C’era una volta…
Ci troviamo in un ridente paesino sperduto da qualche parte, in uno dei nostri cinque continenti, siamo alla fine del 1800.
C’è fame, povertà e miseria, in questo paesino.
Un contadino e la sua moglie hanno un figlio, un bravo ragazzo, volenteroso e lavoratore. E’ un bel giovanotto, muscoloso, i suoi grandi occhi azzurri sembrano due pietre preziose incastonate nel suo viso delicato a cui fa da cornice la sua folta capigliatura dorata.
Quando al mattino escono per andare nei campi la madre guarda i suoi due uomini: il suo marito ormai consumato dal lavoro e dalle rinunce di tutta una vita, il suo figliolo, per lei troppo bello e troppo bravo per meritare anche lui quel tipo di vita così crudele.
Ma nonostante tutto, la donna ha imparato, che se non puoi cambiare le cose tanto vale accettarle come sono.
Anche lei, ormai, come donna, ha rinunciato a tutte le frivolezze che una signora vorrebbe, anzi ha rinunciato anche a guardarsi allo specchio, non guarda neanche più le sue mani, ruvide, callose piene di tagli, vorrebbe sì un futuro migliore, ma ormai solo per suo figlio.
Con enormi sacrifici sono riusciti a mandare a scuola il ragazzo, pochi anni, il minimo, giusto per potere almeno firmare i documenti e far di conto.
Ma quei soldi, un giorno, si rileveranno un ottimo investimento!
Infatti, tornando a casa dal lavoro crudele dei campi, l’interesse del giovanotto, Mario è il suo nome, è attratto da un manifesto affisso di fresco, la patina di colla è ancora lucida e gli ultimi raggi del sole gli conferiscono dei riflessi surreali.
Mario spalanca gli occhi, poi li strizza, cerca di capire quello che sta leggendo e finalmente tutto è chiaro:
“Il Re di Villa annuncia un bando! Chiunque saprà dire di cosa è fatto il tamburo reale avrà in sposa la principessa Fiorellino!!!”
La lettura di questo bando stimola la fantasia del giovane. Come sarebbe bello poter sapere, come sarebbe bello sposare la principessa. Mentre corre verso casa non si accorge che sta parlando ad alta voce. Un vecchio, mai visto prima, piuttosto malconcio, curvo dalle troppe primavere, il viso rigato dagli anni, ma con gli occhi vispi di un bambino passandogli vicino gli svela la composizione del tamburo: “E’ fatto di pelle di pidocchio e di fusto di finocchio”.
Ma, incredulo, Mario gli chiede: “Vecchio ma se sai la verità perché la dici a me?”
Il vecchio: “Sai ragazzo, ormai sono vecchio per pensare di avvicinarmi alla principessa, ma tu mi sei simpatico e ti voglio aiutare! Ricorda, lungo la strada troverai tanti amici che ti aiuteranno!”
Inutile dire che l’incoscienza della gioventù ha sempre la meglio sulla ragione.
A casa, quella sera la bufera si alza. Il papà non vuole sentire ragioni: “Ma cosa hai nella testa, ma ti sembra possibile, lasci tutto per inseguire un sogno, siamo già abbastanza miseri vuoi vederci fare i mendicanti?”. Questo è stato il commento del genitore.
Ma si sa che dietro un ragazzo c’è sempre una madre pronta a sognare, per e con lui!
Nottetempo, la genitrice, invece di dormire, prepara un fagotto, dentro ci mette tutte le provviste che riesce a racimolare: un fiasco di vino, del pane e un po’ di cacio secco, così secco che neanche i topi riescono a affrontare, qualche risparmio riuscito a racimolare in una vita, piano si rivolge al suo figliolo: “Caro vai, hai la mia benedizione, se è questo che vuoi, parti subito”.
Mario non si fa pregare in un attimo è già lontano.
LA PARTENZA
Attraversa zone di una bellezza inimmaginabile, vede montagne altissime ricoperte di nevi perenni. Prati e pascoli dove l’occhio si perde, respira la libertà.
Non si sarebbe mai immaginato di essere così felice, una felicità che gli fa quasi paura, paura di non riuscire a avvicinarsi al castello.
La strada è molto lunga, ma il ragazzo si perde a inseguire il volo di un pettirosso, la forma delle nuvole, questa assomiglia a un volto, questa sembra un elefante. Oppure il lavoro solerte di una formica… se non fosse per gli amici che incontrerà lungo il cammino, non sarebbe mai arrivato…
IL MANGIATORE
Quando in un grandissimo prato ha una visione. Un uomo con un bue! Cosa c’è di strano? Niente, a parte che il bue e cotto, anzi cucinato a puntino. Mario ha una fame strepitosa, si avvicina timidamente all’uomo, lo guarda con aria diffidente, questi lo guarda a sua volta e con voce greve gli chiede: “Che vuoi?”. “Niente”, risponde il ragazzo, “ho solo molta fame”
“Allora siedi e mangia, poi mi spiegherai perché vuoi andare al castello”
Non è possibile, pensa Mario, ma come fa a sapere… ma la fame è troppa e non ha nessuna voglia di chiedere spiegazioni.
“Sai, a quest’ora faccio sempre uno spuntino” rivela, quando hanno finito, spiega l’uomo al ragazzo.
Ora Mario ha un primo compagno di viaggio.
IL FORZUTO
Poco oltre vedono una montagna, anzi arrivano ai suoi piedi, strano monte, la sua altezza imponente stona in un prato grande come il mare, sembra che sia stata messa lì appositamente… ma da chi? Continuando a guardare notano un omone, massiccio, sembra che tenga la montagna, ma no, pensa il ragazzo, non è possibile, forse vedo male, forse lui è un matto!
Comunque rimane a guardarlo, fino a quando lui si accorge della loro presenza.
“Cosa state cercando?” la domanda è rivolta secca e senza voltare lo sguardo.
“Niente, stiamo andando al castello, perché non vieni con noi? Si mangia e si beve?”
“Ma veramente avrei un lavoro molto importante da svolgere, ma pensandoci bene, ma sì vengo con voi, ma vi prego spostatevi, vedete quel punto dove sono quelle case? Aspettatemi lì, io arrivo.”
Strano personaggio, chissà cosa deve fare di così importante. In quel momento si voltano attirati da un boato. L’uomo ha lasciato cadere la montagna, crolla come se fosse di carta-pesta tutta la valle si ricopre di terra fresca e fertile. Finalmente capiscono: l’uomo è un costruttore di montagne, il suo lavoro serve a creare nuova terra per le coltivazioni.
L’UOMO DALLE GRANDI ORECCHIE
Sta pensando e non si rende conto che il suo pensiero è talmente intenso che la la sua voce vibra nell’aria. A un tratto si sente chiamare! “Chi mi chiama?” Impaurito chiede. “Sono io, ti ho sentito, vuoi andare al castello per sposare la figlia del Re, ma hai bisogno anche del mio aiuto”
“E tu chi saresti” chiede il giovane.
“Sono l’uomo che sente crescere l’erba, il mio orecchio è talmente fino da sentire qualunque suono, infatti ho sentito il tuo pensiero”
Mario pensa, ma alla fine accetta, decide di fidarsi pure di lui.
L’aspetto del nuovo compagno di viaggio è allarmante, a dir poco. La sua testa è piccola come i suoi occhi, incavati in un viso magrissimo, le sue orecchie, invece, sono enormi, non sembrano appartenere a quel volto, ma piuttosto sembrano aggiunte, attaccate in secondo momento, come se le prime fossero cadute per una chissà quale malattia.
Mentre camminano gli fa notare dei suoni e dei rumori ai quali il ragazzo non aveva mai dato importanza.
Frequentemente l’uomo, poggia l’orecchio per terra e ascolta, riferendo poi quello che sente.
Il galoppo di cavalli in lontananza, il lavoro solerte di una talpa, la vicinanza di un tasso, il respiro di un ghiro nella sua tana… ma Mario non sente niente di tutto ciò.
L’orecchio affinato comunque si è rilevato molto utile per cacciare, finalmente la dieta cambia: ora la carne si mangia tutti i giorni!
I giorni passano, quanto è grande questo regno, pensa sconsolato Mario.
IL BEVITORE
Il cammino procede bene fino a quando trovano un fiume: occorre guadarlo. L’impresa si presenta subito in tutta la sua difficoltà. Si danno comunque da fare, l’acqua però è troppa, e anche profonda, il letto del fiume troppo largo, sembra una situazione senza speranza.
Sconsolati gli uomini si distendono esausti sull’erba.
Il sonno sembra prenderli per mano, ma nel dormiveglia sono disturbati da una voce, il suono greve e deciso delle parole pronunciate li fa sobbalzare.
“Impressionante, vero? Vi state chiedendo come guadare il fiume? Ma io ho la possibilità di farvi passare dall’altro lato, senza problemi e senza pericoli.”
Mario si strofina gli occhi, si gratta le orecchie, ma ha sentito bene, non è stato un sogno.
Finalmente vede l’autore di quella frase. Un omaccione enorme, altissimo corpulento di una forza primordiale da mettere paura solo con lo sguardo. Gli occhi sembrano schizzare dalle orbite, il suo colorito olivastro e i suoi abiti succinti bastano da soli a mettere in fuga chiunque.
Ma Mario e i suoi amici, non sono “chiunque” e hanno una missione importante da svolgere, così importante da interrogare l’ammasso di muscoli che si trova di fronte: “ma sei sicuro di quello che dici?” gli chiede senza paura.
“Certamente, vorresti insinuare che sono un bugiardo? Ti avverto che nessuno ha mai osato parlarmi in questo modo” Lo sguardo di Mario si fa quasi divertito: “Allora che aspettiamo?”
Senza aggiungere altre parole l’omone si abbassa portando la sua bocca al livello del fiume e dà istruzioni: “Adesso comincerò a bere il fiume, appena sarà sceso il livello voi passerete velocemente dall’altra parte, ma una condizione: voglio venire con voi, dovunque andiate”.
E così, si aggiunge un nuovo compagno di viaggio.
Il nuovo personaggio ha il potere di bere tonnellate di acqua, che fortuna trovarlo sul loro percorso. Mentre camminano Mario spiega il motivo del viaggio.
L’omone si gratta il mento perplesso: “Non credo che il Re acconsentirà a darti in sposa la sua figliola anche se sai di cosa è fatto il suo tamburo, ma noi, tutti insieme, possiamo aiutarti e lo faremo, è vero?”
“Certamente, rispondono in coro, siamo felicissimi di poter aiutare un così bravo ragazzo”.
Mario ora si sente più tranquillo.
Il viaggio continua, i panorami si susseguono tra montagne e pianure, paesini dove gli abitanti sono felici e ospitali, strade così ardite che si aggrappano ai monti… per non scivolare.
Ma, un altro ostacolo era sulla loro via: nebbia, fitta da far paura, non si può procedere con tutta quella nebbia. Ma ora dobbiamo arrenderci, ci mancava anche questa. Com’è complicata la vita, pensa il giovanotto!
IL RACCOGLITORE DI NEBBIA
In lontananza l’uomo dalle grandi orecchie sente un rumore, simile a una pala, come se qualcuno con una gran foga spalasse qualcosa: si ma che cosa? Piano piano si incamminano seguendo il rumore che via via si fa sempre più forte e… finalmente vedono un uomo che molto velocemente riempie dei sacchi, li riempie di nebbia!!!
Non ci credo, fu il pensiero di Mario!
Arrivano così vicini che finalmente si guardano negli occhi. L’uomo della nebbia li saluta e chiede dove sono diretti, è molto incuriosito dall’assortimento delle personalità che si trova di fronte.
“Andiamo al castello, voglio sposare la principessa Fiorellino…” spiega Mario.
“Ah si, ho sentito dell’editto del Re, immagino che conosci già la risposta, ma posso venire anche io, penso che un pochino di nebbia ti possa fare comodo.”
“Certamente, tanto sono sicuro che ci sarà da mangiare e da bere per tutti”
Aiutano il nuovo compagno di viaggio a caricarsi sulle spalle i sacchi ormai colmi. Finalmente potevano vedere di nuovo il sole!!!
Mario fantastica, nella sua mente già si vede alla reggia, non conosce la principessa ma la vede bellissima e cerca di immaginare anche il suo carattere: dolcissimo!
Si trovano circa a metà strada. C’è ancora molto da camminare.
L’uomo dalle grandi orecchie, il bevitore, il forzuto, il mangiatore l’uomo della nebbia raccontano le loro grandi imprese al ragazzo.
Mario pensa: sono stato veramente fortunato a trovare queste persone così speciali.
Ora davanti a loro si delinea il profilo di un passo, è molto alto, sarà sicuramente molto faticoso, ma non c’è alternativa.
IL LANCIATORE DI SASSI
Quando finalmente sono sul passo hanno le due vallate ai loro piedi. La valle che hanno appena lasciato che era bellissima, ma la nuova valle che contemplano adesso è lussureggiante.
Campi coltivati a grano, con le spighe mature che si piegano al fresco vento di libeccio, le messi formano delle armonie di colori che cambiano continuamente a seconda di come sono mosse dal vento.
Mandrie di mucche al pascolo, sembrano minuscoli puntini sparsi nei pascoli erbosi, di un verde smeraldo che al sole del mattino offre tutte le sue sfumature.
Ma questo è un paradiso, pensa Mario!
Sul passo trovano anche un uomo, guarda dritto al cielo, sembra non accorgersi dei nuovi arrivati.
Incuriositi lo guardano e quando si rendono conto che non si è accorto di loro, lo chiamano.
“Mi scusi, signore, cosa aspetta?”
Chiede Mario.
“Ho lanciato un sasso 3 giorni fa, l’ho lanciato così in alto e adesso sto aspettando che torni giù” risponde il lanciatore.
Egli, infatti è un lanciatore mondiale, nessuno sa lanciare gli oggetti come lui. La sua forza è famosa in tutto il regno.
A Mario questo campione piace subito, e lo invita a proseguire il viaggio con lui.
Adesso sono una squadra: Mario che vuole sposare la principessa Fiorellino, l’uomo dalle grandi orecchie, il bevitore, il raccoglitore di nebbia, il mangiatore, il forzuto e il lanciatore.
Sono sicuri che insieme potranno affrontare qualsiasi avversità!
Ora Mario ha sei compagni di viaggio.
IN VISTA DELLA CAPITALE
La strada si sta facendo sempre più comoda, man mano che si avvicinano alla capitale le persone che incontrano sono sempre più distinte, tutte vestite a festa, i viaggiatori pensano di trovarsi in un sogno: possibile che qui non lavora nessuno?
I poverini non sanno che al mondo non ci sono solo i contadini, anche se sono la maggioranza, ma ci sono migliaia di altri mestieri, altri modi per vivere, meno brutali che confrontarsi tutti i giorni con la terra, le bestie, la fatica terribile, alzarsi tutte le mattine, anche le domeniche, prestissimo, uscire di casa quando è ancora scuro, accudire gli animali, portare via il letame che non va buttato perché prezioso. Riempire le mangiatoie, controllare ogni bestia, (le malattie sono sempre in agguato), dare a loro tutte le attenzioni di cui hanno bisogno perché la sopravvivenza della famiglia è legata alla buona resa degli animali.
Poi andare nei campi, piantare, seminare, concimare, raccogliere; che ci sia il sole o che faccia freddo o che ci sia la pioggia non importa tutti questi lavori vanno fatti, anche se non si sta tanto bene di salute, il campo e la stalla non possono aspettare e non fanno sconti a nessuno.
Quando finalmente viene sera si rientra dai campi, piegati in due dalla fatica si desidera solo di poter riposare su un materasso di crine che sembra un lusso, ma questo lusso deve ancora aspettare: c’è la stalla che pretende le stesse attenzioni del mattino, e così i giorni passano tutti uguali, non si prova “stress” come lo chiamano oggi, perché non si conosce la possibilità di una vita migliore. Quando si riesce a lavorare, poter mangiare e crescere i propri figli senza lo spauracchio della fame ci si sente già felici!!!
Ora, trovarsi qui e vedere tutta questa bella gente, le ragazze così delicate, avvolte nei loro abiti colorati, pieni di fiocchi e ricami, i capelli ordinati in acconciature talmente elaborate da sembrare finte.
Gli uomini con il loro abito scuro e il cappello, il bastone per aiutarsi nella cammino, le scarpe lucide, il grande mantello che conferisce loro un’aria così fiera, i folti baffi curatissimi…
E le donne: così pulite, riccamente vestite, si recano a l mercato per acquistare la frutta e la verdura, cose da pazzi, mai Mario avrebbe pensato che questi alimenti si comperano, per lui è sempre stato normale normale raccoglierli e mangiarli!
Le abitazioni che osserva: come sono diverse dalle baracche dei contadini, così fredde, spoglie di tutto. In casa sua un unico ambiente fa da cucina e camere. In questo modo si riesce a scaldare tutto l’ambiente, la legna va raccolta durante l’estate, tagliata e accatastata con cura e non bisogna sprecarla: ci vuole molta fatica per ottenerla. I letti sono semplici, una struttura in ferro poco lavorata e i materassi in crine, (paglia di granoturco), i più benestanti possono permettersi il materasso in lana. Delle semplici tende offrono un minimo di intimità. Il camino enorme, sempre acceso in inverno, riunisce intorno a esso tutta la famiglia, si consuma il pasto insieme e si parla poco anche perché c’è ben poco da dire. Una credenza molto semplice raccoglie alcune scodelle e qualche piatto. Tutto è ordinato ma così spoglio!
Le case della città dove ora si trova sembrano reggie: bellissime porte decorate, finestre abbellite da superbe tende ricamate, quando un uscio si apre al suo passaggio può notare l’interno, tutto è lucido e lindo, mobili di legno massello fanno bella mostra di sé, gli occhi di Mario e dei suoi compagni non sono abituati e la semplice vista di tutte queste cose dà loro un senso di ebrezza, come se avessero bevuto un po’ troppo vino. Si sentono felici solo per poter vedere queste cose. Ma al ragazzo bastano pochi minuti per notare che gli abitanti non sono felici, anzi sembrano presi da chissà quale male: corrono, quasi non si salutano, parlano ad alta voce e non si dicono niente di carino. Le ragazze hanno la tristezza negli occhi, come mai, Mario non sa spiegarsi questo mistero.
Uno solo di quei vestiti avrebbe fatto felice per tutta la vita sua sorella, qui le ragazze ne hanno molti e sono tristi.
Visto che non riesce a darsi una risposta, né lui né i suoi compagni, finiscono per accantonare il pensiero.
Adesso però c’è un problema: hanno fame, da molti giorni sono in viaggio, le loro riserve sono finite, ormai. Chiedono in giro e sono indirizzati verso un’osteria. Il posto è bello, troppo bello, ma hanno fame troppa fame, quindi si siedono. Il raccoglitore di nebbia sistema bene i suoi sacchi, per niente al mondo rinuncerebbe al suo bagaglio.
Chiamano l’oste: è una donna, e che donna!
Mario non ha mai visto una persona, uomo o donna, così grassa. Osserva con attenzione, spudoratamente e rivolgendosi ai suoi compagni d’avventura: “pensavate voi, che al mondo ci potessero essere individui di questa mole?”
L’oste lo sente, senza paura lo investe: “saresti tu invidioso, dunque. Ho capito appartieni alla razza dei contadini, di quelli che piangono e hanno le cantine piene di vino e di grano, avete sempre paura di morire di fame, così nascondete tutto, non si può mai sapere, vi dite. Dormendo sul grano vi svegliate sempre affamati, ma che modo di vivere è mai questo? Cercate di vivere godendovi la vita, io mangio con gusto senza pensare al domani, e la sera quando mi corico sono soddisfatta della giornata trascorsa, al mattino penserò al nuovo giorno!”
“Si, forse hai ragione tu, ma vedi noi contadini non potremo mai ragionare come voi di città. Non possiamo vivere alla giornata, se non mettiamo da parte le sementi per l’anno venturo è sicuro che saremo rovinati. Ma adesso basta, portaci da mangiare qualcosa di buono!”
L’oste posa sul tavolo, sulla bella tovaglia a quadri bianche e rossi, il menù…
Mario si guarda intorno, i suoi compagni anche, vorrebbero un pochino di carne, il suo costo è proibitivo per le loro tasche. A casa la mamma di Mario cucina sempre pasta e fagioli! Un vicino, invece sta gustando un pollo, cotto a puntino, la pelle croccante scricchiola sotto i suoi denti, si vede il suo squisito sapore attraverso i suoi occhi che brillano a ogni boccone. Guardano di nuovo il menù, i prezzo non è cambiato. L’unica cosa che va bene per le loro tasche è: la pasta e fagioli!!! Nonostante tutto, mangiano di gusto!
Comunque soddisfatti, pagano il conto, escono e si incamminano verso la reggia. Come faremo a entrare, pensa Mario. Ma ormai è arrivato fino qui e per niente al mondo è disposto a tornare indietro senza la “sua” principessa Fiorellino.
IL CASTELLO
Già in lontananza si erge maestoso il profilo delle superbe merlature. Mario immagina i soldati appostati tra i rialzi. La struttura è massiccia, è un castello fortificato, nei suoi sotterranei, pensa il ragazzo, si devono trovare le prigioni.
L’imponenza e la severità del luogo mettono un certo disagio ai nostri compagni, infatti è la prima volta che si trovano vicino a una costruzione di tale grandiosità.
Arrivati al cancello leggono il bando. Si avvicinano subito dei soldati armati di tutto punto. “Cosa volete, sgomberare, via! lasciate libero il passaggio” gridano.
“Siamo qui per il bando” dice con decisione Mario.
“E loro chi sono?” chiedono i soldati indicando l’assortimento dei compagni di viaggio.
“Sono miei amici, mi hanno accompagnato”.
I soldati rivolgendosi al ragazzo, gli chiedono se è nobile, a quanto pare solo i nobili possono partecipare.
“No, non sono nobile, però conosco la composizione del tamburo reale” la sua risposta è decisa, le sue parole, sono state pronunciate con la massima decisione, guardando dritto negli occhi il capitano che si trova davanti a lui, questi resta alquanto disorientato, ma chi si crede di essere costui, pensa, che sfrontatezza!
Il Re è stato avvertito, della presenza di questo ragazzo, non ha il sangue blu, ma il suo coraggio e la sua determinazione hanno fatto breccia.
“Che passi!” Urla il Re, magari così ci divertiremo un po’, pensa il capitano.
Finalmente Mario si trova faccia a faccia con Principi e nobili accorsi da tutto il paese.
Sono altezzosi e elegantissimi nei loro abiti scintillanti.
Parrucche ricchissime, pizzi e merletti, sete e broccati, scarpe lucide, la pelle bianchissima e trasparente, le mani di porcellana… il povero ragazzo guarda queste persone e poi si guarda:
povero me, pensa, ho messo il vestito buono, ed è uno straccio, i miei capelli sono di crine, le mie mani, grosse ruvide e callose le mie scarpe poi, scarponi da contadino, che vergogna!
Il suo pensiero è così intenso che non si è reso conto di pensare ad alta voce, vicino gli passa un vecchio, attira la sua attenzione lo chiama e gli dice: Ragazzo mio, non ti devi vergognare, MAI, ricorda la volontà e il lavoro non devono mai avvilire anzi devono farti sentire fiero e forte. Non dimenticarlo mai!”
Mario lo guarda negli occhi, sono gli stessi occhi del vecchio, quello incontrato al paese, incredulo gli chiede: “ma sei proprio tu?”
“Certamente” risponde il vecchio, “ti aspettavo, sapevo che non avresti resistito al mio consiglio, bravo!”
Sorride, Mario. E’ felice tutto sta andando per il meglio, tra poco dirà la composizione del tamburo, si prenderà la principessa e tornerà a casa!
Ma si sa, non sempre le cose sono facili come sembrano!
Varcata la porta del castello, il nostro ragazzo si trova al cospetto del RE, è lontanissimo, dalla parte opposta di un salone immenso, seduto su un trono tutto d’oro. La sua fierezza e la sua imponenza fanno sì che Mario si senta piccolino. E’ una cosa studiata ad arte, chiunque entri nella reggia si deve sentire così vulnerabile da provare timore al cospetto del regnante.
Il soffitto è sorretto da imponenti colonne di marmo, sono decorate con splendidi basso-rilievi, rappresentano fiori dalla forma sconosciuta, il soffitto e decorato a cassettoni, ciascuno dei quali mostra un decoro diverso. Alle pareti superbi stucchi, sfumature di colori e contorni dorati, fiori incorniciano le finestre e le porte. E’ tutto così grandioso, se il Re sapesse com’è la residenza del pretendete della sua Fiorellino, sicuramente andrebbe su tutte le furia, ma non lo sa, almeno per ora!!!
“Dunque, tu vorresti partecipare al bando, sapresti indovinare la composizione del tamburo reale?” La voce del Sire risuona nell’aria come un tuono, Mario ha un sobbalzo, è ancora attratto dalla magnificenza del salone.
Timidamente risponde: “Si, vostra altezza, ma non cerco di indovinare poiché la conosco!”
“Bene, benissimo, allora sarai accompagnato nelle tue stanze, sei ospite del castello, puoi riposare e sistemarti, stasera la cena sarà servita qui alle 19 in punto. Domani mattina ci ritroveremo tutti insieme e si aprirà il bando.”
Ospite del castello? Mario non crede a quello che ha appena sentito. E come faccio a sistemarmi, pensa, tutto quello che ho lo indosso, mentre pensa scoraggiato ecco di nuovo al suo fianco il vecchio.
“Questo è per te.” Il ragazzo guarda e vede l’anziano porgergli una sacca. E’ confuso.
Arrivato nelle stanze messe a sua disposizione, incuriosito apre la sacca, al suo interno si trova un abito nuovo, scarpe lucidissime e un cappello, che meraviglia!
Riposato, lavato e vestito si reca nel salone per la cena.
IL SALONE DELLE FESTE
Entrato nel salone dove tutto è pronto per la cena, Mario non crede a ciò che vede.
Pavimenti di marmo pregiato, drappi di broccato alle finestre, lampadari finemente decorati sorreggono centinaia di candele la cui luce illumina tutto l’ambiente. Quadri enormi alle pareti, raffigurano il Re durante le battute di caccia, la Regina, bellissima e severa e… un superbo ritratto della principessa Fiorellino. Il cuore del ragazzo batte forte alla vista della sua futura sposa. E’ bellissima e dolcissima, pensa con gli occhi pieni d’amore.
Il salone è già affollato, una marea di principi, duchi, marchesi e nobili vari, non sembrano molto educati, sì hanno dei gesti altezzosi, ma non è certo il tipo di educazione che è stata impartita al nostro giovane.
“La cena è servita!” grida un maggiordomo. Tutti si siedono intorno a un tavolo enorme, il Re capotavola, di fronte alla fine del tavolo la regina, tutti i pretendenti, sembrano tranquilli ma si sparerebbero volentieri, se solo potessero!
Mario si sente un pulcino, sembra che nessuno lo abbia notato, tutti parlano di cose difficili, di luoghi misteriosi, di strategie politiche. Povero me, pensa, se mi dovessero fare una domanda cosa potrei mai rispondere?
In quell’istante sente la voce della regina che lo chiama, si volta verso di lei imbarazzato: “sì maestà, mi dica” è tutto quello che riesce a farfugliare.
La regina lo guarda divertita, e gli chiede di cosa si occupa nella vita.
Ora Mario in una frazione di secondo deve cercare di rispondere, non può certo dire che lavora come una bestia nei campi, però non può neanche mentire. Gli viene di aiuto la sua saggezza contadina: “mi occupo di giardinaggio, è la mia passione, la mia grande tenuta è circondata da molte terre, il mio fiore preferito è la rosa.”
La regina lo guarda con ammirazione, quindi replica: “non ho mai conosciuto nessuno con i vostri interessi, vede la maggior parte di noi, il giardino non lo vede neanche, è naturale che ci sia, è molto bello invece sentire che un giovane abbia la sensibilità di notare un fiore! Complimenti.”
E’ fatta, pensa il giovane, sono riuscito a restare a galla!
Ma il Re a sua volta lo interroga sulla situazione politica.
I poveri contadini maltrattati e umiliati, spremuti come limoni dall’aristocrazia insaziabile, come vorrebbe dire ciò che pensa, ma non si può, si morde le labbra pensando a Fiorellino e se ne esce con queste parole: “Bisognerebbe cercare di far lavorare meglio i contadini, il loro lavoro è quello che Vi mantiene, ho fatto un viaggio nelle campagne, recentemente, ho notato tanta fame e miseria, se Voi ammazzate i contadini non potrete più far loro pagare le imposte, quindi penso che andrebbero aiutati, così Vostra eccellenza potrà chiedere sempre le tasse, che ripeto è giusto che paghino”
“Che sfrontatezza” ma non è il Sire che pronuncia queste parole, ma un semplice duca.
Il Re lo ammonisce: “Silenzio, il nostro giovane ha detto una cosa giusta, ammiro il vostro coraggio e la vostra schiettezza”
Asciugandosi con disinvoltura un rivolo di sudore che gli scende dalla fronte, Mario respira profondamente: è andata meglio del previsto, pensa.
La cena è sublime, certi gusti e certi odori, mai sentiti dal nostro giovanotto, gli fanno pensare, con molta pena, alla pasta&fagioli della mamma, la stessa tutti i giorni dell’anno.
Le portate si susseguono, carne di qualsiasi bestia, alcune sconosciute, frutti dai sapori zuccherini e polposi, dolci elaborati e succulenti. Che al mondo ci fosse tanto bendi dio per Mario è una sorpresa, una piacevole sorpresa!!!
Finalmente la cena finisce. Tutti si ritirano nelle loro stanze.
Mario va a trovare i suoi amici, loro hanno cenato insieme alla servitù. “Allora domani è il grande giorno! Ci siamo quasi” dice loro tutto elettrizzato.
“Non credere che sia una cosa facile” lo avverte il lanciatore. “Il Re non sarà per niente contento quando saprà la verità!”
“Si, ne sono sicuro, ma conto sul vostro aiuto”
E’ L’ORA DEL BANDO
La mattinata passa velocemente, sono quasi tutti riuniti nel salone, è stato portato il tamburo.
I servi lo posizionano al centro del salone, davanti al trono reale.
I pretendenti passando davanti a esso possono ammirarlo e cercare di capirne la composizione.
Alcuni sono molto vecchi, la principessa si stringe alla regina, certo per lei è un bel dramma: e se fosse uno di quei vecchi a indovinare? Sarebbe una tragedia, pensa Fiorellino!
Ognuno che passa cerca gli elementi più assurdi, corteccia di sandalo, crine di cavallo, pelle di gallina, la fantasia si scatena… ma ahimè senza risultato.
Essendosi iscritto solo il giorno prima, Mario è l’ultimo, l’adrenalina nel suo sangue è al massimo.
Non sta più nella pelle, continua a ripetere: pelle di pidocchio e fusto di finocchio. Lo ripete nella sua mente, non vuole certo farsi sentire.
Finalmente è il suo turno, prima di parlare guarda la principessa dritto negli occhi, lei arrossisce e abbassa lo sguardo, è proprio carina, pensa il ragazzo!
Dritto e sicuro di sé, davanti al Re e alla famiglia reale, alza voce scandendo bene le parole:
“PELLE DI PIDOCCHIO E FUSTO DI FINOCCHIO.”
Il Sovrano non crede alle sue orecchie. Infatti aveva inventato quella formula perché la sua Fiorellino non si sposasse mai, la voleva per sempre vicino a lui! Ora è tutto finito, deve dare la sua piccolina a… a… questo individuo?
Ma il danno è stato fatto. “Complimenti, ragazzo mio, hai indovinato, domani si celebreranno le nozze. Che sia preparato il banchetto e che si chiami il reverendo.”
Ritirandosi nelle proprie stanze, la famiglia reale, lasciano il nostro giovane in balia dei servi che lo preparano per la cerimonia.
Quella notte il Re non riesce a dormire, è preoccupato, neanche Fiorellino dorme, ma lei non è preoccupata: è felice! Gli occhi di quel giovane le hanno scombussolato il sangue, non ha mai provato un’emozione così, la testa che sembra volare, il suo corpo leggero, e la sua anima così grande da poter contenere il mondo intero!!!
Finalmente è mattino, tutto è pronto. Gli amici di Mario sono stati allertati dal vecchio. Tutto sembra tranquillo. Arriva il reverendo, chiama i ragazzi, parla con loro e vede l’amore nei loro occhi, anche se non si sono mai visti prima!
Arriva il Re, la Regina e tutta la Corte. Il sovrano guarda bene il ragazzo, non è convinto, qualcosa non gli torna.
Chiamate le guardie fa arrestare il povero ragazzo, manda la Principessa nelle sue stanze, scaccia tutti gli invitati e non ascolta le ragioni di nessuno, neanche della regina sua consorte.
La principessa piange, la regina piange e Mario piange!!!
LA FUGA
Ma vi ricordate del vecchio che aveva allertato gli amici???
Dunque si riuniscono tutti: l’uomo dalle grandi orecchie, il bevitore, il raccoglitore di nebbia, il lanciatore, il mangiatore e il forzuto.
Studiano un piano d’azione.
Il forzuto da solo affronta tutte le guardie, fa saltare le porte della prigione, mette in salvo Mario. Poi torna al palazzo e rapisce Fiorellino, non c’è tempo per le spiegazioni.
Il raccoglitore di nebbia apre tutti i suoi sacchi, improvvisamente tutto il castello è avvolto da una coltre grigia e spessa, non si vede niente, è come se d’improvviso fosse scesa la notte. I soldati cercano di inseguire ma non sanno dove andare, si scontrano inciampano, sembrano ubriachi. Il Re che urla, la regina che piange (sempre), il reverendo che benedice tutto, (non si sa mai!!!), la principessa che cerca di liberarsi, insomma un macello, come si diceva una volta!
Comunque riescono a fuggire, hanno già fatto tanta strada e si credono al sicuro, ma d’improvviso l’uomo dalle grandi orecchie si mette a gridare: “siamo inseguiti, sento i cavalli che si avvicinano, sono molto veloci”.
Ecco che ora si scatenano il mangiatore e il bevitore e il lanciatore, come?
Allora, il bevitore si mette a fare la …pipì …ne fa così tanta che in poco tempo tutta la valle è allagata, con l’acqua alla gola i cavalli hanno paura e i soldati anche. Nello stesso momento il mangiatore comincia a fare aria e non solo! Praticamente tutta la valle è coperta , in poco tempo, di popò, terribile!!!
Il lanciatore comincia a tirare pietre. I soldati sono sommersi di pipì, popò e pietre, l’apocalisse!!!
Non possono fare altro che tornare indietro, certo devono accettare la punizione del Re, ormai furibondo, non vuole sentire ragioni, fa frustare i suoi soldati e si mette lui stesso all’inseguimento della sua adorata figliola, mentre la regina… piange!!!
Ma il suo inseguimento dura poco, anche lui deve ripiegare verso il castello, essendosi ricoperto a sua volta di tutte quelle orribili schifezze!
Intanto Fiorellino e Mario sono riusciti a vedersi, ora la principessa non piange più.
Ormai sono tranquilli, viaggiano verso il paese stringendosi per mano.
La nostra principessa è attratta dai panorami che scorrono davanti ai suoi occhi, è sempre vissuta in una prigione dorata, mai avrebbe immaginato che il mondo fosse così bello, che meraviglia, pensa mente il suo cuore batte sempre più forte.
RIENTRO AL PAESE
Come diceva De André: “Una notizia un po’ originale, non ha bisogno di alcun giornale…”
infatti, sono in vista del paese, ma c’è qualcosa di strano. Si sente nell’aria, si respira la gioia della festa.
Sarà che sono troppo felice, pensa Mario, sarà che sono troppo felice, pensa Fiorellino!
Sono ora alle porte del paese, li accoglie uno striscione: “BENTORNATO MARIO e BENVENUTA FIORELLINO”
Il ragazzo e la principessa si guardano increduli.
Tutto il paese sta aspettando. Al loro passaggio gridano a alta voce i loro nomi, lanciano fiori.
La via principale e tutta tappezzata di petali di rose.
Davanti alla chiesa si trovano: la mamma, il papà e il parroco… e anche il vecchio, me è cambiato, ora è vestito molto bene, sembra anche molto felice.
Si abbracciano e si stringono forte.
Celebrate le nozze, tutto il paese è stato testimone, baciata la sposa si recano tutti in piazza dove è stato preparato un magnifico banchetto.
Non è possibile, pensano i ragazzi, e rivolgendosi al vecchio lo interrogano.
“Cari sposi, cara Fiorellino e caro Mario, sono felice di annunciarvi che tutti miei averi sono vostri, vedete tanti anni fa, ebbi un figlio, ma dovetti andare in guerra, e non potendolo lasciare solo, mia moglie era morta di parto, lo affidai alle amorevoli cure di questa coppia. Sono fiero di vedere che hanno fatto di te un uomo! Adesso è arrivato il momento delle presentazioni: sono Bernardo, il cugino del Re, quindi voi due siete entrambi di sangue reale. Che sia chiamato il Sire, adesso può unirsi a noi per festeggiare.”
Ma i giovani sono scettici: perché tanta fatica e tante bugie, non sarebbe bastato che il ragazzo si presentasse come nobile al casello?
Leggendo il loro pensiero il vecchio risponde alla loro domanda: “volevo vedere il tuo coraggio, ragazzo mio, e la tua determinazione. Ti posso assicurare che sono fiero di te!”
EPILOGO
Questa bellissima storia mi è stata raccontata dal mio papà, penso che a lui sia stata raccontata dalla sua mamma ecc. ecc.
Mi piaceva molto quando partiva con il racconto, era bello seguire i suoi occhi e le sue mani, quando tutto preso dalla storia ne diventava parte vivente.
Dedico a lui, che mi ha voluto molto bene e a cui io ho voluto molto bene, la sua bellissima storia!
GRAZIE PAPA’
Sordini Patrizia
Cara Patrizia, le favole sanno sempre di buono ed insegnano cose giuste, se poi a raccontarle sono stati coloro che hanno cullato la nostra infanzia e ci hanno fatto crescere, beh, allora la favola mette addirittura le ali e ci fa tornare indietro e volare.
Molto bella e ben arrivata nel sito.
Sandra
che belle le fiabe in cui tutto ciò che è bene finisce bene…
a
ciaao a. ciao Sandra, mi ha commosso il tuo commento: grazie!
Patrizia