Seduto su una sedia
circondato da gente
in quel locale affollato
mi sembra di soffocare
all’improvviso mi manca l’aria
affogo tra le loro parole spente
le risate insignificanti
le povere cose che dicono
mi sento un intruso
un forestiero
un indesiderato
non sopporto le loro facce
i vestiti, le scarpe, gli orologi, i cellulari, le grappe,
i caffè, i ciao, i baci,
la felicità
l’umanità
ho bisogno di emergere
perché i polmoni non resistono
la mente non registra più nulla
io non reagisco
tutto mi è indifferente
così mi alzo e me ne vado
la sera mi accoglie con uno
schiaffo in faccia
aria fresca
finalmente
sto da solo
con me stesso
e torno a respirare
Ciao andrea, c’è molta malinconia nel finale del tuo racconto; torni a respirare perchè sei finalmente solo… ma credo di capire che tu avessi avuto un attacco di panico quando ti trovavi con quelle persone e questo ti ha fatto vedere in maniera distorta il vero piacere di stare fra la gente credo.
Un saluto con affetto…
Alice Rainbow
Ciao Andrea, è molto bella la tua poesia, un pò amara anche. Penso di aver capito che la tua insofferenza è su un certo tipo di persone, quelle superficiali, quelle presuntuose, che dicono tanto e non ti lasciano niente (o quasi) e allora si sta meglio da soli, ma per fortuna l’umanità non è tutta così… Comunque, sei molto bravo a scrivere, complimenti. Ciao da Betta
Grazie ad entrambe per i commenti… Betta sei troppo buona!! e hai colto quasi del tutto il senso della poesia.
Ciao, un bacio.
ciao Andrea, forse non eri lì per caso, sai ogni tanto fa’ bene andare in luoghi dove tutto è diverso dal proprio pensiero, questo ci permette di riflettere e di esporci anche se a volte ci considerano marziani alla ricerca di chissà che cosa.
Mi auguro di aver capito qualcosa del tuo scritto, noi vorremmo la semplicità.
Edo