Quando e se troverai questa lettera, mio caro extraterrestre, la nostra umanità si sarà estinta. Ne sono certa. Ho con me l’ultima riserva di aria rimasta sul nostro pianeta e lentamente sta finendo. Prima che il buio e l’oblio oscurino la mia mente, vorrei anch’io lasciarti, come altri in quest’ultimo periodo, testimonianza di ciò che siamo stati su questo piccolo pianeta azzurro. In realtà i nostri supporti mnemonici sono tanti e ben forniti di notizie e documentazione, ma manca il senso del nostro evolversi ed estinguersi. Non riuscirò a dare risposte, posso solo fornire gli ultimi precipitosi fatti che hanno chiuso questa avventura umana.
Millenni di storia sono passati prima di sentirci finalmente in grado di avvicinarci al concetto di umanità: un’unica razza, capace di sentimenti di tolleranza, solidarietà e cooperazione. Lo abbiamo intuito negli ultimi secoli, lo abbiamo fatto risuonare sulle nostre bocche e nei cuori di molti. Ma cosa volesse veramente dire, sfuggiva ai più. Leggi scritte sottolineavano i principi ispiratori di una fraternità, uguaglianza e libertà raggiunta con il sangue; poi, nella pratica, si evidenziavano i distinguo, le priorità, le classifiche con i primi e gli ultimi. Allora le leggi si attorcigliavano su sé stesse cercando di ricucire il terreno dell’equità sociale. Inutile: più ci provavano, più si attorcigliavano e il dibattito e la polemica scoppiavano ad ogni alzata di ciglio.
Tutte le marce che avevano animato le conquiste sociali si erano disperse in piccoli drappelli separati e poi in gruppi isolati. Fino a quando ognuno si è chiuso nel proprio orto. La definizione stessa di “comunità sociale” irritava, creava un prurito insopportabile.
In ogni orticello ognuno ha cominciato a coltivare i propri interessi: più soldi, più privilegi, più spazi, più muri, più ingordigia, più sballo. Cosa poteva succedere fuori dal proprio orticello non importava. Così funzionava la finanza e l’economia mondiale, saturando via via i diversi campi su cui mettevano le mani: energia, beni immobiliari, commercio, risorse naturali…
A forza di cibarsi di tutto questo, l’umanità si è ammalata. Nulla sono valse le più avanzate scoperte scientifiche, nulla la corsa a tornare indietro sulle scelte scellerate fatte in nome del dio denaro. L’umanità ha iniziato a cadere sotto i colpi di ciò che non si poteva più controllare. Come mosche davanti all’insetticida. Le Cassandre finora inascoltate sono diventate i fari guida di coloro che volevano trovare speranza e sfuggire alla paura.
Quando ci siamo ridotti ad un quinto, abbiamo capito che eravamo ad un bivio: o ci salvavamo insieme o morivamo. Troppo tardi: le nostre menti, le nostre abitudini, le nostre priorità mentali erano ormai incapaci di parlare al noi. Così è cominciata l’ultima fase, quella che ha visto tutti contro tutti. Ci siamo accaparrati l’aria! Abbiamo cominciato ad aspirarla e sigillarla in bombole, cisterne, silos. Abbiamo cominciato a rubarla agli altri, lasciandoli soffocare in una realtà sempre più asfittica dove tutto cominciava a morire. La nostra Terra si è ridotta ad un deserto dove pochi brancolavano in cerca di cibo ed acqua per sopravvivere.
Per un po’ i soldi hanno fatto ancora la differenza: chi aveva camere iperbariche, chi bombole di ossigeno nascoste nei magazzini. Intorno l’umanità che moriva era “la gente”, un nome collettivo che comprendeva l’anziano come il giovane, la madre come la figlia, il neonato come il ragazzo, la nonna come l’adolescente.
Siamo rimasti in pochi: i più rapaci, in grado di strappare il boccaglio anche a chi stremato chiedeva un ultimo respiro. Senza cuore, senza coscienza, senza lucidità, ma sapendo in fondo che non c’era via di scampo.
E adesso che sono l’ultima, vittoriosa di questa corsa, mi accorgo che non ho un pubblico che mi applaude ed incensa le mie gesta. Sono sola, sola con me stessa e la mia ultima bombola. Ho ancora quattro respiri… scrivo il mio nome… tre respiri… perché tu che lo leggerai… due respiri… possa ricordarti che questa umanità portava il mio nome… ultimo… quello di chi ha detto troppe volte “Io”.

4 pensiero su “Ultimo respiro”
  1. Merita di esser introdotta nei libri di testo scolastici… un po’ di riflessione per tutti NOI.

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