Un colpo allo stomaco, un uppercut.
La verve del Mondo gradualmente sbiadisce,
diventa rigida e… minaccia.
Io, essere insignificante, sono solo e con poco ossigeno.
Percepisco catastrofi imminenti.
Questa volta è la fine e lo sapevo anche.
Accendo, fumo, espiro; bevo.
Affanculo tutte le volte che ho creduto nella vita,
tutte le volte che ho stupidamente riso.
Mi sento mortificato da non so che cosa.
Subisco continui attacchi alla mente e…
all’anima.
Non v’è via d’uscita e quand’anche vi fosse non avrebbe senso.
Nulla più ha senso.
Ho sbagliato tutto, ancora.
Mi faccio pena, vorrei solo un sorso d’acqua.
Respiro con difficoltà, non respiro più,
gli occhi s’inumidiscono,
le mani tremano un po’.
Un nodo alla gola, un nodo in petto, un nodo allo stomaco.
Ingoio, deglutisco non so cosa.
Sembrano rospi, vermi, lucertole.
Potessi chiedere almeno aiuto dalla finestra,
ma la voce non passa. Magari passasse.
Osservo fuori: buio.
Lampi, uragani, scontri di Galassie e buchi neri.
Ho sprecato la mia vita per niente.
Sarebbe ora di pensare seriamente di farla finita.
Un suono squarcia il grigio silenzio, un sms:
Hola papy! Todo bien? Besos.
La morsa diventa sopportabile, la mia vita riprende senso.
Il Mondo ha miliardi di colori,
sono libero è passata!
Per il momento…
Avere paura, sentirsi inutili, pensare di aver sbagliato tutto nella vita, aver voglia di mollare, ma alla fine è sempre l’amore che ci salva, qualunque esso sia. Bella poesia, bravo. Ciao da Betta
Grazie betta…
Hai reso bene il senso claustrofobico che si accompagna alla visione fallimentare di se stessi, quando si sprofonda, annientati dal peso delle proprie insicurezze.
Sono contenta, però, che sul finale tu abbia scelto di far brillare una luce in tanto buio: non c’è tenebra che la forza vitale di un affetto o di un amore non riescano a dissipare. A maggior ragione se a riportarti in superficie è l’amore di un figlio, quale arma o stimolo più efficace per difendersi dall’arrivo di quei momenti?
Un caro saluto
Katia
Solo chi sa capisce. Solo chi capisce apprezza. Un caro saluto…
L’uomo è spirito. Ma che cos’é lo spirito? Lo spirito é l’io. Ma che cos’é l’io? E’ un rapporto che si mette in rapporto con se stesso oppure è, nel rapporto, il fatto che il rapporto si metta in rapporto con se stesso; l’io non è il rapporto, ma il fatto che il rapporto si metta in rapporto con se stesso. L’uomo è una sintesi dell’infinito e del finito, del temporale e dell’eterno, di possibilità e necessità, insomma, una sintesi. Una sintesi è un rapporto fra due elementi. Visto così l’uomo non è ancora un io.
(Soren Kierkegaard)