Scrivi una parola. Se non ne hai te ne presto una, l’ho rubata all’angolo di strada dove dormiva un uomo. Era scalzo, le scarpe posate al lato; un paio di scarpe impolverate, sistemate con cura, allineate al muro ad occupare il meno possibile il passaggio. Un uomo piccolo, minuto; uno scarto di vita.

Prendila tu questa parola rubata, ondeggiala fra le barche ormeggiate in salvo; trovale un porto di frenesia, che possa ripartire da piedi scalzi per rotte brulicanti.

Ho le dita su gallerie percorse dal vento, lo sento ruggire prigioniero e selvaggio. Ancora un giro, un giorno, un anno forse e troverà una fessura, una crepa, un baratro. Le stazioni saranno travolte, i puntini sulla mappa divelti, le viti e i bulloni salteranno nella feroce danza di liberazione.

Ancora un giro e mai più un giro di sosta. Un salto, un balzo, un passo di danza; le scarpe calzate ad occupare tutto il vento.

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