Un’altra complicità imperdonabile era quella che tu tramavi da tempo e adesso eccola, eretta con lo sguardo affilato e fulmineo, accanto alla porta d’ingresso del nostro salone in stile retrò.
La mitica Iside, bella come una Dea.
Anche quest’insidiosa nemica della serenità viene conosciuta soltanto ad esperienza avanzata, di quelle epoche e di quei fatti.
Ma adesso è qui, posta in piedi ad osservare noi, sommersi dal dubbio prepotente, nel rifrugare tra le immagini rimaste nella memoria.
Ricordi vivi e gloriosi, anche se convinti, che il leggero bagaglio di poche fantasiose figurazioni, ci abbia oramai svilito per sempre.
Lei, la Dama imponente in color d’oro vestita, con lo sguardo fiero e trionfante e la mano reggente il sistro, si mostra quasi ad allineare, dirigere noi due increduli ed estasiati, verso la melodia della sua corte.
Come ogni uomo ha una propria genesi, io non riesco a spiegarmi come questa Creatura possa racchiudere il mistero dell’Universo.
Madre, Moglie, Figlia, in una terreno moderno, fertile, accorto e intelligente, avverso al valore amletico delle credenze.
Per niente intimorita dalle incognite che sovrastano gli esseri mortificati, agito la gonna a guida del pulsare umano; assai propensa ad annunciarmi in fretta, celando calma apparente e spiccato virtuosismo.
Spalanco le gambe…
…E lui la guarda.
Iside, la Sposa del Mistero.
Dal suo seno sembra sgorgare il nettare conferitogli per diritto divino nel Regno. Nel grembo rotondo disegna il suo trono e il portamento altero, echeggia e testimonia la leggenda e le rivelazioni arcane e superstiziose.
Iside, la Maga Sapiente.
Capace di svelare il suo nome segreto dal Sole, frutto del germe colto con la testa alta, nonostante il peso e il dolore, suo fardello inviolabile dalla penetrazione umana. Irriverente, come le feroci sventolate da lei infierite sul recondito complotto indecifrabile.
Iside, il Mito e Potenza.
A governo dei popoli combattuti e feriti, o più vulnerabili all’ostilità della sorte, mistificazione e miraggio con le ali di uccello a rinvenire il corredo tombale, per anatema ai perversi, indossa il gioiello di fenice d’argento.
Iside, Dea d’Ambra.
Velata che domina, ornamento il pendaglio, a pompare il respiro del Bene Perduto. Ha recuperato il corpo intagliato e cucito in 14 cuori: nell’occultamento del membro defunto, un sostegno di nervi, ricomposto in assetto i lembi del sesso.
Iside, Icona accogliente.
Umore collante l’Amore. Il ritorno al contatto, il tocco; la mano masturba il suo ventre, il seme instillato nell’utero. Né giorno né notte. Paura, la carne alla carne, nettare in bocca, linfa di sangue, estratto di vita, la speme viva.
Iside la Forza e la Scienza.
Terapia e fervore; misticismo e redenzione, meretrice onnipotente, principio femminile, l’energia vera, la rabbia e la reincarnazione. La procreazione.
Iside, Dea di tutte le funzioni vitali.
Emulata dai devoti a Lei consacrati, adorata dagli esuli Pagani, Bellissima Vergine Puttana Vivissima, adesso stai qui nel mio salotto, a beffare i curiosi, a sorridere ai maligni e a fottere il mio uomo.
Questa è oramai la volontà segreta ed ostile mobilitata contro due vite sole.
Una pace perduta.
Né Madre, né Moglie, né Figlia, mentre mi osserva dall’alto della sua statua di Marmo, subdolamente, nei momenti di pausa.
Iside, la Grande Dea.
L’ultimo regalo, a sorpresa, per il mio compleanno.
RG.
L’ho letto due volte, ma…mi resta difficile comprenderlo. Non mi è chiaro di chi si parli: di una dea, di una statua, di una mummia, di una reincarnazione o di un’idea?
Nel terzo paragrafo è difficile stabilire di chi sia la voce narrante, il soggetto, l’oggetto, l’azione.
Tutto il linguaggio è reso complicatissimo ed involuto, suona musicale, profetico, vagamente minaccioso ed ugualmente incomprensibile: che sono “le feroci sventolate da lei infierite sul recondito complotto indecifrabile”?
Decisamente non sono all’altezza di tanto ermetismo.
Mi sento di dire che questo scriver libero e svariante s’incentra sulla figura mitologica di Iside, -Dea dai centomila nomi-, speranza escatologica dell’Universo feminino e non solo.
Questa Donna fu attraversata da sentimenti spietati e umanissimi, che sono ancora il segno più chiaro dei nostri limiti contemporanei.
D’eloquenza particolare, il pezzo s’è scritto di giubilante impeto.Non è questione di altezze, è l’ordito, ardito.
Bella fantasia.
La dama cortigiana istituisce figure e passano i momenti dell’altrui vita e sapori di donna. Figure impassibili.
Divine per diritto.