Tu,
un fascio di erbe che consuma il respiro,
con un bacio di terra
dal sapore di gelso
che m’indica il cammino.
Sei la notte del vampiro,
che non sorge dietro i granai,
e l’amore della luna
che verso il sole,
non muore mai.
La scritta eterna sul legno
di un ulivo arso dal vento,
che perde sangue,
lasciando un segno
eterno, nel mio tempo andato.
Mia pioggia di dolore,
caduta da questa croce,
dove la morte ride con i suoi angeli.
Vita con un’unica inevitabile spina,
smarrita nel deserto,
ed ora mia magnetica rosa,
agile farfalla dell’oceano,
mio selvatico sguardo di Amore.
io apprezzo questo contorcimento che descrive un amore simile a quello di un ulivo, essenza che ricorda un altro albero a cui la tradizione affida ben altro dolore e infinite speranze.
che mi piacciano le cose difficili?
ciao
un abbraccio.
anna
se vi state chiedendo l’origine del titolo, bè… guardate le prime lettere di ogni strofa più l’ultima dell’ultima strofa… 🙂
caspita, mi era sfuggita!
bravo e sottile!
a.
Una bella poesia, sottile ed elegante, tecnicamente perfetta, mi é rimasta a lungo nella testa senza però riuscire a scendere al cuore.
A presto leggerti.
Sandra
Mi è piaciuto molto quel “vampiro”, oltre a dare una impronta nuova apre la poesia a un nuovo tema, originale certo, molto gotica e ‘inglese’.