La sveglia suonò alla solita ora. Il gatto tirò su la testa e si stiracchiò. Si avviò verso la cucina alla sua ciotola. Pazientemente attese che la padrona si alzasse. Lei si alzò con una certa fatica e lo seguì. Sbirciando dalla finestra vide un cielo grigio. Il caffè gorgogliò sul fornello. Bevendolo controllò sul blocco degli appunti le commissioni del giorno. Non aveva molta voglia di uscire o comunque di affrontare la giornata. La sera prima aveva litigato con suo marito, come al solito. Come al solito, in sogno: nella realtà non succedeva più, non succedeva più nulla. Ma se all’inizio questo era stato un sollievo, si era accorta di surrogare nel sonno i vuoti che, per quanto riposanti, non riusciva a colmare. Anche i ricordi erano un surrogato di vita: qualcosa da rimuginare senza rimpianti, senza una via di fuga. Evitò di guardarsi allo specchio lavandosi, si vestì con le cose del giorno prima: curarsi non aveva più senso e non leggeva negli occhi degli altri la benchè minima attenzione alla sua persona. La giornata sarebbe trascorsa come le altre, non che fossero vuote: c’era sempre qualcosa da fare, ma erano tutte eguali. Stupido lagnarsene, pensò. In fondo, quando nella sua vita erano accadute grandi cose, erano state per lo più dei traumi. Le cose cercate, inseguite, non erano mai arrivate e, adesso, era tutto molto calmo. Il gatto miagolò petulante: aveva ancora fame. Si accorse di non aver ascoltato il notiziario, nonostante la tv a pieno volume. “Sto diventando distratta” disse, mordendosi il labbro subito dopo, perché aveva parlato da sola. “Sto diventando distratta!” ripetè, questa volta rivolta al gatto. Prese il carrello della spesa e uscì.
Fuori era tutto come al solito: la gente, il mercato, il traffico. In fondo, non la riguardava. Perdendo tempo cominciò a fare la spesa. Il carrello si fece pesante, anche il tempo e camminare lo erano. Tutto ogni giorno era leggermente più faticoso. Svoltò l’angolo ed entrò nel laboratorio di analisi. Alla ricezione ritirò la sua busta, come al solito in quella stagione, e sbirciò i risultati. Poi si sedette e li lesse con attenzione. Ripiegò i fogli e li chiuse nella borsa.
Trascinando il carrello verso casa pensò: mi dovrò abituare all’idea.
Poi si rese conto, con sollievo, che non ne avrebbe avuto il tempo.

 

5 pensiero su “Tutto come al solito”
  1. brava.
    sono particolarmente attratta da questo genere di racconti che sono come una pennellata sulla vita di tutti i giorni.
    un bel racconto sulla solitudine triste e abitudinaria di una donna anziana, con quel gatto solo, che solo la comprende e le fa compagnia.
    ciao
    anna

  2. Molto toccante, ben scritta e buona psicologia del profondo. Non credo però un’esame da laboratorio, per quanto specifico e complesso, possa sentenziarci i giorni rimasti; cmq nel complesso buona…

  3. Purtroppo dipende da quale esame e per quale male. Mai sentito parlare di markers?

  4. Lascia una curiosità che te avrai studiato, in fondo se è avvincente è perchè resta un interrogativo imposto o cercato, ma sei fluida e non complicata, doti immense per uno scrittore/ice
    a presto

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