Giuliana,
mi hai dato
vita, visa e via:
ora t’imbocco, sei tutta mia.
Alle spalle Monte Mario,
nomen omen, nonno di Paglia,
chi lo svaluta si sbaglia.
Dentro, ahimè, l’umore è vario,
pronto presto a levigarsi
con l’incedere dei passi.
Quanti sono? Forse Cento.
Chi ben inizia è già a metà,
dell’op.. Ra,
il Sole viene e va.
Grazie Mario.
Bella, Giulianella,
piena di vita, ricca di talento,
mai raminga o a faro spento.
La tua gens,
sarò sincero:
tutta mens,
ne vado fiero.
Giulia
il tuo nome vero,
un’altra strada,
la stessa fama,
un gentilizio
per chi ti ama!
Il tuo viso sorridente
resta limpido e splendente.
Sempre sette i tuoi fratelli,
tutti vispi, asciutti e belli;
lì davanti zio Vittorio
il più grande zio Antonio.
Rese unite dalla storia,
dalla caratura ctonia,
furon Iulia e anche Antonia,
due baluardi di memoria.
Cos’è stato?
Un altro Stato.
Ma quell’Azio?
Uno strazio!
Pose fine alla passione,
attestando la ragione.
Io son qui, a ricordarti:
non è più tempo dei Parti,
resta sveglia la guerriglia
di quei luoghi, miglia a miglia.
Sono già troppo lontano,
va afferrato il freno a mano:
la mia meta è il Vaticano,
ma il percorso si fa strano.
Sono lieto, eppur lo vedo: è il divieto,
ora avverto un senso inquieto.
Ecco via Leone Quarto,
sulla destra il mio Liceo,
alle spalle l’ermo colle,
l’Infinito senza folle.
I bastioni, il Risorgimento,
una Piazza e un monumento,
garanzia di libertà,
che si ferma e resterà,
inquietante, affascinante.
Detto fatto, è qui il traguardo,
son gazzella, anzi ghepardo.
Un saluto, passo e chiudo:
tutto fatto, messo a nudo.
Lo confesso, non è captatio,
siete qui e vi ringrazio!
Conoscevo bene il suo talento in tutte le materie che abbiamo studiato insieme, ma l’arte della poesia mi mancava. Sono sempre più orgoglioso di averla avuta come professore e come amico, ma soprattutto di condividere con lei l’amore per il nostro amato quartiere: Prati.
Con affetto,
Matteo