Non so se vi è mai capitato,
arrivati alla stazione,
di vedere il treno partire sotto i vostri occhi.
Ci si sente increduli, impotenti,
mentre la mente si riempie delle solite domande…
se non mi fossi attardato,
se fossi stato più svelto, se …
Ecco come mi sento io oggi,
ma quello che ho perso non è un treno qualunque.
È il treno della mia vita.
Quello che passa una volta,
che non si può, non si deve perdere.
E così mi affanno invano correndo verso la stazione successiva
nella speranza di vederlo rallentare,
di riuscire a salirci sopra.
Ma ad ogni stazione la storia si ripete;
il treno continua come sempre la sua corsa senza rallentare
ed io non ho abbastanza coraggio per afferrarlo al volo
e rischiare il tutto per tutto,
per scoprire se sia veramente il mio treno…
nel frattempo la vita continua a scivolare
come se nulla fosse accaduto.
Dio come odio la mia razionalitá!
che dirti?
quando ti leggo percepisco sempre il rammarico.
per ogni cosa: per ciò che avresti voluto essere e non sei stato, per ciò che avresti voluto avere e non hai avuto, per sentimenti che avresti voluto rivelare e non hai rivelato.
comunichi una gran insoddisfazione.
credo di capire che tu ti senta a metà.
il cosiddetto: vorrei, ma non posso.
oppure: potrei, ma non voglio.
un’ansia la tua, o meglio quella del poeta, che è sempre tangibile.
ma sei proprio convinto, o meglio, il poeta lo è, che rimescolate le carte, la nuova partita sarebbe vincente?
anch’io mi rendo conto che il tempo inesorabilmente passa, ma mi volto indietro e riconosco tutto ciò che è mio.
come si vive con un treno che continuamente si perde?
il tempo passa, ma vi è in ogni istante che trascorre una sua splendida ricchezza che mi fa apprezzare anche l’idea che non ce ne sia troppo davanti.
ma del resto chi mai ha fatto un patto col diavolo da sapere quanto gliene resta?
non capisco, ma ho seguito la diatriba a mio giudizio sterile dei giorni passati, se il tuo sia un grido di dolore o una richiesta inconscia di incoraggiamento a saltare il fosso.
ma, se può esserti di consiglio, ricorda che la quotidianità dà a ogni cosa un valore diverso da quello immaginato.
reciprocamente.
senza togliere il valore.
e, se può essere questo lo zuccherino finale, andare per mare a vela non è prova di grandissima razionalità.
di capacità, forse, ma di voglia di fuga senz’altro.
mi piace leggerti, perchè il poeta che ne emerge assomiglia molto ad un mio figlio che razionalmente amministra le finanze altrui e che irrazionalmente va regatando sentendosi un pirata.
ciao
anna
Questa tua bella poesia mi lascia un sapore agrodolce nel cuore. Mi trovo in una situazione esattamente speculare a quella che descrivi. Sono salita su quel treno, con un biglietto per due… e ad ogni stazione guardo fuori, nella speranza di vederlo comparire, pronto a sedersi accanto a me. Il treno ha anche rallentato, ho quasi litigato col controllore, ma non è servito a colmare la distanza tra la mia realtà e le sue paure.
Un caro saluto
Katia
Ciao, a volte é meglio lasciar passare il treno in corsa e rimanere in piedi sulla pensilina a riflettere, forse nella furia ci siamo dimenticati di qualcosa che non sembrava importante ed invece lo era. Personalmente sono poco razionale, ma non mi piace farmi male…
Complimenti al poeta.
sandra
Non odiare la tua razionalitá, forse ti salva da prendere treni sbagliati.
Tieni stretto tra le mani il tuo biglietto. Un giorno, metterai da parte la vocina che ti dice di non farlo, e salirai felice su quello che saprai essere il Tuo treno.
Auguri
Tilly
Sono d’accordo con Sandra. Ormai il treno è andato lascialo andare. Aspetterai il secondo e nel frattempo avrai capito che non esiste “l’occasione della vita unica e irripetibile”. Ciò che deve accadere succederà anche se prendi il “bus” o un “taxi”!
Raf
(x Anna)
Nessun consiglio, nessun suggerimento, sopratutto nessun rammarico.
Scrivo perché devo riuscire a liberare quello che ho dentro in questo periodo, sensazioni che non riesco a capire, tantomeno a controllare.
Sono una persona razionale, patologicamente razionale e percío indifesa di fronte a questi meravigliosi, sconvolgenti eventi irrazionali che, (fortunatamente?) mi sono capitati solo un paio di volte. E’ strano, ma masochisticamente mi auguro di non smettere di scrivere tanto presto. Qualche volta, contrariamente a quello che dice Sandra, avrei voglia di non rimanere a riflettere come al solito sulla pensilina e agire invece d’impulso, di non essere il solito razionale me stesso… Ma si sa, i geni non sono acqua.
Un grazie comuque a tutti per la lettura.
carissimo,
non fai che confermare ciò che pensavo.
se, come dici, scrivere può essere liberatorio, leggendoti, chiunque comprende che se l’adolescenza va accettata e vissuta nei suoi cambiamenti, anche le successive fasi della vita vanno accettate e vissute per quello che sono ed in questo sta la difficoltà del “poeta”, non forse tua, che è la lotta tra il sogno vagheggiato e la realtà dominante.
quanto al “rammarico”, se rileggi tutto ciò che scrivi, balza fuori dalle tue pagine come una chiara evidenza.
a meno che tu non stia barando e allora tanti complimenti al “poeta”.
comunque, mi spiace per te, ma mi diverte leggerti e non è spirito polemico quello che mi guida, ma la considerazione di come un coetaneo pensa ( anno più o meno non fa differenza con le moderne creme di bellezza!) e guarda alla vita, perchè offri suggerimenti alla riflessione, per esempio, su cosa significhi essere razionali, visto che di razionalità tanto si parla e poco se ne sa.
io non amo discutere in termini di pura e sola razionalità, perchè non a caso l’uomo è fatto anche di cuore e di istinto e chiunque potrebbe darmi la biada se mi privassi di queste due categorie.
non credo che la vita sia un problemino aritmetico di spesa-ricavo-guadagno,
preferisco tenere in conto il piano del coraggio e della coerenza e personalmente non amo i pavidi.
ma questa è un’altra cosa.
ti confermo che, per tutti i motivi che ho detto, la “poesia” che hai scritto mi piace.
ciao sempre.
anna
Voli bellissimi gli eventi sconvolgenti ed irrazionali, soprattutto in un’età fragile e forte come la nostra, hai detto che hai passato da poco i cinquant’anni, niente di più sano e bello che scriverli dando vita alla parole sulla carta.
Chi ha la capacità di farlo, é più fortunato di tanti altri.
A leggeri presto.
sandra
A me pare banale. Una considerazione abbastanza sterile. Piuttosto che discutere sul binomio razionalità-irrazionalità, io mi concentrerei maggiormente sul cercare forme più avvincenti per esprimere il proprio disagio. Ma sono opinioni mie.