Spesso guardo fuori dalla finestra, il cielo
mi immagino lì
dove c’è tutto
dove c’è niente
a fluttuare tra una nuvola e l’altra
il fiato che manca
l’ansia che avanza
la paura si propaga
e crollo cadendo al suolo
un battere sulla mia spalla
mi giro
ricominciando a stare qui
dove ci sono tutti dove c’è tutto
dove non c’è chi e cosa voglio
e spesso chiedo alla luna di fare un patto
che mi porti affianco a lei
lasciando posto ad un’altra stella
perché questo mondo non mi basta
perché questo mondo non mi sazia
come torri gemelle dentro
sento le pareti grattare nel mio animo
tutti quei ci sono e son rimasto solo
ad asciugare le ferite
contare i miei tagli
colmare i miei spazi
non ricordo l’ultimo sorriso
il grido di quel bambino
le urla di un genitore
lo schiaffo e il dolore
non ricordo l’ultima lacrima
l’ultima dolce parola
rimbomba nella stanza
lo sbattere del letto
il chiudersi di una porta
non ricordo nemmeno l’ultimo sentimento
l’ultimo scatto d’ira
le lacrime salate
il sangue scorrere
le farfalle nello stomaco
il ridere piangendo
non ricordo esattamente me stessa da un po’
ed è per questo che me ne andrò
il mio cuore reggere non può più
se vuoi provaci tu
io vi abbandono
oramai ci ho provato
e il risultato
non è stato quello sperato
Un insieme martoriante di sensazioni… ma poi viene il sereno.
La vita è tutto questo, a fronte di un plumbeo harakiri. Ma si può andare oltre l’autoschediasma, raggiungendo il piacere puro, il gusto di ciò che ci attende dietro l’angolo, spesso senza neanche essere minimamente previsto né atteso.
So che non è il momento giusto per proporre un discorso del genere, ma viva l’Ottimismo, ora e sempre!