Cade sui campi a sud dell’antico S. Fiorano

e verso occidente pure gli occhi riempie il vello arcano.

E’ sera inoltrata e dov’altro lo sguardo si posa

lo si puol sol intuire da qualche guizzo di rosa.

Il suono di feltro è il silenzio soave della malinconia

che, al cuore afflitto e grave, è così dolce compagnia.

Par tutto che riaffiori e parimenti sottile

appare come la coltre dei nostri cuori.

Non c’è astio in quest’urna, piena di vita

fino al bianco tormento di neve riempita.

Ciascuno la scuote a proprio piacimento

illuso che il reale sia proprio quel tormento.

Nulla governiamo in questo piccolo mondo

nulla ne sappiamo, di ciò che può star al di là del grande vetro tondo.

Sappiamo amare è vero.

Sappiamo soffrire è vero.

Sappiamo pur morire dopo il viver poco fiero.

Ma il perchè, il quando, il come, non è di questo mondo,

forse, chissà, è al di là di quel grande vetro tondo.

 

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