della sua stanza al terzo piano, un bambino di undici anni. Si è impossessato della pistola del padre, una guardia giurata che stava riposando ed ha sparato sulla folla. Il piccolo è poi caduto nel vuoto perdendo la vita”.
Tragicamente probabile…
ciao
anna
Quando il gioco diventa realtà, quando quel limite, fine come un capello, viene superato, e di là da quello, la tragedia.
Sandra
appena dopo la fine del racconto, per 20 secondi, ho immaginato si trattasse della follia di una guardia giurata insoddisfata, come il personaggio di taxi driver, che addirittura poi getta il bambino dallla finestra per incolparlo….. per fortuna la visione di tale finale, ancor più nefasto e forse per questo più realista, non è andata oltre i 20 secondi… ma continua a risultarmi più difficle pensare invece, che quanto hai raccontato accada nella realtà in quei termini; beh perchè i casi di follia omicida penso riguardino un’età più matura e delle motivazioni purtroppo meno romantiche di come sanno essere quelle infantili …..in America erano ragazzi filonazisti che di certo non nutrivano ammirazione per la professione del polizziotto cmq se l’intento di questo racconto non era un voler dipingere la realtà, lo apprezzo per tutto il resto è stato l’unico della pagina il cui incipit “dedicato” mi ha incuriosito… davvero bella!
Bello il tuo racconto, l’avevo già letto sul tuo sito e mi è piaciuto ancora di più a rileggerlo.
Mi meraviglia sempre, in questo forum, vedere come i commenti ai racconti vertano sempre sulla storia in sé, come se ci dovesse essere una morale o come se la storia fosse vera.
A me del tuo racconto piacciono il ritmo, l’idea, il suo sviluppo con finale a sorpresa… non mi interessa minimamente se possa verificarsi o meno. Non c’entra niente con la ‘scrittura’.
Per quanto mi riguarda, considerando che il racconto è un racconto giallo, intendevo dire che rispecchia il genere ed ha uno stile espositivo adeguato e incalzante.
In linea, quindi, con ciò che ci si aspetta per un racconto giallo, con un doveroso finale sorprendente.
Morale e “mi piace”, “non mi piace” tendo a tenermeli per me, a meno che non mi si strappino i chiodi dalle mani.
In questo caso, “mi piace”.
Solo un piccolo appunto.
Quando tu descrivi i pensieri del protagonista, inganni il lettore facendo un piccolo curriculum vitae , molto hard boiled, molto noir.
Ma poi, quando si svela che il protagonista è un ragazzino… non mi sembra molto credibile che un ragazzino possa arrivare alla definizione di un simile background. O la dimensione del narrare e quella dei fatti sn posti su un piano “ideale” e uno più “concreto”, oppure mi sembra tutto troppo perfetto per il protagonista… a 11 anni se spari a un tizio con la pistola del papà lo fai per incoscienza, non riflettendoci. Non si ha ancora la cognizione del dolore e della responsabilità… scusa per le critiche, però secondo me c’è qualcosa che nn va. Ciao.
Uuaaooo, un racconto davvero strano!!!
Mi ha sorpreso molto, complimenti… Ci fa capire come sia sottile il filo che divide l’immaginazione dalla realtà e come sia facile confondersi…
Il tuo racconto, è strepitoso, sul serio… per sbaglio ho aperto questa pag, e ho letto le prime 2 frasi, ti dico solo questo…, non riuscivo a fermarmi, mi coinvolgeva troppo. (complimenti davvero…)by noemi
Si diciamo che è un bel racconto… un po’ cruento… ma fiko
Bello!!!
Io ho capito tutta la storia e ho apprezzato