Di queste mura merlate m’incanta
la vita che hanno vissuto,
che memori trattengono ancora.
Ascolta,
all’alba del viaggio che schiude
le porte di impalpabili regni,
silenzio indicibile e vivo
risuona al di là della vita.
Ascolta,
parole d’ordine dimenticate,
che forse non s’usano più,
calano stridenti pontili
sui fossati che sanno d’agrumi
per dare asilo a cavalieri e dame,
cortei reali e semplici viandanti.
Qui l’eco attutita di perse memorie
riverbera tra impervie feritoie
svelando musiche e danze,
armature e amori.
E nel boschetto secolari querce
danno dimora all’upupa e al falchetto.
E dal tempo il pensier cerca riparo
trattenendosi al sogno.
E in lieto disimpegno dalla loggia,
la vista accarezza la terra dei Mastrilli.
Non mi stanco mai di ammirare le sale
che sanno di antiche feste.