Camminava accanto a quella bambina,
sembrava non conoscerla,
ma l’amava in un modo incredibile: era suo padre.
Purtroppo quel sentimento non era corrisposto come un genitore vorrebbe,
lei viveva in un mondo diverso,
nessuno sapeva ciò che provava.
Ogni giorno lui l’accompagnava al centro di riabilitazione, poi andava via,
lei era solita fermarsi immediatamente dietro il vetro dell’ingresso
da dove restava a guardare il mondo fuori,
chissà il suo sguardo su cosa si posava.
Chissà quante volte il padre avrebbe voluto salutarla nel modo giusto,
ma comprendeva di non essere mai ascoltato,
anche se presente, lei era altrove.
Quando le parlavi, ripeteva soltanto le tue parole,
se la guardavi, indirizzava il suo volto verso quel vuoto che si creava intorno.
Viveva in quella dimensione chiamata autismo,
dove tutto esiste e nulla è tangibile.
In quel mondo si provano molte emozioni,
che nessuno potrà mai conoscere.
Una bella emozione, una descrizione ben fatta, che da una stretta al cuore. Brava
Terribile.
Vivere in un Mondo dove nessuno può entrare… e solo la poesia… raccontare.
Un pensiero d’amore.
Sandra