Le quattro del mattino, tutto sembra in silenzio, solo quell’uccellaccio notturno non identificato gracchia sull’albero di fronte a casa mia, per anni ho cercato di capire che genere di pennuto fosse, lancia delle urla strazianti, ogni notte finchè non albeggia.
Non faccio mai spuntini notturni, in verità se potessi eviterei persino di mangiare, solo ho voglia di fumare e appena sveglio non mi dà gusto se prima non ingurgito una qualsiasi cosa; mi faccio coraggio e mi alzo dal letto senza accendere la luce, mia madre dorme e sembra crocifissa sul materasso in soggiorno, la tele ancora è accesa, c’è una retrospettiva su Alberto Camerini che canta di maccheroni elettronici o elettrici non comprendo bene, non ha molta importanza comunque, niente ha molta importanza a dire il vero.
Entro in cucina e faccio per aprire il frigo con le idee poco chiare su cosa mangiare, penso che prenderò un pezzo di cioccolato o una fetta di salame, mi sento la testa liquida, come se ci fosse una palude o delle sabbie mobili nella scatola cranica, tutto affonda, tutto ciò che penso sprofonda per lasciare spazio ad un’altro pensiero e così si sussuegono mentre sono immobile davanti al frigorifero con la mano appoggiata alla maniglia, ora Camerini canta Tanz Bambolina, non afferro le parole del testo ma pare simile a un certo tipo di new wave francese che ho sempre odiato, probabile che mi sbagli, mi sporgo per vedere ed è vestito come una specie di Arlecchino con dei figuranti in secondo piano che mimano le posture di un robot, le solite mosse, un tipo finge di portarsi una sigaretta alla bocca e mi domando perchè mai un robot dovrebbe fumare, ad ogni modo mi ricorda il motivo per il quale da dieci minuti sono immobile davanti al frigo, lo apro prima che mi dimentichi un’altra volta il desiderio che mi ha spinto ad alzarmi dal mio letto.
La luce all’interno mi pare più fioca, ed è la prima cosa che noto, poi qualcosa mi spinge a guardare verso il reparto verdure, cosa che faccio di rado, proprio davanti al vasetto dei funghi sott’olio c’è la testa di mio padre, solo la testa con gli occhi chiusi, quando si è accorto che l’ho visto li spalanca di colpo, io comincio a tremare al ritmo di Computer Capriccio, mi manca il respiro cerco di richiudere lo sportello ma mio padre è lesto a ficcare il naso in modo che non lo possa chiudere e poi con un colpo di mento lo rispalanca del tutto, ed è lì che mi fissa con uno sguardo severo.
– Non ho fatto tutta questa strada perchè tu mi tenga chiuso qui dentro ora che mi hai visto, devo parlarti è per questo che mi hanno concesso di apparirti in mezzo a sedani carote e conserve di funghi –
– Vado a svegliare mamma – dico io con la voce che mi trema da matti – sarà contenta di rivedere anche solo la tua testa, parlate un po’ e io me ne torno a dormire –
– Tua madre non mi vedrebbe, vedrebbe te che parli con un barattolo di tonno e penserebbe che ti droghi ancora, non sono qui per parlare con lei, è per te che sono apparso ed ora mi ascolti, vai a spegnere la televisione o abbassa il volume che non l’ho mai potuto sopportare quell’idiota, e non provare a tornare in camera altrimenti ti compaio sotto le coperte –
Vado ad abbassare il volume mentre un Camerini agghindato da capo indiano sta attaccando Ska-tenati, mia madre è sempre crocifissa ignara di tutto, l’uccellaccio canta a intervalli regolari, mi do un pugno sulla punta del mento e sono indubbiamente sveglio. Torno in cucina.
Mio padre sta sgranocchiando un gambo di sedano – Reggilo – mi dice – senza mani faccio fatica –
Reggo sto sedano finchè non lo ha masticato fino in fondo, quando ha finito di pulirsi i denti con la lingua attacca a parlare.
– Io so che tu non credi che ci sia qualcosa dopo la morte, pensi che io non abbia seguito il percorso della tua vita, ti sbagli, sono qui apposta per dirti quello che penso di te e di ciò che ho visto, poi toccherà a tuo fratello, ma da lui ho intenzione di palesarmi solo sotto forma di gambe per poterlo prendere a calci nel culo –
Sembra davvero incazzato e io non ho ricordi di lui arrabbiato, questa cosa rende tutta la faccenda ancora più spaventosa di quanto già non lo sia di per sè.
– Papà mi sei mancato tanto, te ne sei andato così presto, non hai idea di quanto io abbia sofferto la tua mancanza –
– Hai sofferto la mia assenza, ed è per questo che sei un totale fallito, non puoi comprendere lo strazio che è stato osservare la tua vita giorno dopo giorno per tutti questi anni, vedere che non combini nulla di buono, anzi che non combini niente di niente, guardare tua madre che patisce per questo suo figlio senza arte ne parte, senza un lavoro, senza una prospettiva di futuro, i tuoi amici di infanzia hanno tutti costruito qualche cosa, tu sei fermo al palo, gli anni passano e io credo che tu ci marcirai attaccato a quel palo –
– Io credo che..-
– Taci, venticinque anni senza padre e ora che ti parla lo interrompi? Non sei stato nemmeno capace di prendere un titolo di studio, non mi raccontare cose che so già, che non ti piaceva la matematica, che odiavi i compagni di classe, tutte balle, a te importava solo di sfondarti di canne dalla mattina alla sera, a cosa ti ha portato tutto questo, ti ha portato ad essere quello che sei: una nullità. Perchè non hai una relazione seria, te lo sei mai chiesto? Rispondi. –
– Non lo so, io credo che sia per il mio aspetto, non sono un Adone e viviamo in un’epoca che vive di immagine –
– Ti sbagli non è per quello, o almeno non solo per il tuo aspetto ributtante, su quello ci si potrebbe anche passare sopra, ma tu sai che vede una donna quando ti guarda, te lo sei mai chiesto, te lo dico io: vede un futuro di feste Natalizie passate a mangiare crocchette di patate in un tugurio maleodorante, vede vacanze estive passate sulle sponde dell’idroscalo mentre le sue amiche sono in posti esotici, vede una vita di rinunce, nessuna ti chiede la luna figlio mio, ma tu non sei in grado nemmeno di mostrare un mappamondo.
– Pà questa metafora fa cagare –
– Idiota io facevo l’impiegato non il poeta e nemmeno perdevo il mio tempo a scribacchiare scemenze, sei sbiadito e sei invisibile, io non posso fare altro per te se non metterti di fronte alla realtà dei fatti, forse avresti avuto bisogno di tante paternali come questa, quello che ti è mancato è stato un confronto con una figura forte, forse mi avresti anche odiato, ma ora saresti un uomo –
– La mia prima paternale di tutta la vita – penso io a voce alta, – è finita o c’è qualcos’altro ancora che mi devi dire – chiedo.
– No è finita –
– Bene allora se è finita vai a prendere a calci in culo Ivan, mi è venuta voglia di funghi sott’olio e tu ci sei proprio davanti –

 

4 pensiero su “La testa nel frigo”
  1. L’inizio è da horror: lascia interdetti e prende.
    L’idea del frigo è allucinante e geniale.
    La paternale ha dei momenti di lungaggine su cose scontate, anche se necessarie ad identificare il personaggio (del figlio), ma lì cercherei di tagliare qualche passaggio un po’ scontato.
    Ci sono delle battute notevoli, anche il mappamondo…
    La chiusa è degna del personaggio: cinica ed esilarante.
    Bravo!

  2. Racconto particolare, mi é piaciuto, qualche distrazione sugli apostrofi, direi bravo.
    Sandra

  3. Bello. Davvero. Solo la punteggiatura non è all’altezza. Cerca di tirarla un po’ su; aggiungi qualche punto al punto giusto e rinuncia a tutte quelle virgole ansiogene.

  4. non sono intervenuta prima, perchè la diatriba con altro interlocutore era molto accesa.
    trovo che il racconto sia spassoso e se non fosse per l’accenno all’Idroscalo, che a me milanese fa pensare a Milano, letto con accento bolognese diventa esilarante, la versione surreale di Jack Frusciante.
    certo lo scritto sarebbe da rifinire nella punteggiatura, nell’ortografia, nel taglio moderato di qualche passo, però anche le battute scambiate e censurate erano surreali, quasi stessimo assistendo ad un duello con premio finale a chi più grosse le sparava.
    non credo che in ciò stia la differenza tra qualità e quantità.
    pensare di scrivere su un sito e tirare cannonate per sapere se è abbastanza valido per potervi pubblicare i propri testi non c’entra nè con la validità dei testi propri nè con quella dei testi altrui e tanto meno con la validità del sito stesso.
    il sito è la comunità di cui tutti siamo parte.
    “mezzogiorno di fuoco” si gira altrove.
    un saluto a tutti
    anna

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