Ho deciso di scrivere una cosa nuova, si l’ho deciso.
-Con chi l’hai deciso?-
Con me stesso, con la parte di me che condivido.
-Parli con te stesso?-
Si, tu no?
-Non so cosa intendi precisamente.-
E tu fai una domanda su una cosa che non hai inteso?
-Spiegamelo tu!-
Cosa?
-Il fatto che parli con te stesso…-
Non ne ho voglia, non capiresti.
-Dimmi almeno perché hai detto con la parte di me che condivido, vuoi dire che in te c’è una parte che non condividi?-
Certo.
Tu per esempio, ora, non condividi con te stesso il fatto di non aver capito.
Voglio scrivere una cosa diversa, in modo nuovo.
Tu hai qualche idea?
-No.-
Lo sapevo…
Allora scrivo così:…
-Aspetta, voglio farti un’altra domanda…-
Mi fai perdere il filo sta’ un po’ zitto!
-Tu credi in Dio?-
Ma che c’azzecca Dio adesso?
-Lo sapevo…-
Vincent Van Gogh, ai mercatini di Amsterdam, non vendeva neanche una tela…
Per tutte le cose nuove come quelle diverse ci vuole un po’ di tempo per assimilarle, questo non significa che l’autore non sia geniale, né il lettore reazionario o poco perspicace. Personalmente nella poesia cerco l’emozione e questa, in genere deve avvenire immediata e spontanea, non come può essere per un racconto, in cui, molto spesso va inserita la riflessione. Non so se ho capito molto della poesia, posso dire che il colloquio verbale, allo specchio con me stessa é una mia vecchia adorata abitudine, io però non ho una parte di me che non condivido, perché convivo piacevolmente anche con quella più irritante e più tonta, perché mi voglio bene e mi accetto.
Col tempo la gente ha capito la grandezza di Van Gogh, accetta il mio incoraggiamento.
Sandra
carissimo,
convengo con Sandra.
pur amando Van Gogh e riconoscendo che sia stato incompreso dai contemporanei, non vedo qui il nesso.
il tuo testo è nuovo di nome e di fatto.
quale è, però, il senso?
l’ho letto e riletto più volte, ma non capisco.
o me lo spieghi o non so proprio che fare.
e non è questa una condanna all’Autore, è proprio una mia idea sul testo.
non mi piace poi e non è giustificato in alcun modo “c’azzecca”, lascialo all’Onorevole che tutti ci chiediamo come abbia potuto superare il concorso in Magistratura ( da politico, invece, non sfigura, deve solo togliersi la scarpa e pestarla sul tavolo per essere perfettamente in sintono con la tradizione)
a volte non riesco penetrare nei tuoi scritti.
rimango sempre alla superficialità dell’evidenza
Ti ringrazio molto Sandra del tuo sincero e spontaneo commento, ringrazio anche Anna dell’intervento anche se non troppo ha colto, ora non ho voglia, poi semmai spiegherò. KissSal…
quando la Vostra Graziosissima Maestà si degnerà di spiegare, sarò tutt’occhi (per leggere).
a.
p.s.:…ammesso che ci sia qualcosa da spiegare e soprattutto qualcosa da comprendere…..
ovviamente chiedo scusa per la mia supponenza.
Grazie Chiara, nessun problema. La superficialità è la parte più profonda da cui possiamo attingere…
Nessuno è perfetto, neanche tu Anna… (riflessione)
J.S.Bach non spiegava le sue opere, o le si intuivano, lasciandosi trasportare o si ascoltano i cugini di campagna…
è che Vorrei capire il valore intrinseco dei tuoi scritti rimango sospesa tra ciò che è in superficie e la mia volontà di andare più in profondità
nella speranza che la Redazione poi cancelli questi inutili battibecchi che di letterario hanno ben poco, finisco ricordando che una volta Gloria abbia sottolineato l’inutilità di autocommentarsi, provocando la reazione altrui su affermazioni che non hanno nè capo nè coda.
come vedi, ho ben capito il gioco, pur essendo e restando imperfetta, cosa di cui per quanto mi riguarda ti assicuro che io ne sono ben conscia.
a.
X Chiara e per gli oscuri: Il dialogo con se stesso non è unico, né univoco, né facile, né prevedibile, né sopratutto scontato. Approfondire l’introspezione (training autogeno del profondo) è come scendere prima a 5 metri, poi a 7, poi a 10 per arrivare ad esplorare poi sempre più fondali del nostro Oceano interiore. Arrivare negli abissi o, sulle cime dell’Himalaya non è cosa facile da spiegare, né da sperimentare. Si arriva ad un punto dove una parte di noi stessi, vedendosi scavalcata, inizia a combatterci spietatamente. Il gioco si fa duro ed è solo per i duri (esperti di profondità). Si arriva ad essere volgari con se stessi, a farsi male. Ve lo sconsiglio se non siete pronti…
Anna si può sapere cosa vuoi? Mi dici di spiegare e non va bene, non spiego e non va bene; deciditi…
ho capito quello che dici, ma so un po’ perplessa comunque grazie
Non vorrei inserirmi in maniera invadente, cercherò di farlo in punta di piedi. Sarò una voce fuori dal coro, ma personalmente ho trovato molto bello questo scritto.
Meno la spiegazione, o meglio il tono, ma queste sono scelte.
Ho trovato originale e diretta la forma con cui è scritto, e affascinante il dissidio tra due parti di una stessa personalità in conflitto tra di loro. Probabilmente perchè mi appartiene, e non è un obbligo che sia così per tutti. Credo sia uno dei tuoi scritti migliori, Sal, dal mio punto di vista. Ciao.
Grazie micina…
E’ molto che non partecipo, ammetto che molte cose mi hanno ‘svogliata’, ma mi vedo tirata in causa e, come al solito, su Laerte.
Al di fuori da polemiche sterili e pettegole, continuo a non capire perchè un autore, e di questo sito, voglia paragonarsi ad artisti come Van Gogh e Bach.
Non ho critiche da fare ai suoi testi, in ogni caso non le sopporterebbe, ma confermo la mia costante meraviglia di fronte alla sua costante autocelebrazione. Il primo post sui suoi elaborati è sempre il suo: non lascia al lettore neanche il tempo di tirare il fiato.
Rispettosamente. Gloria
Siamo in un Paese democratico, siamo nel terzo millennio, mi sento libero di essere come mi pare. Posso autocelebrarmi quanto mi pare, posso paragonarmi a chi mi pare e posso persino sentirmi un Dio anche se questo a voi fa rabbia, ma io non sono voi, fortunatamente. . Rispettosamente…
Lo so. Manca il mio commento al riguardo!
Mi sono molto divertito a leggere i commenti lasciati, ciò spero non sia inteso come derisione dell’autore o di chi ha fin’ora commentato.
Secondo me, è proprio l'”autocelebrazione” che rende Laerte unico… come si suol dire “è fatto così”. A volte leggo anche io i suoi testi soprattutto i suoi aforsimi perchè sono “particolari”. Non sono l’avvocato difensore di nessuno però a me il testo è piaciuto anche perchè i discorsi che faccio con il mio io sono molto simili e forse anche peggiori.
Il senso? Beh dovrebbe saperlo l’autore poi ognuno ne coglie quello che crede: secondo me il senso sta nel fatto che noi nel nostro intimo non siamo mai contenti di ciò che facciamo, cerchiamo sempre di fare qualcosa di “NUOVO”.
Scrivere, intraprendere, fare, qualcosa mai fatta ci porta al conflitto con quella parte “conservatrice” di ognuno di noi.
La domanda finale si lega, a mio avviso, con un’altra indole umana: la curiosità di sapere.
Io ho letto questo.
Ti ringrazio Raf di aver colto lo spirito ed anche il senso dello scritto, cordialità…
Il poeta non scrive per se stesso ma per chi legge.
Sono in accordo con Raf e francamente questo clima polemico a lungo andare stanca. Inoltre credo che chi scrive non lo faccia affatto per chi legge, almeno per me non è così. Ma questo è il mio pensiero. In ultimo, e riallacciandomi a Raf, credo sia giusto lasciare che chiunque si esprima per ciò che è, e se questo non piace ma soprattutto se fa il ‘sangue amaro’, è sufficiente non leggere o non commentare.
Trovo alcuni commenti decisamente fini a se stessi. Mi illudo di aver imparato a conoscere almeno un pò la personalità di Salvatore, alcuni aspetti possono piacermi, altri no.
Ma a me va benissimo esattamente così com’è.
Ciao a tutti.
Chi legge dovrebbe saper leggere…
Chiedo innanzi tutto scusa a chiaraguid ma io penso che sia esattamente il contrario. Cioè un autore scrive in primo luogo per un’esigenza personale e non riesco a spiegarmi come potrebbe essere altrimenti. Chi legge dovrebbe “adeguarsi”. Se un testo è poco chiaro ci sono due vie: o l’autore non si è espresso molto chiaramente o volutamente ha deciso di esprimersi in quel modo e rendere di sua volontà il testo “oscuro” perchè ogni lettore si accosti allo scritto e ne tragga ciò che secondo il prorpio parere esso esprime.
Non riesco a pensare come si possa scrivere per gli altri [chi legge]. Che significa?
Io scrivo per me, esprimo ciò che sento nel modo che ritengo a me conveniente. Chi legge deve avere la “pazienza” di entrare con cautela nel mondo altrui [dell’autore]. La lettura non deve essere solo giudizio ma soprattutto TOLLERANZA.
Aprendo un libro o cliccando in questo caso su un titolo di uno scritto devo essere consapevole a priori che il contenuto potrebbe a me non piacere, ma se amo la lettura e se possiedo una mente aperta “tollero” ciò che è scritto, e se non sono pienamente d’accordo con il contenuto ne traggo comunque un qualcosa di personale dallo stesso.
Siate più “tolleranti” e scrivete per voi stessi, per il piacere del vostro sentire, poi in secondo luogo per il sentire degli altri!!!
Con rispetto verso tutti
Raf
I miei complimenti, Raf. Non c’è assolutamente nulla da aggiungere alle tue parole.
Con tanta stima. Madeleine.
per la e raf: è ovvio che se scrivo lo faccio perchè a me piace, e per il piacere di farlo, ma quando si scrive si deve tener presente chi legge, altrimenti il significato di un testo non lascia niente, scivola via senza lasciare una traccia, almeno questo avviene in me. non è mancanza di tolleranza o ingnoranza.
a La: se mi hai dato dell’ingnorante, forse lo sono, ma i tuoi scritti proprio non li capisco forse non ho la maturità giusta per accostarmi ai tuoi scritti, li trovo sempre freddi e poco vicini alla mia anima, comunque non voglio fare polemiche ma solo ragionare come faccio solo con le persone che stimo, se usassi un po’ più di umiltà forse i tuoi scritti giungerebbero di più alle persone come me.
Ciao Laerte, ho letto ora il tuo scritto, sono un po’ in ritardo. Devo dirti che anch’io parlo spesso con il mio io, mi piace questo confronto perchè mi diverte e, soprattutto, mi da la possibilità di mettermi sempre in discussione, e (spero) di migliorarmi, il tuo scritto mi piace, in pochi versi, secondo me, hai espresso il dialogo che perennemente abbiamo con noi stessi, a volte completamente in contrasto, a volte complice. Ciao da Betta
X Betta grazie, un abbraccio. X chiaraguid: mi chiamo Laerte con la “elle” grande. grazie…
io ti scrivo con la piccola è più elegante comunque scherzo è un errore di battitura