Esplose un culmine indescrivibile di gioia e disperazione, di pura trasgressione; mangiò quanti più bignè alla crema i suoi denti riuscivano a schiacciare, la crema le abbelliva il volto schizzandole negli occhi simpatiche gocce, che si mescolavano con lacrime, dense, vissute, sofferte, sentite. Dense di rancore, di rimorso, dense di una vita repressa. Continuò a mangiare, affogò la sua disperazione ormai culminata in trasgressione nella morbida crema pasticcera avvolta nel dolce sepolcro del bignè, ed in quel sepolcro ella trovò la morte: chi dice per soffocamento, chi per indigestione… sta di fatto che quell’abbuffata fu la sua prima ed ultima ribellione. In quel momento di pazzia e gioia confusionale, ebbe il suo funerale. C’è chi dice che le sue furono lacrime di gioia, chi di disperazione, taluni pensano che fu contenta perchè morì felice, morì nel cogliere il frutto proibito, si spense realizzando il suo sogno… staccandosi da terra e vibrando in aria fra mille piroette e salti mortali; talaltri che sia morta nella disperazione, che morendo ella capì di aver buttato la sua esistenza, capì che nel modo in cui moriva, avrebbe anche voluto viverci. Altri ancora diranno che la sua fu una morte cercata, voluta… un suicidio dolce come pochi. Degli altri risponderanno che ella neanche si rese conto di averne mangiato più di uno… perchè dopo il primo fu talmente assuefatta e inebriata da questa nuova sensazione di gioia e trasgressione che più niente capì, a nulla pensò. Mille sono le ipotesi… ma a noi neanche una interessa, a noi interessa sapere che questa donna visse in bilico fra due eccessi, tra il nulla e il troppo, con uno visse e con l’altro morì… ora con quale svolse una delle due mansioni è indifferente, l’uno varrebbe l’altro, quello che conta è che una vita camminata a gambe larghe, con il piede del desiderio che va da una parte, e quello della quotidianità dall’altro, è una vita sprecata, composta di piccoli passi impacciati, sia anche considerato il rischio di inciampare come la nostra malcapitata signora ha fatto. Una vita vera, è una vita vissuta a piedi vicini, che armoniosamente intrecciano ambizioni e realtà, una corsa perfetta, una melodia che pian piano se ne va.

 

3 pensiero su “Bignè alla crema”
  1. Si, una vita vera é camminare a piedi vicini, fra gioie, sofferenze, salite e discese, un giusto equilibrio che si rinnova, nonostante le battute d’arresto. Come si muore poi, un po’ dipende dalla vita che abbiamo condotto, molto da cosa é stato segnato per noi, comunque sia, quell’attimo é veramente breve.
    Ciao.
    Sandra

  2. abbuffarsi di bignè…
    che sogno….!
    e poi morirne….
    che tragedia…!
    un bel testo che fa riflettere sul mistero della vita, sul saperla vivere e sull’esserle riconoscenti.

  3. e se fosse stato solo un dolcissimo suicidio?
    stroncata dalla glicemia…
    ecco cosa succede se si vive di privazioni!
    Mi è piaciuto, scorre bene.

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