Nel terzo millennio esistono ancora i sogni. A tutt’oggi qualcuno spera nel futuro, vive di passioni, di progetti ed idee, confuse o meno, non importa. Oggi qualcuno si prepara a diventare qualcuno domani. Qualcun’altro studia, suda e sacrifica se stesso per un ideale, ancora oggi. Esiste chi vive d’arte, chi di fuggevolezza, chi alla giornata, c’è chi vive per essere sempre ventenne, chi vive come fosse sempre alla maturità: un esame dopo l’altro.

C’è chi si dona al cielo, ad un Dio, ad una ricerca incessante, alla propria fede. C’è chi è nato per essere eroe. C’è chi vive raccontando fantasie o realtà, chi vive solo un istante, chi osa oltre il limite, chi ama ingenuamente, chi scrive sui muri, chi chiude gli occhi pensa al domani e si convince che il mondo si può cambiare. È il XXI secolo.

Non vi sono cardini fissi e tutto è relativo e sovvertibile, tutto pare realizzabile, ogni cosa sembra facile e fattibile. Tutto ruota attorno alle nostre esigenze, le più strane esistite mai.

“Impossible is nothing”

Uno slogan racchiude tutto ciò che pensa un adolescente così come, oramai, un trentenne che allontana da sé tutto ciò che è responsabilità, in qualsiasi forma si presenti.

Non esistono confini, tutto può essere rintracciabile e afferrabile. Il virtualismo ci acceca e ci modella. Siamo la generazione hi-tech, il mondo cambia. Forse è sempre lo stesso ma più caotico e confuso. Forse a cambiare siamo soltanto noi.

Ogni cosa oggi deve essere al limite del consentito, non di meno, tanto da arrivare a confondere ciò che è lecito e ciò che non lo è. Siamo i ragazzi che amano il rischio. Disordine e fretta sono nel nostro DNA, non è un gene che fa la differenza piuttosto le scarpe. Sì quelle fanno la differenza. Aggiungasi la macchina lussuosa, e i vestiti griffati. Ognuno si esprime così come appare, e ognuno appare per esprimere qualcosa.

Che cosa?

Stravaganza, arroganza, libertà e spiccata fantasia.

La modernità è il nostro custode, un habitat al di fuori del quale l’uomo, e non solo i giovani, è perso.

La vita non è un valore, solo una cartina di sigarette, la si sfrutta la si consuma senza pietà alcuna. Si è ingrati verso ogni cosa ci circonda e ci sentiamo molto al di sopra di tutto. Padroni del creato e beffardi del Creatore.

Siamo gli amici imperfetti e sbadati, che ti consigliano la via che ti porta dritto nei guai, che ti aiutano a credere in te stesso. Siamo l’amore fuggevole e snob. Siamo i generosi bastardi, che prendiamo in giro tutti e soprattutto noi stessi. Siamo il branco che resta unito nonostante tutto. Siamo i soliti ritardatari, siamo tutti in corsa dietro il bus già partito. Siamo dietro i banchi e sappiamo già tutto. Niente e nessuno ha da insegnarci qualcosa. Siamo i patetici artisti di strada senza futuro.

E’ il rumore incessante dentro le nostre orecchie, un ipod, che ci fa compagnia, è la perfezione distorta che giunge dalla tv che ci pone obiettivi. E’ l’incoscienza che guida ogni folle gara di giovani, ed è sempre lei che ci conduce dove non vorremmo o dovremmo mai essere.

Un mondo, sempre più piccolo, confuso e vivace, colorato e pieno di graffiti.

E’ il nostro mondo, a nostra immagine e somiglianza.

 

4 pensiero su “Il nostro mondo”
  1. credo che ogni generazione pensi a se stessa come all’ultima, a quella che ha in mano le chiavi per aprire l’ultima porta.
    eppure nel susseguirsi di eventi, di uomini, di situazioni e di rivoluzioni copernicane al modo di vivere l’uomo si conferma sempre uguale a se stesso.
    niente di nuovo sotto il sole, tranne una maggior tensione di una parte dell’umanità a migliorare mentre l’altra parte si ingegna per affossarla.
    tutto è sempre già stato detto, in forma diversa, ma in costante e sostanziale uguaglianza di intento.
    e allora?
    ciascuno guardi a se stesso e a chi gli sta a fianco.
    solo così si può realizzare la grande utopia. utopia.
    ciao.
    anna

  2. scusami .
    ho scritto “utopia” 2 volte.
    spiacente.
    desidero aggiungere che il tuo è un bel testo e offre una bella riflessione.
    …e a proposito di errori “qualcun altro” si scrive senza apostrofo e generalmente si evita la virgola prima della “e”.
    perdonami se te lo faccio notare, ma poi un mio caro amico, che mi segue con passione, mi dice che invecchio e perdo colpi.
    con la storia degli insegnanti e della scuola mai come in questi tempi alla riscossa, sai, non posso permettermi di rinunciare al mio ruolo…
    ciao, Raf.
    un sorriso.
    anna

  3. Viste così le cose, caro Raf, é una presentazione triste e patetica della vita e dei suoi rappresentanti. Io ho molti anni più di te, e sto comunque vivendo questa stessa vita, credo fermamente nei sogni e sono ancora a rincorrerli, ho la fantasia come grande alleata e penso che l’amore, in tutte le sue forme, abbia ancora la magia di rendere le cose, le corse, le abitudini con abiti diversi e colorati, fino alla conclusione del nostro ciclo, lo credo fermamente e mando un po’ del mio flusso pure a te.
    Sandra

  4. Care Anna e Sandra
    vi ringrazio per i vostri commenti e i vostri accorgimenti. Ciò che avete espresso lo sento vicino al mio modo di vedere le cose, infatti guardando il mondo di oggi e cercando “di getto” di trarne qualcosa a me sono arrivate le stesse sensazioni di tristezza, pateticità. A volte sembra un mondo apatico, altre volte bellissimo, colorato, gioioso. Un mix di alti e bassi che riflettono il carattere dei giovani che lo abitano/dominano.

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