Andrà via il temporale

e rischiarerà al mattino.

Sarà brina nuova

come cocci di vetro taglienti

ti mostra

che la fulgida luce che riflette

ha per nome un solo nome:

è verità crudele che ti ammalia

col sorriso più bello,

che s’alza dietro i monti

e fa luce su tutto.

Sì, ti mostra le pendici

abbassate e pesanti,

il letto pieno d’ira

che move al mare,

ciò che al buio

era solo rumore.

Mostrerà terre frustate

ingorde d’acqua

e anime spaurite

che pregano un arcobaleno.

Finirà com’è iniziata

e quel sole fiero,

irremovibile giudice,

scoprirà la vita lacerata

lasciata andare alla tormenta.

Non avrà pena di ciò che resta

e per ciò che ha tolto.

Ci lascerà quelle schegge di vetro

sparsi sui campi e nella vita.

Ci lascerà le ferite

che né terra,

nuvole,

mari,

né fuochi

sapranno sanare.

Tornerà malvagio il sole

a fare luce su macerie,

ti sbeffeggia la brezza all’alba

prima di portare via il gelo.

Ma per ricostruire il cuore,

ultimo baluardo sull’orlo del nulla,

non sai se basteranno

tutte le primavere del mondo.

2 commenti su “La crudeltà del sereno”
  1. Il sole illumina quella vita che annaspa. Eppure, mai doma, costruisce. Distrugge. Ricostruisce. Finché sorgerà il sole: vero motore di tutto ciò che illumina.

  2. Bellissima come tutte le tue Raf.
    No, non basteranno tutte le Primavere del Sole, che sorgerà sempre da padrone ma, chissà se scalderà… troppe macerie, troppe ferite, troppi pezzi di vetro.
    Grazie.
    Sandra

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