Distraggono il silenzio gli umidi passi

che, nella serata novembrina

cercano invano la mia vecchia cantina.

D’un tratto l’insegna di luce m’appare

e i figuranti attaccano a cantare.

ed è subito chiacchiericcio, tumulto di bicchieri

è odor d’uomo, è vita per non pensar a ieri.

Al bancone mi s’offre la cameriera slava

prosperoso incanto che nel mio cuore aggrava

il ricordo sì dolce e beffardo

come il suo neo che rapisce il mio sguardo.

Bevo con diletto il mio ramato bicchiere

pago e verso la soglia già iniziano a spegnersi le voci straniere.

L’incanto è ormai svanito

e il quartiere, di doloroso silenzio,  è impietrito.

Rimango io, con l’odor del primo pane,

accompagnato dai fantasmi delle vecchie puttane,

che tra queste mura diedero rifugio

al loro falso amore, col nobile pertugio.

Accendo il carro e do luce alla sera,

sperando che ogni ombra sia il mio amor che ormai lontan dispera.

Deluso, ma caldo di spirito, entro nella coltre, colma della città

anch’essa piena di miseria e assai poca nobiltà.

 

5 pensiero su “Una sera”
  1. divertente quella considerazione di auto identificazione: “suo malgrado vivente”…
    mi pare che i piaceri della vita ti piacciano.
    …e a volte si vive anche solo per dimenticare…
    mio malgrado ho apprezzato questo racconto d’antan, di osteria e di uomo vissuto, deluso e maledetto che trascina porta altrove la sua sbornia triste.
    anna

  2. La lettura di questa poesia è molto piacevole… è semplice e ben scritta.

  3. grazie rita (ls).
    “è semplice e ben scritta” è un grande complimento.
    Si prova ad esser poeti perché vivere sembra maledettamente più difficile.
    ciao e ancora grazie

  4. La poesia è tutta preziosamente ben scritta già nel “chicchiericcio” iniziale, già si preannuncia il frastuono e il rumore della serata; nel seguito è tutto realisticamente inteso e anche immaginato, una danza acrobatica di personaggi e figuranti.

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