Lo dedico a te, che non sei più con noi.
Ma sei e sarai sempre nei nostri cuori, finché ti raggiungeremo, nell’eternità di un amore infinito.
Chiamiamolo promemoria.
Ad un certo punto della nostra vita, prima o poi, quell’elenco scorterà la nostra giornata.
Lista della spesa, di farmaci, di attività, di semplici pensieri.
Sul mio validissimo cellulare, restio ad abbandonarmi, nella durata della stessa batteria, avevo creato la lista.
Ora, tra l’usura del quotidiano e la realtà ipertrofica da cui siamo angustiati, ha voluto cancellarsi.
Diamo per scontato, aggiungiamo, aggiorniamo… e poi ai nastri di partenza.
D’un tratto la scritta è sparita.
E io riparto da zero.
Al primo posto c’eri tu.
Furono le ultime due parole: allora le tue, ora le mie.
Lì, sul capezzale, tra fonemi ritorti, due segni benedetti.
Sicuri, sinceri, sentiti, vibranti come colpi di fucile.
Le cartucce oblunghe di nonno: giganti, doppie, possenti.
Suoni scolpiti per sempre, un lascito senza prezzo.
Un’altra responsabilità, dopo quella del “sei e sarai sempre il numero uno” del caro papà?
Non lo so, ma ora siete insieme anche lassù.
Mi deste la vita, la forza per condurla.
Un nobile intreccio la sua lode permanente e la tua delicata attenzione.
Cento per cento, non una frazione zigrinata.
Io ancora non me ne rendo conto.
A noi, a lui, a tutti: tranne che a te.
Pensavi solo agli altri.
Immolata sul calvario di un’esistenza sofferta, donavi il tuo fiore.
Suggerlo per noi, tue api, fu un piacere divino, fonte di ogni bene.
Mai nessuno potrà restituirti quel dono.
Alcuni genitori mettono al mondo per poi sparire, nel fisico o nell’anima.
Altri sono burocraticamente convenzionali: perfetti, ma in apparenza.
Altri ancora amorevoli, ma tutta sostanza, senza convenevoli.
La lista sarebbe lunga: mi fermo qui.
Ritorno da te.
Ci hai donato l’esistenza e la capacità di amare.
Grazie a te aggireremo il triste scoglio dell’orgoglio, la violenza dell’apparenza, lo sguardo assente della gente.
Porteremo sempre in noi il paradigma sofferto della tua generosa esistenza.
Non si sbiadirà mai.
Grazie, Mamma.
Una poesia semplice ma intensa, che arriva dritta al cuore. L’amore di un figlio per la propria madre, una forza in grado di essere sentita dovunque
Molto sentita, a tratti criptica … finale di pace