Nascesti da una costola di Adamo
per divertirlo e combinare guai,
oppressa dall’infamia di una colpa
che fece di te l’origine dei mali.

Bruciata come strega sulle piazze,
caduta sulla lama di un coltello,
venduta come merce nei bordelli,
data in sposa dal padre, lapidata,
per un atto d’amore in libertà.

Fosti l’angelo del focolare,
col tuo capo sempre più chino,
percorrevi un sogno già infranto:
nemmeno poteva il tuo pianto
deviarne il segnato cammino.

In questo assurdo circo della vita,
muovesti i passi sui fili dei tendoni,
come un’acrobata, senza mai crollare,
aggiungendo coraggio all’immaginazione,
reclamando istruzione ed emancipazione

Imparasti che Adamo nacque da una donna,
che il tuo peccato fu la libertà;
realizzasti che l’amore è una scelta
generata ogni giorno alla coscienza,
che il lavoro non ha genere che tenga.

Furono il frutto degli anni tuoi più verdi,
quei palpiti d’oro, gli occhi innocenti;
ti battesti dentro il tuo corpo liscio
percorrendo ridendo la tua vita,
guardandoti allo specchio…

Ingannò la dolcezza del tuo viso;
un morbido seno e una sottile vita
celarono la forza di un guerriero.
E allora urlasti la tua splendida virtù
che altro non fu che la disobbedienza.

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