LA RICOSTRUZIONE MNEMONICA DELL’ANDROIDE NELL’ERA IN CUI GLI AUTOBUS NON CAMMINERANNO PIU’ SULLA STRADA

Modello H223Z Come finì? Oh, un disastro su tutti i fronti… Non solo non azzeccai un Microcontroller, ma presi anche una bella febbre protoplasmica con i fiocchi, di quelle che ti fanno sentire un quantum scorporato dalla propria grandezza, tanto per intenderci. In più: occhiataccie, cyberporte sbattute in faccia e un pizzico di tecnonevrosi proveniente dalle bastarde radure di Eskaron. Ero in quello stato che boh? Ti senti rinchiuso nell’Incubator, privo di aria astrale, tipo quelle situazioni che bisogna inventarsi qualcosa per ristabilire la massima autosufficienza funzionale, altrimenti il giorno dopo ci si sveglia senza alcun rispetto per il proprio circuito integrato anzi ingrato. Ed è allora che mi ricordai di questo posto da Oscilloscopi, sembrava un’area di sosta spaziale che conoscevano tutti perché se ne parlava in provincia degli astroporti.
Si diceva fossero tutti quei cessi a microonde che mandavano all’aria ogni mia pisciata d’olio. Allora quando feci rientrare l’Iperconico me ne andai verso il Nord con ancora l’incazzatura, le bolle di Metano in testa e un pizzico di Biocorpo, con il mezzo volante fabbricazione NEXUS 6 che faceva tutti i suoi vecchi cicli Otto senza perdere un colpo e quando mi ritrovai sulla cima del gran palazzo di Smalto ebbi un fremito.
Ero finito nella più grande officina dell’universo, immobile vi entrai, mi smontarono e fu l’inizio di una nuova vita per me, ero diventato un Autobus.

2 pensiero su “La ricostruzione mnemonica dell’androide”
  1. Ben scritto da chi è probabilmente un appassionato del genere, viste le innumerevoli citazioni, riconducibili alla fantascienza d’autore.

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