Quel cazzo di buio avvolgeva tutto, s’impattava sulla sabbia e la incupiva.
Benny doveva fare qualcosa, non poteva lasciare che i granelli si arrendessero. In ognuno di quei sassolini vedeva un pizzico di sé.
In quello che volava verso dio solo sa dove, portato dal vento, vedeva i colpi infertigli dal tempo. In quello a stento ancorato al suolo ci vedeva svanire la sua forza. In quello che la corrente gli aveva sbattuto nell’occhio vedeva quanto era stato stronzo con qualcuno.
“Fanculo granelli di merda”; si alzò e abbandonò il campo vuoto in cui si trovava. Era solito comportarsi così. Elideva dai suoi attimi ogni cosa che lo facesse riflettere. Dimenticava, ancor prima di udirle, le richieste d’aiuto.
Abbandonare un amico in una pozza di sangue? Non sarebbe stato un problema per lui. Avrebbe abbandonato anche se stesso, se solo avesse potuto.
Benny Gonzales, internato nella stanza numero 1 del manicomio statale di Ferragosto.
Ore 23 e quindici minuti, impugno il volante del mio canadeir.
Destinazione: una qualunque fottuta spiaggia, o più d’una; preferibilmente più d’una.
Dall’oblò guardo in basso, sono assalito dallo sgomento, seppure sia del tutto preparato a questa scena. Decine e decine di co@10#i danzano e schitarrano attorno a fuocherelli, molto poco occasionali, denominati falò.
“Perché essere felici un giorno all’anno quando il falò dovremmo e potremmo accenderlo ogni giorno per asciugare i nostri cuori stanchi e madidi di sangue e sudore?”
Un solo giro di ricognizione verso il mare aperto, raccolgo l’acqua, un paio di quintali dovrebbero bastare per il mio scopo.
Ritorno lungo la costa e plano a poche decine di metri dal suolo. Sgancio l’acqua raccolta su tutti i dannati falò che mi capitano a tiro.
Regalo a tutti una bella doccia gelata e un po’ di salsedine sulle labbra, per donare loro un bacio diverso; solo ai più audaci ovviamente.
Andrew Sanchez, internato nella stanza numero 27 del manicomio statale di Ferragosto.
Sembriamo i “bevitori d’assenzio” di Edgar Degas…
Nessuna speranza e un bicchiere mezzo vuoto…
L’unica speranza è perderne sempre di più; per partire, ma soprattutto per non tornare.
Chili, sorrisi, voglia…
Antonio Petri e Filomena Tagli, internati nelle stanze 29 e 32 del manicomio statale di Ferragosto.
Ho visto E.T. e ho pianto stamattina.
Spielberg è ebreo, ha avuto un’infanzia di merda ed è nato nel 1948.
E.T. è stato girato da Steven Spielberg, nel 1982.
Fatevi due semplici calcoli e scoprirete che quando ha concepito e girato E.T. Steven Spielberg aveva 34 anni.
A 34 anni Spielberg ha concepito una creatura aliena che sprizza bontà da tutti i pori che si ritrova sul suo corpo poco affusolato e molto rugoso.
“Ti amo E.T.” così recita Elliot quando crede morto il suo amichetto alieno.
A cosa cazzo pensano i 34enni di oggi? Alla fi#@, ai soldi, al potere…
Se solo fossero tutti un po’, solo un po’, come Spielberg, ci sarebbero meno guerre, forse.
Ma, in fondo, a chi piace E.T.?
Ai 34enni? Non credo proprio.
Ai bambini? Forse ancora per poco.
Miguel Incidente internato nella stanza 23 del manicomio statale di Ferragosto.
Era bambino quando il dolore gli venne scagliato in petto come una pietrata.
Internet prese il posto delle stanze buie in cui era solito isolarsi; si costruì una nuova telematica vita. Sul web aiutava il prossimo e il buio delle sue calde ali sostituiva quello delle interminabili notti dei suoi protetti.
Per altri le sue ali erano coltelli fatti di parole.
In questa sua nuova vita stava forse aiutando l’alter ego di coloro che avevano contribuito a rovinargli la realtà?
Eric Draven internato nella stanza 87 del manicomio statale di Ferragosto.
A volte basta destarsi da un sogno per morire dentro. Basta l’abbraccio di un amico per risorgere.
Dove cazzo sono finiti quelli che chiamavo amici?
Alex Protzky internato nella stanza 45 del manicomio statale di Ferragosto.
Perché i miei jeans sono tutti strappati?
Perché la terra è rotonda…
Andrew Mintzberg internato nella stanza 100 del manicomio statale di ferragosto…
…non è che tu non sia una bella persona…
(dovremmo sapere se ti riferisci al bello universale o al belloccio nazionale).
…sei strano e fuori dai canoni tradizionali per i 22 anni che dici di avere.
ma chi lo è? nei canoni, intendo.
se non ti vedo avvolto in una pelle di lupo, girare per strada col coltello insanguinato, serrato tra i denti e il capo del tuo nemico sulla picca che impugni con entrambe le mani, forse hai ancora speranza.
ciao.
anna
p. s. : il tuo racconto è, come vuole essere, un insieme di tante follie.
non analizza i motivi:
è un elenco, un dato di fatto.
come dire che ferragosto è una follia o che i folli a ferragosto si riuniscono più volentieri o che chi fa del male a se stesso e agli altri a ferragosto, sotto la luna piena e davanti ad un falò, sorseggiando sangria, meglio medita sulle sue manchevolezze?
Guarda, effettivamente sono tutte follie, meno che una…
Ma non ti dico quale, potresti non condividere.
Comunque ho 22 anni eh (controlla sul mio blog)… Non datemi del vecchietto…
Non ti vedo come bevitore di assenzio.
spero che ti piaccia volare…
per quanto mi riguarda, anch’io nell’ ’82 avevo 34 anni.
credo di sapere a memoria ET…
se non sei un vecchietto, non mi spaventi.
anna