Esausto ritornò a casa dopo un brutto lunedì di lavoro. Ultimamente non riusciva più a staccare la spina e staccare la spina era vitale per il suo equilibrio. Tornava a casa e continuava a pensare al lavoro. La nuova applicazione di Oracle per un grosso cliente americano richiedeva superlavoro e stress. Il cliente premeva per accelerare i tempi, il suo capo stressava. Libero arrancava sopraffatto da tutta questa pressione. Si sentiva gli occhietti blu freddi di James, il suo capo, addosso tutto il giorno, lo chiamava in continuazione, chiedeva aggiornamenti, relazioni, pretendeva progressi. I problemi dell’applicazione erano molteplici ma a James non interessavano gli impicci, a lui interessavano le soluzioni. Libero non doveva lamentarsi, Libero doveva fare, doveva produrre. Tutto doveva essere perfetto per il 5 novembre quando ci sarebbe stata una grande conferenza a NY per presentare il lavoro finito. Libero naturalmente non avrebbe partecipato, James sì. E possibilmente voleva prendersi dei meriti e per dare nuovo slancio alla sua carriera in azienda.
Libero sbattè il pugno sul tavolo, “maledetto bastardo!”, urlò.
Era sfinito, a pezzi, gli occhi che gli bruciavano, il collo e la schiena a pezzi.
“Maledetto Bastardo!”, ripetè a voce più bassa stavolta.
James oggi gli aveva detto che lui non avrebbe fatto mai carriera, lui che ogni giorno pretendeva di uscire presto da lavoro. James non andava mai via prima delle 21 e 30, le 22, aveva 2 figli piccoli e una bella moglie che non vedeva mai, la villa in Liguria per i fine settimana liberi (e quando erano liberi?), una bmw serie 5 touring e giacche di alta sartoria firmate e una collezione infinita di sobrie cravatte. La sua vita di successo si riassumeva in questo.
Ma Libero cosa desiderava? Era quello il successo che voleva?
“Maledetto bastardo…”, ripetè sottovoce.
Accese la tele per spegnere i pensieri che facevano troppo rumore…
Il misero é James che non ha capito come si muove il vento della vita e perché si nasconde dietro a Libero. E se Libero si ammalasse? No dico, una semplice varicella, una roba infettiva, ma non troppo, tanto da tenerlo a letto, sognare di quando era bambino, della varicella non presa a suo tempo e magari trasmessa da James già vaccinato ma consegnata dai suoi due piccoli, e allora? Povero James a fare tutto il lavoro da solo e zitto, dal momento che é stato Lui il portatore del danno…..
Caro Libero, io accenderei i pensieri su qualche diavoleria…..
Con affetto.
sandra
Bravo, in questo racconto sei riuscito a trasmettere le emozioni di Libero: rabbia, frustrazione, sensazione di vivere una vita che non gli appartiene, ma una cosa per me traspare dal tuo racconto, che fra la vita piena di successi (che non gli appartengono) e di arroganza di James, Libero preferisce di gran lunga la sua, forse meno appariscente ma sicuramente più vera, deve solo capirlo! Comunque, hai scritto un bel pezzo, complimenti. Ciao da Betta
Libero dovrebbe soffermarsi sulla fortuna gratuita che gli hanno donato i suoi genitori, un nome che già di per se lo rende una persona fortunata, unica. Libero di vivere, di gestirsi, di decidere, di sorridere, di dimostrare … solo a se stesso. La libertà è seconda solo alla vita. … ciao …
Giuseppeantonio, ciao!
anche se non ti parrà vero, questo capitolo della storia di Libero non mi pare male.
più veloce nello stile, dà una visione del personaggio non fallimentare.
è arrabbiato con la sua situazione lavorativa, ma non è depresso, difende un modo di vivere che sente suo.
forse non ha davanti una brillante carriera, ma un ideale per cui battersi, sicuramente sì.
non dico che possa essere vincente nella realtà, ma intendo dire che ben esprimi la dualità di concepire il lavoro, come rapporto esclusivo o come una delle sfaccettature dei rapporti che regolano l’esistenza e la condizionano.
se vuoi il mio parere morale sulla cosa (ti interessa?), da persona che ha lavorato e corso sempre dico che, se avessi potuto scegliere, avrei preferito nascere nababba! ( lo sai che il mio motto è “sognare in grande”?).
un sorriso.
anna
p.s.: siccome, notoriamente, sono una carogna e anche di parte, per restare fedele al mio personaggio, mi sono accorta che:
– alla riga 15 : è meglio togliere il “per”.
– alla riga 7.a dal basso: toglierei una “e” di troppo, sostituendola con una virgola.
a.
p.p.s.: se trovi errori nei miei scritti, fammi il favore di segnalarmeli; come sai anch’io, come tutti e indipendentemente dalla scrittura, sono in cammino….
un abbraccio.
a.
Mi è andata bene questa volta…grazie Anna! 🙂
Un saluto a tutti e buon w-e