(Dalle Favole di Sandra e Michele)

La campagna di Winkl è bellissima. Verdi colline, grandi filari di viti, ulivi, piante botaniche e ordine, pulizia, profumo di fiori. La periferia è un po’ più a boscaglia, ma ugualmente ben curata, ricca di pini e fiori colorati di campagna.

Non tutti amano stare in compagnia, c’è anche chi preferisce starsene in disparte ed ha fatto della solitudine la sua compagna. Giorgione, un burbero calabrone, è uno di questi. La sua dimora è esattamente come lui: triste, buia e solitaria, però sempre in ordine e piena di provviste.

Sì, perché Giorgione, non è certo un fannullone, lavora sempre sodo, cerca di accumulare più provviste possibili, non è avanti con gli anni eppure pensa al cibo come ad una medicina. Non parla mai con nessuno, d’altra parte in zona non c’è una grande scelta, anche volendo…, a parte Camilla, la cicala canterina che, mamma mia, certi giorni sembra un’indemoniata dal modo in cui canta senza tregua sul grande albero.

Giorgione non ha mai capito lo spreco di quella voce, né d’altra parte, come si procurasse il cibo, visto che era sempre sull’albero a far confusone. Comunque, a scanso di equivoci, non l’ha mai neppure salutata.

Troppo sciocca.

Eppure, anche se canterina, Camilla, non ama neanche lei la compagnia e da sempre se ne sta isolata dal villaggio sul vecchio albero sempre verde.

Giorgione abbandonò il villaggio molti anni fa… troppo caotico, con tutte quelle formiche operose… Le loro zampette erano ovunque, avevano costruito tutto loro, case, botteghe, strade, erano in affari con tutti; addirittura il Sindaco del villaggio, il formicone Zampy, onesto, leale e giusto, era una formica.

Ogni giorno della sua vita si svolge sempre tranquillamente, con le cose da fare di sempre, finché un giorno, un insolito ticchettio alla porta della casetta di Giorgione sconvolge la sua quiete facendolo brontolare a voce alta:

Giorgione: -Non c’è rispetto per chi desidera stare in solitudine, chi sarà?-

Si decide a aprire la porta e con grande stupore vede una giovane pulce sconosciuta.

Giorgione: -E tu chi sei?-

Pulce: -Ciao, sono Cino, ho bisogno di aiuto. Vengo dal villaggio, ho combinato un pasticcio notevole, temo…, ho perduto un violino importante; mi era stato affidato ed ora le formiche che si erano fidate di me, mi stanno cercando per portarmi dal Sindaco e farmi avere una punizione esemplare a causa della mia inaffidabilità.-

Giorgione: -Scusa, ma non capisco che cosa vuoi da me, che centro io col tuo violino?-

Cino: -Aiutami, ti prego, l’ho perso lungo il ruscello, proprio dietro casa tua. Aiutami a trovarlo, tu conosci bene la zona, se mi aiuterai te ne sarò grato, farò qualsiasi cosa per te. Sono nei guai, ti dico…-

Così dicendo la piccola pulce non sta ferma per niente e saltella qua e là infastidendo alquanto il serioso Giorgione.

Giorgione: -Io non ho bisogno di niente e non voglio mettermi nei guai con questo violino, comunque, siccome non ti sopporto più, ti darò una mano a cercarlo, prima lo troviamo, e prima te ne andrai.-

Camminando lungo il fiume Giorgione ne ammira il panorama, proprio come se fosse la prima volta, il sole penetra dentro gli alberi, rendendoli d’oro, il ruscello invece sembra argentato e lo scorrere dell’acqua sembra una dolce musica, l’erba è ancora leggermente bagnata dalla rugiada della mattina, alcuni scoiattoli saltellano da un albero all’altro, piccole margherite fanno compagnia a fiorellini gialli e celesti, comunemente chiamati “gli occhi della Madonna” per il loro colore celeste chiaro. Giorgione ascolta distratto i discorsi logorroici della piccola pulce, che distratta dalla sua preoccupazione, manifesta in pieno il suo carattere allegro e ridanciano. Giorgione è contagiato da questa allegria, perché se la solitudine semplifica la vita, è anche vero che lascia dentro un gran vuoto e l’amicizia quel vuoto lo sa riempire.

Fra i suoi tanti discorsi Cino spiega a Giorgione di essere un musicista alquanto apprezzato nel villaggio, ma ammette di essere anche un godereccio, nel senso che con i suoi amici ama fare baldoria la sera e tirare tardi divertendosi con loro. Questo violino è un cimelio storico, famoso ed è pure tutto d’oro, un pezzo particolare, affidato a Cino proprio per la propria bravura come musicista, senza tenere in conto il fatto che è un disastro quanto a precisione, puntualità e affidabilità. Nella baldoria notturna fra risate e musica lo sbadato Cino si era dimenticato il violino da qualche parte. Inutile dire che al villaggio di Winkl, era bastato vedere Cino impacciato e inquieto per afferrare l’idea che il violino fosse stato dimenticato da qualche parte e così i tirapiedi del Sindaco lo cercavano per una punizione esemplare.

I due arrivano lungo il ciglio del fiume e si mettono a cercarlo ovunque saltellando e setacciando da tutte le parti, ma il violino sembra volato via, probabilmente finito dentro e chissà che bagno aveva fatto…

Cino: -Come farò…, che giustificazione posso trovare, mi puniranno, che guaio, ho perso lo strumento più famoso del villaggio…-

Giorgione: -Te la sei cercata, piuttosto che suonare e fare sempre festa, vedi di crescere, fai un lavoro serio, e diventerai affidabile.-

Cino: -Dovrei assomigliare a te, dunque…, triste, solitario e arrabbiato senza neppure sapere con chi, visto che nessuno al villaggio ti ha fatto del male…; è vero, io sono stato sbadato e verrò punito, dovrei fare meno feste ed essere più produttivo, però a te che cosa ti costa parlare con qualcuno?-

Giorgione: -Io sono felice così, lavoro, ho tutte le mie provviste, non chiedo niente a nessuno e non mi manca niente.-

Cino: -Non ci credo che la solitudine non ti pesi, e tutte le tue provviste poi, non hai nessuno con cui dividerle…-

La giornata diventa troppo intensa, caotica e sconvolgente per Giorgine che si limita a dire: -Trovati da solo questo violino, mi hai stufato, io mi occupo di cose più importanti, e soprattutto non mi cercare mai più preferisco la solitudine, ormai ci sono abituato.-

La pulce non ha nemmeno il tempo di rispondere che vede Giorgione perdersi fra le foglie alte del fiume in direzione della sua abitazione.

Cino continua a cercare da solo fino a notte fonda, dopo di che, si addormenta al riparo di una margherita. All’alba si sveglia e facendosi coraggio s’incammina andando incontro al proprio amaro destino.

Giorgione al ritorno nella sua dimora trova ad attenderlo Camilla, la cicala canterina e subito pensa che quello deve essere il suo giorno sfortunato: un’altra con cui chiacchierare!

Camilla: -Stavate cercando questo? Vi ho sentito parlare…-

Giorgione vede il violino d’oro. E’ talmente bello e unico…, impossibile non rendersene conto…

Giorgione: -Lo abbiamo cercato ovunque, la pulce ormai sarà già stata punita…, ci teneva tanto a ritrovarlo…-

Camilla: -Anch’io ci tenevo. E’ una vecchia storia: una volta questo violino era mio. Tanto tempo fa non ero sola come te, avevo un bel seguito di amici con la mia voce e il suono del violino. Poi… il caso ha voluto che diventassi proprio come te. Solo!-

Insieme decidono di dirigersi verso il villaggio sperando di aiutare Cino che nel frattempo si è nascosto non sapendo se affrontare il giudizio o cercare una scusa passabile per giustificarsi.

Giunti al villaggio vi trovano una gran confusione, sono tutti in piazza a parlare della scomparsa di Cino e del violino, nessuno presta attenzione a Giorgione e Camilla che invano cercano di farsi ascoltare, finché Camilla prende coraggio ed inizia con grazia e maestria a suonare lo strumento tanto da zittire in un batter d’occhio tutta la folla diffondendo nell’aria le sonorità della musica vera.

Il Sindaco riconosce immediatamente quella musica unica e mai dimenticata, perché le vicende della vita a volte dividono, come separano le incomprensioni, le differenze di vedute, ma basta un niente per far riaffiorare le cose belle che sono state condivise e siccome la gioia è veramente grande nessuno pensò più a quello sbadato di Cino che si era perso il violino.

Anche la pulce esce dal suo nascondiglio udendo la melodia, ritenendosi salvo e desidera conoscere la musicista così brava, e vede la cicala Camilla che abbraccia il Sindaco.

Camilla: -Vedo che hai fatto strada, sei diventato il sindaco di Winkl, hai lavorato tanto…, te lo meriti, io invece ho dovuto vendere il mio violino, ho sperperato tutto e sono finita sola…, ma del resto, ognuno ha ciò che si merita.-

Sindaco: -Camilla, nessuno ti priverà della tua arte; io sono felice della carriera che ho fatto, ma ho il grosso rimpianto di non averti aiutata quando avevi bisogno, di non averti fatto capire e di averti lasciata ai tuoi giochi senza fare nulla. Adesso però possiamo rimediare…-

Camilla: -Allora perdona subito Cino, mi ricorda qualcuno…possiamo lavorare insieme per migliorarlo e renderlo bravo e attento. Anche Giorgione poi avrebbe bisogno d’aiuto. Dovresti invitarlo a stare nel villaggio e non isolato come ha fatto fino adesso. E’ bravo, sa fare tante cose, ti sarà senz’altro utile, ha solo bisogno di essere incoraggiato ad uscire dal suo guscio, e partecipare alla comunità. E’ ancora giovane, potreste aver bisogno di uno in gamba come lui, ma anche lui ha bisogno di voi.-

E intanto, Cino è felice di aver saltato la punizione e vorrebbe suonare il violino assieme a Camilla. Spera che la cicala sarà disponibile anche ad insegnargli qualcosa di più. Quel violino sarà suonato da loro due e non rimarrà famoso solo perché è d’oro…

Ci sono cose che s’imparano velocemente, per altre invece ci vuole del tempo, forse troppo. Occorre sbagliare, soffrire, arrabbiarsi, ma alla fine l’importante è ritrovarsi, amarsi e potersi aiutare, questo succede nel mondo degli animali, ma vale anche per gli esseri umani. Nessuno è nato per stare da solo e l’amicizia, quella vera, ha un abbraccio caldo che quasi per incanto fa dimenticare quello che nel passato non c’è piaciuto.

 

4 pensiero su “Un violino in due”
  1. Sempre belle queste favole che riscoprono i valori della vita ed insegnano ai bambini (e non solo a loro) con parole semplici a riconoscere il senso del nostro agire.
    Anch’io credo che nessuno sia nato per stare solo.
    Il farlo nasconde tristezza, dolore, mancanza di generosità verso chi ci sta vicino e senz’altro la grande superbia di sentirci unici e irraggiungibili, ma nella realtà non è vero.
    Bentornato, Michele!
    Sandra e Michele, bello il vostro sodalizio!
    Bravi.
    con simpatia.
    anna

  2. E’ vero la solitudine è brutta! Dovremmo sempre circondarci d’amici.
    Ciao.

  3. Grazie per i complimenti, lo dico anche per sandra…!
    Oltre che di amicizia… la storia parla, proporzionando il tutto ad un racconto per i piu piccoli, anche della cosidetta “SOLIDARIETA’ SOCIALE”.
    La comunità, qualsiasi sia, ha il DOVERE di non far sentire mai nessuno SOLO.

  4. Tante grazie per la lettura. La solitudine crea tristezza e non trasmette niente. La gente ha bisogno di parlare, comunicare e come giustamente dice Michele, necessita di solidarietà, parola forse poco in uso in questo secolo, eppure, lo dico per tutti coloro che non l’hanno incontrata o che non sono capaci di farla venire fuori, dà molto calore e aiuta a superare grossi ostacoli. Io sono fiorentina e nel secolo scorso senza la solidarietà saremmo rimasti a lungo nella mota. Dovrebbe essere il profumo dell’aria.
    Ciao a tutti.
    Sandra

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